Mauro Bottarelli, Il Riformista 7/4/2010, 7 aprile 2010
«UNA PARTITA TRA "SPIN" DI OBAMA»
Londra. Dopo soli 23 minuti di colloquio formale con Elisabetta II, ieri Gordon Brown ha ufficializzato alla nazione ciò che la nazione già sapeva da settimane: tra un mese la Gran Bretagna andrà alle urne per scegliere non solo il nuovo primo nella competizione elettorale più indecisa da decenni.
Il Riformista ha intervistato James Kirkup, analista politico per il Daily Telegraph per analizzare punti di forza e di debolezza dei partiti e dei candidati in corsa verso il voto del 6 maggio.
Partiamo dallo stato di salute dei tre principali partiti in gara, anche se in effetti la competizione si basa sullo scontro tra Labour e Conservatori...
Lo stato di salute politico del Labour, dopo 13 anni al potere, risente di scelte sbagliate e contingenze che ovviamente vengono sempre viste come ”colpa” di chi governa. Il problema principale è forse il modo in cui il partito arriva alla campagna elettorale: i tesserati sono al minimo storico, 170mila, questo porta a scarsezza di presenza sul territorio e molti candidati stanno di fatto già abbandonando gli sforzi elettorali perché certi di perdere. Al contrario, per la nuova generazione di Conservatori capitanata da David Cameron, questa è l’occasione di fare la storia ritrovando il potere. Ovviamente, le forze sono al massimo così come l’entusiasmo: i loro 200mila tesserati non sono un oceano più di quelli laburisti ma lo stato d’animo è decisamente diverso. Attivi e determinati appaiono anche i LibDem, che concentreranno la campagna elettorale sui target seats da sottrarre al Labour in crisi: penso che i loro attivisti saranno quelli che batteranno maggiormente il paese in questo mese.
La strategia, invece?
Penso che Labour mischierà difensivismo, ovvero puntare a tenere i seggi marginali a rischio puntando sulla paura del ritorno dei Tories al potere, con la rivendicazione quasi parossistica dei risultati in fatto di politica economica: nonostante il debito pubblico, la disoccupazione e la sterlina debole, l’economia non è crollata. E, soprattutto, i temi economici sono il punto debole dei Conservatori. Dal canto loro i Tories faranno il contrario, puntando tutto sul ”time for change”, sull’idea che altri cinque anni di governo Brown distruggeranno l’economia e la nazione e poi sui marginal seats. Cameron deve vincere in 117 collegi per ottenere una maggioranza di un deputato, appare quindi chiaro che serve rubare collegi a Labour e LibDem. I LibDem, di fatto, giocheranno contemporaneamente sia all’attacco che in difesa: attacco ai seggi laburisti e difesa di quelli che detengono nel sud e sud-ovest dall’avanzata dei Conservatori già annunciata da europee e amministrative.
Chi vede meglio a livello di campaign team, ovvero gli uomini chiamati a gestire la campagna elettorale?
Il team del Labour comprende gente di esperienza come Douglas Alexander, David Muin, lo special adviser di Gordon Brown e Alistair Campbell, tornato come capo della comunicazione strategica. L’arma in più, però, sara Lord Mandelson, il deus ex machina della campagna elettorale laburista: è un media performer nato e soprattutto ha ottimi rapporti con la City. Vedo più debole il team conservatore, con la strana coppia George Osborne e William Hague, il nuovo e il vecchio insieme. Nel backroom staff ci sono Steve Hilton, consulente strategico di David Cameron e Andy Coulson, capo della comunicazione: bravissimi ma forse un po’ inesperti rispetto ai contendenti laburisti.
Veniamo alle ”hired guns”, le armi in prestito, ovvero i consulenti esterni che aiuteranno i candidati...
Qui la questione è davvero interessante e, in effetti, con pochi precedenti: entrambi i candidati, sia Brown che Cameron, avranno infatti consulenti del presidente Obama nel loro team. I laburisti potranno contare Joel Benenson, ex adviser politico dell’attuale presidente Usa e su Bob Shrum, un veterano dello speechwriting americano mentre i Tories avranno nella loro squadra Bill Knapp e Anita Dunn consulenti politici di Obama durante la corsa alla Casa Bianca. Sarà interessante vedere quanto di americano e ”changing” ci sarà in questa campagna elettorale.