DOMENICO QUIRICO, La Stampa 7/4/2010, pagina 24, 7 aprile 2010
TOPOLINIA E’ A PARIGI
La frattura sociale esemplificata con tanta efficacia da Fedro tra il topo di campagna e il topo di città, il primo proletario e conservatore, il secondo capitalista e termidoriano, finalmente è superata. A Parigi. Bisognerà riscrivere l’apologo perché nel frattempo c’è stato un ”89 versione roditori. Nella città non a caso di Ratatouille, un precursore, un eversore ma ancora mite e culinario, è nato il sorcio gagliardamente giacobino, che applica concretamente, almeno lui, l’égalité, che conquista e prospera nel quartiere dei nababbi e in quello del reddito fisso o peggio delle cambiali. Questione di numeri: ovvero l’esplosione demografica del terzo stato rattesco. statistica ufficiale: perché nel Paese dove non osano contare i neri o gli arabi hanno contato i topi. Sono sei milioni, cifra tonda, che galoppano lesti tra le zampe dei parigini. Il che significa la documentabile presenza di quattro topi per abitante nei quartieri ricchi, da otto dieci in quelli meno chiccosi. Urbanisti: la «grande Paris» eccola già bell’e fatta; abbattuto il Muro del Periphérique, tutti allegramente unificati. Dal rischio della leptospirosi.
Recentemente nidiate vivaci hanno messo in fuga, terrorizzati, gli abitanti della cité Curial, nelle cementizie brughiere del XIX arrondissement. Ma adesso sono in rissosa convivenza anche con il VII, che è il settimo cielo dell’immobiliare: novemila euro al metro quadro, acqua minerale al supermercato a 29 euro la bottiglia, reddito medio 5.070 euro al mese. Compresi i topi.
Il topo avanza, di più, si arrampica: nel senso che una volta affollava le cantine, adesso zampetta senza paura negli attici, dà i brividi ai piani alti. Ha detto addio alla provincia. come la storia di Francia: centralista, nel senso che adora la capitale. A Marsiglia, Nantes o Tolosa il numero dei roditori infatti è stabile. Sulle rive della Senna non sono più i topi di una volta, è nato il topo parigino, il «surmulot», grosso, sodo, energico e resistente persino ai veleni, capace di sviluppare anticorpi che li rendono innocui. La sua storia è ricca di insegnamenti, anche politici. La Lunga Marcia dei topi, raccontano gli scienziati, è iniziata nel 1979, luogo di partenza ovviamente la banlieue, il grembo prolifico di tutti i guai del Paese. Dopo poco tempo eccolo già a quindici chilometri da place Vendome, con il musetto intrufolato nei rifiuti del grande mercato di Rungis. Poi l’avanzata è diventata implacabile.
La caccia ai colpevoli è già iniziata. In prima linea sul banco degli accusati i gatti: diventati troppo aristogatti, impantofolati, travettizzati, se ne stanno nei salotti invece di fare le ronde preventive in cantina. Un’altra pagina della Francia in inarrestabile decadenza.
E poi c’è l’ecologia. Il ministero ha appena pubblicato una direttiva sui prodotti utilizzabili in materia di sradicazione: «Molti ormai sono vietati, un bel guadagno per l’ambiente ma in compenso i topi ne hanno tratto vantaggi» si sfrega le mani il presidente della Aprac, l’Associazione per la promozione del ratto comune da compagnia. Già, perché ci sono anche i fiancheggiatori, quelli che si battono per difenderli, gli invasori.
Non sono i soli che con la nuova popolazione topesca della capitale passano ore di onesta letizia. Le società di derattizzazione sembravano un’attività marginale, guardate con antipatia dagli amici di topolino. Oggi hanno aumentato il fatturato mediamente del quaranta per cento, tra un po’ entreranno nel Cac 40 - l’indice borsistico delle maggiori aziende francesi - con la Renault e L’Oréal. Alla stazione di Saint-Lazare il personale minacciava lo sciopero da topi: hanno dovuto far passare gli stanziamenti da 20 mila a 40 mila euro. A Euroclean, quarto deratizzatore di Francia, hanno istituito un servizio notturno: «Chiamano a tutte le ore, terrorizzati, chiedono interventi di urgenza, anche da Neuilly che è il comune ultraricco di Sarkozy».
I migliori clienti? I ministeri, dove i topi pare si trovino benissimo. Matignon, la residenza del primo ministro. E l’Eliseo. Sì: i «voyous» a quattro zampe hanno preso possesso anche del palazzo presidenziale. All’azienda incaricata di fronteggiare l’assalto pensano di fregiarsi del titolo di «derattizzatori ufficiali di Nicolas e Carla Sarkozy». Ah, dannato topo gauchiste!