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 2010  aprile 07 Mercoledì calendario

I SUPER-STIPENDIATI DEL FEDERALISMO


Una pattuglia di 1247 rappresentanti distribuiti in 19 Regioni e 2 Province autonome. Sono i presidenti e i consiglieri regionali eletti lo scorso weekend e chiamati a gestire i poteri derivati dal federalismo fiscale, la legge approvata fra il tripudio della Lega e la commozione di Bossi per averne ”emulato” il modello europeo. Ma fu vera gloria? C’è da chiederselo quando si parla di stipendi.
Che in Italia gli stipendi degli eletti regionali stiano su cifre pari a quelle dei grandi del pianeta, lo sapevamo già. Piuttosto stupisce che proprio la Lega non si sia accorta delle differenze che separano il modello federale ”europeo” da quello in salsa verde, bianca e rossa. Con le dovute correzioni, i Paesi europei ”simili” all’Italia in termini di ”federalismo fiscale” sono la Germania, il Belgio e la Svizzera. In tutti questi casi, i consiglieri percepiscono un’indennità commisurata alla popolazione delle Regioni che rappresentano. Proprio come in Italia.
Prendiamo il Belgio. Qui, l’indennità va dai 4.500 euro ai 6.600 mensili. Nelle Fiandre (3.435.879 abitanti) lo stipendio medio di un consigliere è di 5500 euro. In Calabria, invece, è di 11.316 euro. A fronte di un milione di abitanti in meno. Perché? Nel Belpaese, gli stipendi dei consiglieri, oltre a essere indipendenti dalla posizione di potere ricoperta (cosa che negli altri Paesi ”federali” non avviene), sono stabiliti ignorando il principio di base di ogni federalismo che si rispetti: la proporzionalità delle indennità rispetto alla taglia della Regione da governare.
Facciamo un esempio. Berlino riserva ai Länder competenze più importanti di quelle attribuite alle nostre Regioni. Ci si aspetterebbe che i salari tedeschi siano più ”gonfi” di quelli italiani. Così non è. In Germania infatti, si va dai 2.280 euro mensili di Amburgo (1.777.373 abitanti) ai 9.500 della Renania settentrionale-Vestfalia, che conta 18mila abitanti e passa. In Abruzzo sono 1.337.890 gli abitanti. Una popolazione, questa, simile a quella registrata per la città libera di Amburgo. I consiglieri abruzzesi però, oltre a guadagnare di più (13.359 euro al mese), intascano anche di più dei loro omologhi lombardi che, pur essendo eletti in una Regione di 9.815.700 abitanti, incassano circa mille euro in meno. Non basta. Prendiamo la Puglia. Qui la popolazione sfiora i 4.083.050 abitanti e gli stipendi raggiungono anche i 10mila euro al mese. Ma il Piemonte li batte perché gli eletti prendono 6mila euro in più, a fronte di una popolazione di 4.441.964. Di poco superiore a quella registrata per la Regione Puglia.
Ma la ciliegina sulla torta è il Paese federale a cui l’Italia guarda come modello di efficienza: la Svizzera. Qui i Cantoni hanno competenze e poteri anche superiori a quelli dei Länder tedeschi ma i membri dei parlamenti federali percepiscono un salario nullo. Pari a zero. Pur a fronte di un’economia ben più ricca, in Svizzera i ”consiglieri” non ricevono alcuna remunerazione. Perché la politica non è un mestiere.
Il confronto sulle cifre dimostra insomma che i consiglieri italiani sono ai vertici delle classifiche sulle indennità da ”federalismo”. E torna in mente la frase pronunciata da Calderoli meno di un mese fa: «Credo che un livello come quello delle amministrazioni del nord est, dove i consiglieri percepiscono in media 5400 euro, sia il livello giusto». E ora chi lo spiega a belgi e tedeschi?