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 2010  aprile 09 Venerdì calendario

STANGATINA DI MEZZAESTATE

Il ministero dell’Economia sta preparando una manovra di circa 5 miliardi di euro da varare all’inizio dell’estate. Lo hanno rivelato fonti dei gruppi di maggioranza attribuendo l’annuncio allo stesso Silvio Berlusconi. Giulio Tremonti non ha
smentito la manovra in sé, ma sostiene che si tratti di un equivoco: non si tratterebbe di una correzione sui conti 2010, ma del varo anticipato della finanziaria 2011 che con la sua riforma questo anno verrà varata nel mese di luglio Fra l’una e l’altra versione cambia la partenza della stangata: giugno o luglio, ma la differenza non sarebbe abissale. Tremonti non fa cifre, ma spiega che c’è necessità di una correzione dei conti pubblici 2011 dello 0,5% del Pil. Tradotto in soldoni significa 7,5 miliardi di euro entro la fine dell’anno prossimo. Comunque sia, la griglia dei provvedimenti già circola al ministero dell’Economia, con interventi di taglio alla spesa pubblica ma anche con bozze di nuovi provvedimenti fiscali. Tasse, insomma. Non dovrebbero riguardare la generalità dei contribuenti, ma solo alcune categorie considerate privilegiate. Non ci sono conferme ufficiali, ma circola la possibilità di una riedizione della Robin tax che nel 2008 colpì banche e imprese petrolifere, due categorie non particolarmente popolari. La correzione dei conti pubblici è necessaria, perché si stanno stringendo i parametri di Maastricht dopo l’allentamento concesso dall’Unione europea nel momento più duro della crisi. E l’Italia non naviga in acque particolarmente tranquille. Fra qualche giorno verrà pubblicato il World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, ma sono già circolate le fotografie fatte all’economia italiana: una crescita 2010 dello 0,8%, inferiore quindi alle ultime previsioni fatte dal governo di Roma. L’Fmi non nasconderà le sue paure di un contagio del malanno greco anche alle economie considerate più deboli: Irlanda, Portogallo, Italia e Spagna. E chiederà che le politiche fiscali correggano la rotta naturale già nel 2010. Un buon movente per far scattare già nella seconda parte dell’anno l’effetto della finanziaria 2011, anche se non la si vuole chiamare manovra correttiva. Tanto più che secondo autorevoli indiscrezioni che vengono dal ministero dell’Economia, qualche tensione sulle entrate si sta avvertendo e il salvagente della proroga dello scudo fiscale non avrebbe più dato gli effetti sperati: mancherebbero così le risorse necessarie a
finanziarie per tutti i restanti mesi 2010 la spesa corrente, anche su voci delicate come quelle delle missioni di pace.
Tremonti deve fare i conti con i guardiani internazionali dei conti pubblici (Fmi e Ue) e dall’altra anche con il capo del suo governo, che pretende l’inserimento almeno nella legge finanziaria per il 2011 di qualche elemento di riforma della macchina fiscale e di allentamento della relativa pressione. Insomma, per fare scendere qualche aliquota o eliminare qualche balzello, bisognerebbe allargare quella stangata portandola su altre voci che non sembrino dirette. Il ministro dell’Economia è assai cauto, e d’altra parte non sembra che l’idea di tirare la stessa coperta un po’ di qua e un po’ di là possa servire alla bisogna. Se ne renderanno conto i sindaci dei comuni lombardi che ieri hanno portato in piazza a Milano la loro protesta restituendo al prefetto le loro fasce tricolori. Non chiedono la luna, ma di potere utilizzare i residui di bilancio del 2009 essendo in gran parte comuni virtuosi. Il Tesoro risponderà che hanno ragione e che la richiesta è comprensibile. Ma non si può esaudirla, perché se si concede lì non si può più mantenere l’equilibrio del patto di stabilità generale, e pace se con il loro sacrificio si copriranno i buchi dei comuni del sud.
Tutto spiegabile e comprensibile, un po’ meno dopo avere proposto il federalismo fiscale. Ma così i conti pubblici italiani dormiranno più o meno tranquilli con stangatine che orme non lasciano in una ordinaria amministrazione assai distante dalle promesse elettorali. Se è questa la strada, inutile dire ”poi faremo”. Se la rivoluzione fiscale non entra nella finanziaria 2011, per questa legislatura è archiviata. E allora bisogna trovare coraggio. O il coraggio di scommettere anche su una crescita legata all’abbassamento della pressione fiscale. O il coraggio che il premier deve trovare di parlare ora agli italiani e spiegare che il suo governo non realizzerà tutta la parte di programma economico che resta. E che in eredità dopo cinque anni di esecutivo Berlusconi resterà per tutti il fisco di Visco.