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 2010  aprile 07 Mercoledì calendario

BROWN HA DECISO: ELEZIONI IL 6 MAGGIO

Laburisti, conservatori, liberali: tutti fanno la corte al «motorway man». Questa è la definizione che gli strateghi del voto hanno coniato per disegnare l’identikit dell’ elettore del ceto medio, protagonista assoluto delle consultazioni generali del prossimo 6 maggio. Il «motorway man» è un dirigente o manager di medio reddito che viaggia con la sua auto lungo le autostrade principali del Regno Unito, vive fuori dalle grandi città e spende molte ore in colonna per raggiungere l’ufficio o la banca, la società finanziaria o commerciale che sia.
 il colletto bianco, il pendolare di lusso, il tranquillo benestante indeciso. Tredici anni fa tradì i Tory e abbracciò Tony Blair, riconfermandogli la fiducia per altre tre volte. Adesso, suggeriscono i sondaggi d’opinione, gli umori stanno cambiando.
Il «motorway man» sta oscillando, come se fosse su un’altalena a scrutare i leader politici che si contendono la maggioranza dei 650 seggi alla Camera dei Comuni. Non c’è osservatore e analista che dissenta: se fra trenta giorni a Londra si volterà pagina, sarà perché nei 54 collegi «marginali», quelli dove i partiti maggiori sono a poche incollature uno dall’altro, il «motorway man» avrà ancora una volta spostato le preferenze e modificato gli equilibri parlamentari.
Forse è fisiologico che dopo lunghe stagioni di governo e di stabilità la Gran Bretagna senta il bisogno di sperimentare opzioni diverse, specie dopo i rovesci economici. Ma ciò che fino a qualche settimana fa era un dato scontato (la sconfitta secca del laburista Gordon Brown e il trionfo del conservatore David Cameron) oggi appare un po’ ridimensionato nelle proporzioni. I risultati delle urne sono indecifrabili e persino i bookmaker si vedono costretti a riformulare le quote delle scommesse.
Nel giro di 24 ore sono saltati fuori quattro sondaggi (per quattro diversi quotidiani: Guardian, Sun, Daily Express e Times) che danno i Tory avanti, fra i quattro e i dieci punti. Nessuno, però, giura sulla prospettiva che i voti dell’urna si traducano automaticamente in una maggioranza assoluta ai Comuni a favore di David Cameron. Anzi, la possibilità di un «hung parlament», un parlamento con due fortissime minoranze e una terza (i liberali) sospesa a metà, resta al momento l’indicazione prevalente. La London School of Economics assegna 281 seggi ai laburisti, 281 ai conservatori, 59 ai liberali e i rimanenti ai piccoli. La partita, cominciata con Gordon Brown ieri a colloquio dalla regina e con il successivo annuncio televisivo della data elettorale (il 6 maggio), è molto incerta. E, soprattutto, è nelle mani del «motorway man», l’uomo dell’autostrada.
Non è un caso che, appena scattata la campagna elettorale, i tre leader si siano precipitati a cercare consensi proprio nei collegi del fronte avanzato, nel Kent, nel Leicestershire, nel Warwickshire, nel Lancashire, nello Staffordshire, la dorsale dove la «middle Britannia» deve ancora decidere se mandare a casa i laburisti, se premiare i conservatori, se dare ai liberal-democratici l’opportunità di essere l’ago della bilancia in un parlamento senza maggioranza assoluta. La competizione si gioca sulle ricette per uscire dalla crisi e sull’austerità: come e quando tagliare la spesa pubblica, come e se intervenire sulle imposte.
Gordon Brown parte con il conforto delle indicazioni che lo danno in lieve risalita e si vede affiancato dal moderato Lord Mandelson, nominato stratega dei laburisti. «Siamo sulla strada della ripresa, non possiamo che 13 anni di riforme e di investimenti nei servizi pubblici vengano vanificati dai tagli selvaggi proposti dai Tory». David Cameron ha bisogno di conquistare 117 seggi in più rispetto al 2005 per avere le chiavi di Downing Street.
Si accredita come «un conservatore moderno, radicale, riformista» e definisce la sua offerta politica di «speranza e ottimismo», l’alternativa alla «distruzione provocata dai laburisti».
Il liberal-democratico Nick Clegg punta sul malumore che circonda i due partiti maggiori: «Questa è la scelta fra la vecchia politica e il nuovo».
Slogan. Nei prossimi trenta giorni i leader dovranno spendersi nelle proposte che toccano i bilanci delle famiglie. Decisivi i tre dibattiti televisivi con Brown, Cameron e Clegg faccia a faccia, l’ultimo una settimana prima delle urne. Il «motor way man» è un accanito divoratore di notiziari e di trasmissioni di approfondimento. Sarà il piccolo schermo a orientare sua maestà, il colletto bianco dell’autostrada.
Fabio Cavalera