Leonardo Martinelli, Il Sole-24 Ore 8/4/2010;, 8 aprile 2010
LA CADUTA DELLA MAGHREBINA RACHIDA DATI
C’era una volta la figlia di poveri immigrati maghrebini, diventata ministro della Giustizia. La ragazza qualunque, costretta ad assistere i vecchi la notte nell’ospedale della sua città per pagarsi gli studi, trasformata in donna affascinante e ammirata nei locali più glamour di Parigi. Sì, c’era una volta Rachida Dati, alias Cenerentola di Francia, sbandierata da Nicolas Sarkozy come la prova vivente che pure qui «se vuoi, puoi», al di là delle caste, le ghettizzazioni sociali, il razzismo strisciante. C’era una volta.
Il mito si è infranto con le ultime vicende legate alle voci di una crisi fra il presidente e la consorte Carla Bruni. A Nicolas, che ormai non parla più con Rachida da mesi, i soliti amici hanno spifferato che proprio lei, la ex favorita del regime, sarebbe stata all’origine di quei pettegolezzi. Il controspionaggio sta già indagando sulla storiaccia, avido di prove. Mal disposto nei suoi confronti per questa vicenda, il presidente è andato su tutte le furie, quando l’ha vista discutere in diretta,invitata dalle principali tv del Paese, la sera dei risultati delle ultime regionali, una disfatta per Sarkozy e il suo partito, l’Ump. Lei che, affiliata alla stessa formazione, durante la campagna non si era mai fatta vedere a sostenerne la causa. Quella sera la Dati si è ritrovata privata seduta stante di auto blu, scorta e chauffeur. Sembra per volontà di Nicolas.
Caduta in disgrazia? Diciamo che è la fine di un processo, iniziato quando Rachida venne allontanata dal Governo, nel giugno 2009. Erano lontani i tempi, due anni prima, in cui la Dati veniva nominata ministro della Giustizia, grazie all’appoggio dell’allora moglie del «sovrano », Cécilia, sua amica del cuore ( ormai ex). Rachida, seconda di dodici figli, nata nel 1965 da un muratore marocchino e da madre algerina, divenne il simbolo di una nuova generazione di immigrati. Scorrevano fiumi d’inchiostro sui suoi studi brillanti e una vita tutta in salita. Qualche giornalista troppo curioso, poi, scoprì che certi diplomi erano inventati e che lei era andata avanti grazie soprattutto ad amicizie costruite con caparbio arrivismo. Secondo le malelingue, l’arrivo all’Eliseo della Bruni l’avrebbe fatta cadere in disgrazia. Anche se ieri sera la première dame ha dichiarato che Rachida «per me resta un’amica».La realtà è che la Dati non è mai stata accettata fino in fondo dalla destra francese. Hai voglia a dire «la nuova Francia ».La Francia e l’Ump in particolare sono quello che sono.
Dopo il siluramento alla Giustizia venne coinvolta nelle elezioni europee, dove stravinse, grazie alla sua popolarità. Ma la vita fra Bruxelles e Strasburgo, lontana dai riflettori, non è fatta per lei. Di recente, in un «fuori programma» registrato da una troupe della televisione pubblica francese, Rachida ha confidato a un’amica quanto sia soporifero lavorare all’Europarlamento. Ora che si ritrova sulla graticola per questi presunti pettegolezzi sulla coppia presidenziale, è davvero finita? Non è detto. Nonostante tutto, rappresenta sempre un riferimento per un certo pubblico, i francesi (e soprattutto le francesi) che leggono solo riviste «people» e guardano i giochini del canale privato Tf1. Sono la maggioranza. Ai loro occhi Rachida rimane l’esempio di una che ce l’ha fatta, scintillante nei suoi vestiti di marca, vittima di un sistema che l’ha usata e poi gettata quando non ne ha più avuto bisogno. Quegli ingrati. «Ha tutto il mio sostegno morale. vittima di un’esecuzione politica»,ha sottolineato Malek Boutih, esponente del Partito socialista. «La destra – ha dichiarato Dominique Sopo, presidente di Sos Racisme – non ha mai digerito che una che si chiama Rachida diventasse ministro della Giustizia ».Finita?La sinistra l’ha capito: non è detta l’ultima parola.