Frammenti vari, 7 aprile 2010
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "BOLLEA
GIOVANNI"
Due delle quattordici canzoni in gara alla quarantunesima edizione dello Zecchino d’oro hanno per protagoniste mamme troppo impegnate fuori casa, che non trovano il tempo per i loro bambini cresciuti dalle nonne. Giovanni Bollea, neuropsichiatra infantile: «Creare sensi di colpa nei bambini e nei genitori mi sembra un’operazione bieca. Padri e madri non hanno il piacere di lavorare, ma spesso vi sono costretti in modo affannato, proprio per rispondere alle esigenze consumistiche istillate nei loro figli. Mi sembrerebbe più giusto far cantare una canzone contro il consumismo...» (Emilia Costantini, Corriere della Sera 19/11/1998).
Giovanni Bollea, neuropsichiatra infantile: secondo lui il fenomeno dell’irritabilità dei ragazzi, che si muovono continuamente e sono ipercinetici, presenta varie case, ambientali e organiche: «Ma la mia scuola è sempre stata scettica sulla cura farmacologica, con le anfetamine. In questi casi non ho mai dato farmaci e tuttavia ho curato decine di pazienti». Diverse le diagnosi possibili secondo il professore: «A volte i disturbi provengono da problemi di apprendimento non immediatamente evidenziati, per esempio di lettura e di vocabolario. Il bambino non capisce tutto e vive una caduta di autostima. Inoltre l’irritabilità viene aumentata in progressione geometrica dai rimproveri dei genitori che non sempre il soggetto considera giusti, perché è più forte di lui avere a che fare con le cose come se le sfiorasse soltanto. Poi ci sono cause di neurofisiopatologia cerebrale: mi riferisco a una particolare eccitabilità corticale, che si può osservare con un elettroencefalogramma». Comunque la cosiddetta sindrome di Adhd, per Bollea, è un «coacervo di sintomi diversi»: i disturbi dei bambini spesso sono dovuti anche all’educazine ossessiva dei genitori e all’abuso di esposizione a tv, videogiochi e computer. (Gabriele Beccaria, La Stampa 06/03/2000)
Giovanni Bollea, neuropsichiatra infantile: «Ognuno di noi, anche se ha solo una paralisi facciale cerca di eliminarla esteticamente. E perché il down non dovrebbe farlo? Fa piacere anche a lui sentirsi più bello, perché da adulto il concetto di bello, poi, ce l’ha. Il confronto lo fa. Qualsiasi cosa faciliti l’adattamento al mondo esterno va perseguito» (f.gal., La Stampa 18/11/1998)
Giovanni Bollea: «Il fatto è che per dare il meglio sul piano intellettuale bisogna essere rilassati e questo è importante soprattutto per i bambini: se non si sentono imprigionati in una gabbia di cemento sono più allegri, rendono di più» (la Repubblica del 18/01/02)
«Passare molte ore davanti a un gioco può però causare problemi ai più giovani», avverte Giovanni Bollea, neuropsichiatra infantile, «soprattutto in un’età in cui i ragazzi tendono a chiudersi caratterialmente e rischiano di confondere il videogame con la realtà» (Federico Ferrazza Macchina del Tempo, agosto 2003)
«Il gioco è assolutamente indispensabile perché sviluppa l’intelligenza, la coordinazione mentale e la psicomotricità e facilita le relazioni interpersonali», spiega il professor Giovanni Bollea, neuropsichiatra infantile. «Non solo, è essenziale che il bambino, almeno fino alla fine della scuola media, giochi il più possibile con il padre e che insieme inventino e costruiscano giocattoli. I giochi che consiglio sono quelli ”di base”: la palla, le bambole, gli animali, le automobili, le costruzioni, i colori, gli arnesi da cucina...». «Tra l’isolamento della tv e quello del videogioco è preferibile senz’altro quest’ultimo. I videogame impegnano la mente in modo più costruttivo e ammettono la partecipazione di un genitore» «La città ha dimenticato i bambini, ha occupato tutti gli spazi che un tempo erano per loro, come i cortili, e così prevale il gioco casalingo», dice Bollea. «Per non parlare della lettura, elemento indispensabile per sviluppare la creatività infantile e la futura cultura dell’individuo. «Ma purtroppo genitori e nonni non hanno più tempo per leggere le favole ai loro bimbi». «Bisognerebbe cercare di negoziare di più e scegliere insieme il gioco che soddisfi entrambi. E l’importante è non esagerare con il numero di giocattoli. Al bambino va dato l’essenziale e non troppo di più. Altrimenti il rischio è la noia dell’abbondanza», conclude Bollea (MACCHINA DEL TEMPO GENNAIO FEBBRAIO 2005).
«Dopo ogni bocciatura di un bambino dovremmo chiederci: dove abbiamo sbagliato quando abbiamo messo in cattedra quell’insegnante?» (Paolo Conti, Corriere della Sera 13/6/2009)