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 2010  aprile 07 Mercoledì calendario

I MERCATI NON CREDONO AD ATENE. NUOVA FUGA DI CAPITALI DALLA GRECIA

La Grecia torna a preoccupare imercati. I titoli di Stato ellenici sono finiti sotto pressione già in mattinata, sulla scia di indiscrezioni secondo cui il governo di George Papandreou vorrebbe modificare i termini dell’accordo raggiunto il mese scorso dai Paese della Ue per assicurare ad Atene prestiti per 22 miliardi di dollari in caso di difficoltà nell’ottenere nuovi crediti sul mercato a tassi sostenibili. A questo si è aggiunta la voce che Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione, starebbe rivedendo i dati sul deficit pubblico ellenico, con il timore che possa rivelarsi del 14% in rapporto al prodotto interno lordo anziché il 12,7% comunicato ufficialmente da Atene.
Così, il prezzi dei bond decennali greci ha iniziato a precipitare, tanto da spingere il il rendimento fino al 7,1%, contro il 6,529% di giovedì scorso, ampliando il differenziale rispetto ai bund, i titoli tedeschi, dai 360 punti base d’inizio seduta fino a 406 punti base, cioè il 4,06%. Si tratta del livello massimo da quando il Paese ha adottato l’euro. In forte rialzo anche il costo per assicurare il debito ellenico, con i credit default swap (cds) che hanno raggiunto i 374 punti, quota record dallo scorso 25 febbraio. Ma gli effetti si sono visti anche alla Borsa di Atene, che ha chiuso perdendo il 2,21%, così come sui titoli di Stato degli altri paesi Ue. E l’euro a continuato a perdere terreno nei confronti del dollaro, scendendo fino a 1,3370. In senso opposto si sono invece mosse le Borse degli altri Paesi europei: da Milano, che ha chiuso in rialzo dello 0,60%, a Londra (più 0,62%), Parigi (più 0,49%) e Francoforte (più 0,27%). Molto più incerto l’andamento a Wall Street, dove l’indice Dow Jones ha perso lo slancio della mattinata per andare a chiudere a meno 0,03% influenzato anche dalle «minute» del Federal Open Market Committee, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, che se da un lato confermano che non è ancora il momento di alzare i tassi, dall’altro aggiungono la preoccupazione di «non alimentare nuove bolle speculative».
Quanto alle indiscrezioni sulla revisione dell’accordo fra i paesi Ue, da Atene è giunta una netta smentita. «Non c’è mai stata alcuna azione del governo per cambiare i termini della recente intesa», ha fatto sapere il ministro delle Finanze George Papaconstantinou in una nota ufficiale. Nelle stesse ore una fonte vicina al ministro ha sottolineato che dal governo «non è partita alcuna richiesta per un nuovo accordo con il Fondo monetario internazionale: l’Unione europea ha preso una decisione che non riguarda solo la Grecia ma tutti i paesi dell’Unione, e che noi intendiamo sostenere». Più sfumata la posizione sul disavanzo. La stessa fonte ministeriale si è infatti limitata a ricordare che «nei giorni scorsi abbiamo fornito a Eurostat tutti i dati a disposizione: c’è stata una buona cooperazione e ora è in atto un processo di valutazione».
Intanto, mentre cresce sui mercati europei la diffidenza verso i titoli greci, il governo Papandreou si prepara a lanciare un bond denominato in dollari destinati agli investitori americani, verso i quali Atene vuole proporsi come un’economia «emergente». A rivelarlo è stato ieri il Financial Times, che parla di un’emissione fra i 5 ei 10 miliardi, per far fronte al rimborso di titoli di pari entità in scadenza alla fine di maggio. Secondo il quotidiani britannico, l’obiettivo sarebbe quello di «diversificare la propria base di investitori». Con tutta probabilità il ministro Papaconstantinou ne parlerà direttamente con il segretario Usa al Tesoro, Timothy Geithner, durante la missione in America che dovrebbe cominciare il prossimo 20 aprile. E’ svanita invece l’ipotesi di un road show per promuovere i bond di Atene in Asia, forse a causa dello scarso interesse mostrato finora dagli investitori del continente.
E a descrivere il clima d’incertezza che circonda la situazione finanziaria greca si aggiungono anche i dati sull’esodo dei capitali dal Paese riportati ieri dal quotidiano Daily Telegraph, secondo cui ci sarebbero sia aziende sia influenti famiglie dell’alta borghesia locale che fin da gennaio scorso hanno cominciato a trasferire fondi all’estero per paura che la crisi possa precipitare. Secondo la Banca centrale greca in febbraio sarebbe usciti circa 3 miliardi di euro, che fanno seguito ai 5 miliardi del mese precedente.
Giancarlo Radice