ENRICO FRANCESCHINI , la Repubblica 8/4/2010 JOHN LLOYD, la Repubblica 8/4/2010, 8 aprile 2010
2 ARTICOLI - LOTTA DI CLASSE A DOWINING STREET 1
Che cosa volete fare da grandi? «Il primo ministro, of course», rispondono in coro i ragazzi in frac, biondi, belli, dinoccolati, con i libri sottobraccio e l´aria di chi è pronto a conquistare il mondo, per poi scoppiare a ridere tutti insieme. Ma non è una battuta. Diciotto primi ministri britannici sono usciti dalle aule di Eton College, la scuola privata più famosa della Terra, e potrebbero presto diventare diciannove se David Cameron, leader del partito conservatore, vincerà le elezioni del 6 maggio prossimo. Questo liceo rigorosamente maschile, fondato nel 1440 da Enrico VI sulla riva del Tamigi (dall´altra parte del fiume sorge il castello di Windsor), a una trentina di chilometri da Londra, è da secoli la fucina della classe dirigente nazionale e internazionale.
Non soltanto premier, ma anche re (incluso il principe William, secondo in linea per il trono di Elisabetta), statisti, diplomatici, capitani d´industria, oltre a scrittori, scienziati, intellettuali di fama, hanno studiato sui suoi banchi, dando a Cameron l´aria di un predestinato. Senonché, a un mese dal voto, la sua campagna elettorale perde colpi, il laburista Gordon Brown recupera consensi e una ragione del declino di Cameron sembra essere proprio la sua alma mater, il marchio di fabbrica di Eton. La Gran Bretagna del ventunesimo secolo, si chiedono elettori e commentatori, può essere ancora guidata da un leader che porta stampato addosso il privilegio, l´elitarismo, il classismo incarnato dalla scuola di sovrani e aristocratici?
E´ lui il primo ad ammetterlo. «Bè, se le elezioni fossero basate sulla questione, "non vogliamo un primo ministro posh" (ovvero chic, elegante, raffinato), non sarò io a vincerle», ha detto in una recente intervista il candidato dei Tory, al quale basta aprire bocca per rivelare, con l´accento, la sua inconfondibile origine sociale. Non lo aiuta il fatto che, dopo essersi diplomato a Eton e iscritto all´università di Oxford, Cameron sia diventato membro del Bullingdon Club, super esclusiva combriccola di giovani piuttosto ricchi e generalmente debosciati, che vestivano in tight, si ubriacavano selvaggiamente e avevano l´abitudine di distruggere i pub dove organizzavano le riunioni (tanto a pagare i danni ci pensava papà). Una foto che lo ritrae nella divisa del Bullingdon, in posa regale, insieme a due suoi attuali colleghi di partito, George Osborne, ministro del Tesoro del governo ombra conservatore, e Boris Johnson, sindaco di Londra, ha fatto perdere a Cameron più simpatie di qualsiasi attacco lanciatogli dal laburista Brown in parlamento. Né contribuisce ad attutire la sua immagine di "Eton boy", cresciuto nella bambagia, la coincidenza che sua moglie Samantha sia figlia di sir Reginald Adrian Berkeley Sheffield, baronetto e discendente di re Carlo II (come se non bastasse, il patrigno di Samantha, dopo il divorzio della madre, è il quarto visconte di Astor).
Beninteso, Eton non è più quella di una volta. Per cominciare, nel 1983 ha abolito le punizioni corporali: il "flogging", in cui l´headmaster, il preside e precettore-capo, frustava uno studente sul sedere (scoperto), con un ramo di betulla o un bastone, solitamente davanti ai compagni di classe in modo che la procedura servisse di lezione a tutti. John Keate, headmaster dal 1803 al 1834, è rimasto famoso per avere frustato pubblicamente ottanta ragazzi in un solo giorno. Dal 1980 è vietato anche il "fagging", l´abitudine dei senior, gli studenti dell´ultimo anno, di farsi servire da un junior, trasformato nel loro schiavetto personale, tra scherzi atroci, vessazioni e umiliazioni (al secondo episodio di bullismo, ora, il colpevole viene espulso dal College senza possibilità di appello). «Una precoce introduzione alla crudeltà umana, alla slealtà e all´estrema sofferenza fisica»: così Alan Clark, in seguito brillante ministro della Difesa britannico, riassumeva i suoi anni a Eton. Sarà per questo che uno studente più fragile di carattere, il principe Dipendra del Nepal, tornato in patria al termine della sua sofisticata educazione a Eton, massacrò otto membri della famiglia, compreso il padre, re Birendra, e il fratello, principe Nirajan, per inciso ex-etoniani anche loro.
Altre cose sono cambiate. Oggi Eton offre borse di studio ai più meritevoli, ha un tutore musulmano, permette agli studenti di uscire nel week-end. Quello che non è cambiato, a parte la retta di 24 mila sterline l´anno (circa 27 mila euro) e il frac come uniforme per le lezioni, è il livello d´istruzione: insegnanti formidabili e appassionati, strutture da sogno, un´atmosfera non meno stupefacente di Hogwarts, la scuola per maghetti di Harry Potter. «Erano ragazzi già adulti, spiritosi, con un´aria di supremo distacco dalla vita e una straordinaria capacità di relazionarsi uno con l´altro», ricorda John Le Carrè, che insegnò a Eton negli anni ”50. Il paradossale risultato di una così attenta, dotta, formativa esperienza è che, per molti, niente potrà mai più rimpiazzarla. «Alcuni finiscono per sposare le sorelle dei compagni di corso, pur di rimanere in qualche modo avvinti per sempre a una sorte di club etoniano», osserva Nick Fraser, autore di "The importance of being Eton" (L´importanza di essere Eton), un libro sulla "scuola più influente del mondo", e lui stesso un ex-etoniano. Oltre ai rapporti di parentela, s´intende, il "club" di Eton crea una ragnatela di rapporti d´affari che garantiscono carriera e successo agli ex-alunni. "La mafia di Eton", la chiamava John Prescott, vice-premier di Blair e uomo del popolo.
E´ un club in parte ereditario: il 40 per cento degli odierni etoniani hanno un padre, uno zio o un nonno usciti da Eton. E da qui parte il problema di David Cameron. Per quanto vesta spesso in jeans e senza cravatta, cambi (o sostenga di cambiare) i pannolini ai figli, vada in parlamento in bicicletta (seppure seguito da un limousine che gli porta la valigetta), il leader dei Tory viene percepito come il prodotto di un élite anacronistica, obsoleta e abbastanza antipatica. Non c´è dubbio che Cameron abbia cambiato il partito conservatore, abbracciando posizioni più centriste e moderne sull´ambiente, sulla sanità pubblica, sul welfare. Eppure la provenienza da Eton, sua e di vari membri dell´"inner cabinet", il suo eventuale futuro governo ristretto, ricorda alla gente che i conservatori, in fondo, sono sempre gli stessi: il partito dei ricchi e dei privilegiati. E´ vero che da Eton sono usciti ben diciotto primi ministri: ma l´ultimo, Alec Douglas-Home, andò a Downing street nel lontano 1963, e tutti e diciotto - guarda caso - appartenevano ai Tory.
Certo, anche Tony Blair ha studiato a Oxford: ma non si iscrisse al Bullingdon Club e veniva da una famiglia modesta. Cameron, con il suo accento e la sua immagine "posh", non ha potuto identificarsi con la classe media, cioè la grande maggioranza della popolazione, come seppero invece fare il laburista Blair e la conservatrice Thatcher, figlia di un droghiere, dannatamente orgogliosa di esserlo. «Se non avessi studiato a Eton», ha scritto nelle sue memorie Douglas Hurd, che della "lady di ferro" fu ministro degli Esteri, «nel 1990 sarei diventato primo ministro io»: invece i Tory gli preferirono John Major, che veniva da una scuola statale, come il 93 per cento dei cittadini britannici. David Cameron teme di dover scrivere un giorno, per gli stessi motivi, qualcosa del genere nelle sue memorie, con la differenza che al suo posto a Downing street non ci sarebbe un altro conservatore, ma il laburista Gordon Brown. «Nonostante le enormi mutazioni sociali degli ultimi vent´anni», commenta Mike Savage, direttore del centro ricerche sociologiche della Manchester University, «in questo paese le differenze di classe esistono ancora». E niente lo rammenta agli elettori meglio di Eton.
ENRICO FRANCESCHINI, la Repubblica 8/4/2010
LOTTA DI CLASSE A DOWINING STREET 2 - Sono trascorsi trent´anni dalla morte del giornalista britannico Henry Fairlie, che rese popolare il termine "establishment" per designare - come scrisse in un articolo del 1955 per lo Spectator - «l´entourage delle relazioni ufficiali e sociali all´interno delle quali si esercita il potere». Si tratta di un potere che, in Gran Bretagna, si basava più di ogni altra cosa sui rapporti sociali allacciati nelle scuole private, nelle università di Oxford e di Cambridge, nei club e nelle tenute di campagna.
La sua tesi fu sviluppata e arricchita dallo scomparso Anthony Sampson nelle successive edizioni del suo Anatomy of Britain, culminate nel 2004 con Who runs this place? (Chi governa qui?), libro che - come lo stesso titolo riflette - esterna tutto lo stupore provato dall´autore quando si accorse della fine fatta dai vecchi poteri. La sua generazione era quella cresciuta e maturata negli anni Quaranta e Cinquanta, quando l´establishment di Fairlie dovette fare fronte all´ascesa dei sindacati organizzati, e in molti Paesi avanzati cedere una parte del potere, con un iter in buona parte pacifico che portò nelle sale dei consigli di amministrazione, nei club privati e nelle sale del consiglio dei ministri uomini nuovi e alcune donne. Negli anni Ottanta entrambe le componenti di questo delicato equilibrio erano in declino. L´individualismo e l´imprenditorialità si trovarono a essere contrapposti a reti di rapporti già instaurati e il potere parve scivolar via sia dalle mani dei nobili sia da quelle incallite dei lavoratori.
Nel 1988, in una serie di articoli per il Financial Times, adoperai il concetto di "dis-establishment" per designare le nuove figure che avevano occupato i posti delle élite nel governo britannico, nelle aziende e (soprattutto) nei media. Quegli articoli mi valsero un breve colloquio con Rupert Murdoch – su sua iniziativa -, compiaciuto per essere stato inserito tra i leader del nuovo movimento, benché da un giornale che lui riteneva parte dell´establishment.
Murdoch oggi è parte a tutti gli effetti dell´establishment dei media (per alcuni, anzi, è Murdoch stesso l´establishment dei media). Come tale, e come molti altri in varie epoche, sta per passare il potere ai propri famigliari. I trend odierni sono più complessi di un generico ritorno alle abitudini del passato: gli establishment nazionali non hanno più una loro coerenza o la fiducia in se stessi dei vecchi tempi. Tuttavia, un po´ ovunque assistiamo ai segni di quello che potrebbe essere definito un "re-establishment", per il quale le nuove élite di venti o trent´anni fa invecchiano cercando di consolidare le loro proprietà, e le vecchie reti delle élite di una volta cercano di tornare a imporsi.
Per scegliere i propri leader del nuovo millennio, nella Russia post-comunista lo Stato, disorientato, si è rivolto di nuovo al nucleo dell´establishment sovietico – il Kgb, o Comitato per la sicurezza dello stato. L´uomo più potente della Russia, l´ex (e probabile futuro) presidente Vladimir Putin, è stato un colonnello del Kgb, e molti dei suoi più stretti collaboratori provengono dalla medesima scuderia.
Molti Stati cercano nei loro leader qualità un tempo ritenute appannaggio esclusivo dell´establishment, in realtà oggi ripartite in ambienti più disparati e diversi. La competenza tecnocratica, finanche la raffinatezza, è una di queste: Manmohan Singh, primo ministro indiano, è un sikh originario di un paesino del Punjab, e ha conseguito diplomi di specializzazione sia a Cambridge sia a Oxford. E quest´ultima è simbolo riconosciuto in tutto il mondo di potere consolidato. Nel Paese più grande del mondo, l´uomo in ascesa è Li Kequiang, primo vicepremier, con una laurea in giurisprudenza e un dottorato in economia conseguito all´elitaria università di Pechino. Anche in Cina, dunque, compaiono i primi segnali dell´affermarsi di un establishment ereditario: il padre di Li era un funzionario regionale del Partito comunista.
Negli Stati Uniti, avere un passato trascorso in una casetta di semplici tronchi aiuta ancora. Quella di Bill Clinton era reale, essendo egli appartenente alla classe operaia. Quella di George W. Bush, invece, era virtuale, in quanto la sua famiglia è benestante e suo padre è stato presidente degli Stati Uniti. La provenienza di Barack Obama ha qualcosa di entrambe: sua madre aveva un dottorato in antropologia, la nonna che lo ha allevato era vicepresidente di una banca, e il padre – perennemente assente dalla sua vita - era un economista laureatosi a Harvard (quantunque poi sia morto in Kenya in povertà). Dopo una seconda laurea alla facoltà di giurisprudenza di Harvard, Obama è entrato a far parte di un prestigioso studio legale di Chicago e si è trasferito nell´area di Hyde Park della città, abitata dalle classi medio-alte. Le sue origini in parte africane sono state sottolineate innumerevoli volte, ma come ha scritto John Judis su New Republic, dopo Harvard si è sempre mosso «tra professionisti americani delle più alte sfere, tra manager, proprietari e rappresentanti del governo». I college dell´establishment dell´Ivy League che ha frequentato, hanno sommamente giovato alla sua formidabile intelligenza e alle sue capacità dialettiche, più e in modo più evidente di qualsiasi altro recente presidente americano.
Si prevede che alle prossime elezioni del Regno Unito assisteremo al ritorno al governo di un etoniano, con una laurea conseguita a Oxford. David Cameron proviene da una famiglia nobile e benestante, come la moglie Samantha. Alquanto significativamente (considerata la fama del College di Eton), l´istruzione da vecchio establishment del leader conservatore non è poi diversa da quella di Tony Blair, che frequentò l´equivalente scozzese di Eton, Fettes, per poi proseguire gli studi a Oxford. Intere generazioni di Cameron benestanti, collocano però il leader dei conservatori su un piano completamente diverso, essendo entrambi i genitori di Blair nati poveri.
Cameron ha cercato – senza tanti sforzi, in verità – di apparire uno della middle-class. Anzi, in modo ancor più significativo ha provato a riformare un partito ancora ingessato a livello locale, immobilizzato nelle prassi del vecchio establishment, dicendo alla Bbc «di aver dovuto cambiare le modalità con le quali scegliamo e sosteniamo le donne, e così facendo ho dato una forte scossa al partito».
Eppure, in un´epoca in cui – come Sampson ha scritto nel suo ultimo libro – «i padroni dei media sono la nuova aristocrazia» e questi nuovi aristocratici pretendono un´ostentazione sempre più grande della loro personalità, l´esigua base sociale sulla quale Cameron può contare potrebbe costituire un problema per lui, tanto più nel momento in cui il Paese si dibatte tra una crescita irrilevante e un´alta disoccupazione. trascorso quasi mezzo secolo da quando l´ultimo aristocratico che aveva studiato a Eton e Oxford – Sir Alec Douglas-Home – è stato (per breve tempo) primo ministro: un´opinione pubblica progressista lo considerò un insopportabile ritorno al passato. Presto, potremo valutare quanto questo varrà per Cameron: se gli infonderà forza, se ne ridurrà l´autorità, o se sarà del tutto irrilevante.
(Traduzione di Anna Bissanti)
JOHN LLOYD, la Repubblica 8/4/2010