Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  aprile 07 Mercoledì calendario

LA VERA POSTA IN GIOCO NEL REGNO ANGLICANO


Londra. Per ora la campagna elettorale, che ieri ha avuto il suo via ufficiale con lo scioglimento del Parlamento da parte della Regina e l’ufficializzazione del voto generale il 6 maggio prossimo, sta nascondendo le polemiche sotto il tappeto dell’attualità politica ma la disputa esplosa in Gran Bretagna riguardo la prossima visita di Benedetto XVI, prevista per settembre, potrebbe tornare furente subito dopo il voto, soprattutto se come sembra i Conservatori non saranno in grado di governare il Paese e le speranze di David Cameron e della sua linea ”liberal” lasceranno il passo a un nuovo mandato laburista e alla rabbia dell’ala tradizionalista dei Tories. Insomma, più che una mera questione di costi della visita e di polemiche sulle posizione della Chiesa su aborto e riconoscimento dell’omosessualità, la battaglia attorno alla visita del Papa è tutta politica, soprattutto in seno alla Chiesa d’Inghilterra e per più di una ragione.
Primo, in Inghilterra la Chiesa anglicana non è più la prima confessione religiosa del Paese. Nonostante superi ancora di gran lunga la Chiesa cattolica per il numero di battezzati (25 milioni contro 4,2), guardando al dato più significativo dei fedeli praticanti, i cattolici scavalcano oramai la Chiesa d’Inghilterra superando abbondantemente il milione di partecipanti alla Messa, cifra a cui gli anglicani non riescono neppure ad avvicinarsi. E nonostante le gerarchie anglicane imputino questo sorpasso quasi unicamente all’enorme numero di immigrati polacchi entrati nel Paese dal 2004 in poi, le ragioni sono altre. E lo dicono i numeri: su circa 52 milioni di abitanti, appunto solo 25 milioni risultano anglicani per battesimo e a questi vanno uniti i quasi tre milioni di musulmani che vivono già in Gran Bretagna. Forse pronosticare un futuro da ”terzo partito” per la Chiesa d’Inghilterra appare eccessivo al momento ma non certo fantascientifico. Anche perché le conversioni al cattolicesimo, da anni, sono in continua crescita in Gran Bretagna. E non solo il clamoroso esempio di Tony Blair deve far riflettere. Nel 1994 ha scelto la Chiesa di Roma addirittura la Duchessa di Kent, Katharine Lucy Mary Windsor, prima cugina di Elisabetta II, seguita da lord Nicholas Windsor. Esempi che hanno spaventato la Chiesa d’Inghilterra, anche alla luce della volontà del governo laburista - prima espressa Tony Blair e poi confermata da Gordon Brown, che ora potrebbe però lanciarsi in uno strategico retromarcia - di eliminare l’Act of Settlement del 1701 e il Royal Marriages Act del 1772, che fanno divieto ai reali di sposare un coniuge cattolico e, quindi, evitare l’ascesa al trono d’Inghilterra di un fedele di Roma, un odiato ”papista”. Tanto più che già dai primi anni Ottanta la legge che vietava ai cattolici di diventare lord Cancelliere è stata abrogata e quindi l’incubo di un nuovo Thomas More, ultimo cattolico divenunto Cancelliere della Corona nel 1529, si è materializzato da tempo nelle notti insonni dell’Arcivescovo di Canterbury. Il quale attacca soprattutto per difendersi, se è vero come è vero che il vicario generale dell’Arcidiocesi primaziale di Westminster è un vescovo anglicano convertito e che tra i convertiti di peso la Chiesa cattolica può annoverare nientemeno che Graham Leonard, ex titolare della diocesi anglicana di Londra. Questo il suo messaggio di addio ai fratelli di fede: «Non sopportavo il soggettivismo imperante da noi, secondo il quale ciascuno crede in quello che gli pare», ovvero, tra il resto, l’apertura all’omosessualità e alle donne prete scelta dagli anglicani che ha spinto molti appartenenti all’ala più tradizionalista a tornare tra le braccia del Papa e di Roma. Il Vaticano fa ponti d’oro a questi convertiti, i quali hanno tutti famiglia pur continuando a fare il prete in cariche di riguardo. Anche la moglie di Graham Leonard è divenuta cattolica: «Se fosse stato per lei, avremmo compiuto questo passo molto prima», dichiarò Leonard all’epoca della conversione.
Ma i toni da Battaglia del Boyne che sembrano risorgere in alcuni ambienti e che potrebbe far scegliere al partito conservatore una linea ”lealista” rispetto alla visita del Papa in caso di sconfitta alle prossime elezioni, puntano molto anche su un’altro aspetto: quello di guida della comunità che i cattolici inglesi e gallesi hanno saputo assumere a fronte dello scisma di fatto degli anglicani e grazie all’emergenza educativa. Le scuole cattoliche sono infatti ambitissime, risultano le migliori come risultati degli studenti, hanno approfittato prima di altri dell’occasione di finanziamento misto con il privato offerto dalle city academies volute da Tony Blair, hanno creato una rete di convitti-alloggi con cui offrire soluzione abitative nelle zone più disparate, da Hackney alla residenziale Ealing (la Polonia di Londra, dove le chiese cattoliche sono la norma lungo Ealing Broadway), a prezzi più che concorrenziali. E non solo a studenti ma anche a professionisti. Gli studenti, dal canto loro, beneficiano di strutture di altissimo livello come i campus della St. Joseph Roman Catholich Primary School nella centralissima Holborn ma anche altre in zone meno centrali come la Blessed John Roche di Tower Hamlets, vicino alla Tower of London e al quartiere ”duro” di Bormonsdey o, addirittura, in aree difficili come Streatham Hill, la collina che sovrasta Brixton, dove hanno sede addirittura quattro academies cattoliche, la Our Lady of Victories, la St. Simon and St. Jude, la St. Peter in Chains e la St. Anselm, tutte frequentatissime da studenti di tutti i ceti lower-class e middle-class. In molti, avendo l’ammissione criteri di priorità ”religiosi”, hanno dato vita alla cosiddetta ”migrazione confessionale”, sorta di conversione a tempo che ha portato con sé anche il fenomeno dell’aumento degli affitti nelle zone dove sono presenti scuole cattoliche: ci si avvicina per essere ”di zona”, altro criterio di ammissione.
Pensar male è sempre una brutta attitudine ma il modo in cui la Chiesa anglicana e la stampa anglosassone si sono lanciate nei giorni scorsi sullo scandalo pedofilia (ovvero sull’abbietto binomio prete-bambino, insegnante-alunno) tradisce un certo nervosismo rispetto al ruolo premiale che la Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles ha su un tema sensibile come l’educazione, la chiave di lettura del futuro del Paese.