MARCO SODANO, La Stampa 7/4/2010, pagina 13, 7 aprile 2010
BIOFUEL NON OLTRE IL 5,6%
Biocarburanti sì, ma con prudenza: trasformare il cibo in carburante può essere rischioso per l’ambiente e per la dispensa. La Commissione europea ha commissionato uno studio al Food policy research institute per capire quale può essere la quota limite di biocarburanti destinati all’autotrasporto. Il verdetto è che non si può andare oltre il 5,6%. Obiettivo della ricerca, analizzare l’impatto che le nuove politiche europee sul settore biocombustibili avranno sulla produzione agricola e sull’ambiente. Dice la direttiva Ue dedicata alla materia che entro il 2020 il 10% dei consumi del settore trasporti dovrà essere coperto da fonti rinnovabili. La quota, naturalmente, comprende i veicoli elettrici e quelli a idrogeno, quando saranno di uso comune.
Se con il biofuel di prima generazione - quello disponibile ad oggi - non si può andare oltre il 5,6% centrare l’obiettivo diventa impossibile. Questo perché prima del 2020 non saranno disponibili né i carburanti di seconda generazione (ovvero quelli prodotti con i rifiuti) né le auto elettriche: queste ultime, almeno, non in grandi numeri. Superare il limite indicato dallo studio comporta però altre complicazioni. Per ottenere nuovi terrendi da destinare alle coltivazioni energetiche si può deforestare. Ma è chiaro che non è un grande affare per l’ambiente. L’altra strada è quella di convertire coltivazioni dedicate all’alimentare con quelle dedicate al biofuel.
E qui il rischio immediato è quello di abbassare la disponibilità di materie prime alimentari facendo di conseguenza impennare i prezzi, a cominciare dal pane e dalla pasta. Senza contare che le macchine agricole non vanno a biofuel ma a gasolio, che i fertilizzanti sono responsabili di una grossa quota delle emissioni di CO2 in atmosfera, e che poi bisogna convertire il mais in energia, usandone dell’altra. Non sempre il bilancio ecologico è in positivo: secondo alcuni studiosi, anzi, lo è solo in Brasile, dove l’estensione di terra coltivabile è enorme. Il rapporto prende in considerazione il fatto che gli usi indiretti del territorio hanno un effetto importante sulla sostenibilità ambientale dei biocarburanti, ma considera gli obiettivi fissati dall’Unione Europea sufficientemente contenuti da non metterla a rischio.
Lo studio è stato accolto con favore dal Copa- Cogeca (l’organizzazione europea di rappresentanza degli agricoltori e delle cooperative agricole). «Conferma - ha dichiarato Pekka Pesonen, Segretario generale del Copa-Cogeca - che, da oggi al 2020, un aumento della domanda di materie prime utilizzate per produrre i biocarburanti determinerà solo un lieve incremento dell’impiego di seminativi compreso tra lo 0,07 e lo 0,08%». Il dato ha stupito molti esperti: altri studi Ue dicono che arrivare al 10% farebbe impennare del 35% i prezzi degli oli vegetali e del 10 quelli dei cereali. Quello che è certo è che di qui a sostituire la benzina il cammino è lungo.