FABIO SINDICI, La Stampa 8/4/2010, pagina 33, 8 aprile 2010
CENERENTOLA RINASCE CON INTERNET
Prima di approdare alla corte dei cartoni di Walt Disney, Cenerentola ha viaggiato a lungo, per i continenti e i millenni, uno dei vagabondaggi più incredibili della storia dell’umanità. Dalla Grecia arcaica - forse dall’Egitto - per la via della Seta, fino alla Cina, dove appare, intorno all’anno mille, la prima versione scritta e completa della favola. è la storia di Yeh-Shen, la fanciulla con i piedi più piccoli del regno - segno di bellezza secondo i cinesi - gli unici capaci di calzare l’inconfondibile scarpetta. La ragazza sfortunata, che ribalta la sua sorte grazie a un intervento magico, torna in occidente solo secoli più tardi: nel Cunto de li cunti di Giambattista Basile, all’inizio del 1600, per poi trovare la celebrità definitiva nelle fiabe di Charles Perrault.
Cenerentola è la più ecumenica delle favole: se ne conoscono trecento versioni diverse, e si ritrova nelle tradizioni di paesi e culture lontanissime tra loro. Le fiabe sono viaggiatrici: portate dal passaparola dei mercanti e nelle valigie degli emigranti. Oggi, con agilità da adolescenti dell’era digitale, si spostano su Internet. Sulla rete, quelle celebri risalgono alle loro origini oscure e meno conosciute, quelle perdute ritrovano la luce. Da Andersen a ritroso fino al Pancatranta, raccolta di fiabe indiane del terzo secolo. E ne nascono di nuove, nella ragnatela telematica. Esistono siti e forum di discussione impegnati nella catalogazione delle favole, come il Fairy tales database, creato dallo studioso Lewis Seifert, alla Brown University, uno degli atenei della Ivy League americana. Altri che si dedicano all’analisi e all’origine delle favole e dei racconti del folklore provenienti da tradizioni diverse, come Sur la lune fairy tales. Altri ancora che funzionano come arche digitali, e trasportano un composito zoo dell’immaginazione verso il futuro.
Qualche tempo fa, proprio dal web è partita la ricerca alla «madre di tutte le fiabe», il racconto archetipo che avrebbe generato il mondo fantastico abitato da fate, elfi, orchi, folletti e bambini perduti. Secondo molti studiosi, il motivo più antico è quello della ricerca di un oggetto o di un personaggio simbolico, sulla cui scia si troverebbe anche il mito dei cavalieri della Tavola Rotonda e del Santo Graal. Apparterebbe a questa tipologia l’egiziana Storia di due fratelli, considerata la favola più antica del mondo. «Per quello che sappiamo, le favole hanno sempre accompagnato l’umanità, è una delle forme più spontanee di racconto. In questa ottica, non ha senso cercare la prima favola, sono interessanti piuttosto le ramificazioni. Ci sono tracce delle favole nei miti, con i quali spesso si confondono, e nei grandi poemi epici. Fino al cinema e a Internet, appunto. Ma non è stata la rete a dare linfa nuova alle favole, sono queste che vi hanno trovato un ambiente congeniale» spiega Lewis Seifert, esperto dei rapporti tra favola e letteratura e autore di saggi sulla sessualità nelle favole.
Se applicassimo le leggi di Darwin alle favole, queste risulterebbero la specie letteraria più svelta nell’adattamento, e nella sopravvivenza. Le prime favole scritte non sembrano destinate all’intrattenimento dell’infanzia. Le storie nelle raccolte del napoletano Basile, del veneziano Giovanni Straparola, del francese Perrault, hanno lati assai crudi. Oggi, un garante per l’infanzia ci metterebbe il bollino rosso, in televisione. «In effetti, la Bella Addormentata viene stuprata mentre dorme. Il padre di "pelle d’asino" è incestuoso. Cenerentola è un’assassina» scrive la bibliotecaria Heidi Heiner sul sito Sur la lune. Ma non sono mai racconti dell’orrore, neppure quando sono rivisitate dalla penna pericolosa di scrittrici come Angela Carter. «Oggi c’è un nuovo, e in parte inedito, interesse del mondo accademico per le favole come campo di studio. E un rinnovato interesse dei lettori. I siti che spuntano su Internet ne sono il riflesso. Il punto è che le favole si basano su tecniche narrative che oggi attraggono molti autori post-moderni, come l’intreccio combinatorio. Ecco perché scrittori come Italo Calvino, Angela Carter e Robert Coover si sono interessati alle favole» sostiene Nancy Canepa, studiosa di fiabe italiane e francesi. Internet si addice alle fiabe: orchi e fate di finzione sono già metafora sul web. Basta che il principe non si metta a cercare Cenerentola su Facebook. Non sarebbe facile per lui: sulla rete delle amicizie, ce ne sono centinaia con il nome della protagonista della più multiculturale delle favole.