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 2010  aprile 04 Domenica calendario

INTERVISTA INVENTATA A PHILIP ROTH

Ha spento il cellulare, e anche il telefono della sua casa romana suona a vuoto. Ma ormai è un eroe di Internet, e forse meriterebbe che si inventassero sui due piedi un po’ di sue dichiarazioni: per farci spiegare quale sia stata la filosofia delle sue interviste «impossibili», pubblicate negli ultimi anni su molti giornali di varie coloriture politiche con i più importanti scrittori di tutto il mondo: e, a detta degli interessati, totalmente inventate. Da Toni Morrison a Günther Grass, da Nadine Gordimer a Gore Vidal, da Jean Marie Le Clézio a a Herta Müller, fino a Derek Walcott interpellato in diretta sul terremoto di Haiti, nessun grande nome sembrava rifiutare, per anni, qualche risposta stuzzicante e a volte un po’ scandalosa a Tommaso Debenedetti, 41 anni, insegnante e giornalista freelance, figlio dello scrittore Antonio e nipote di un maestro della critica letteraria come Giacomo.
Aveva una certa preferenza per i Nobel, ma non solo: proprio un Nobel (scandalosamente) mancato come Philip Roth è stato la sua buccia di banana. Lo ha «intervistato» prima per Il Piccolo e poi per Libero, registrando duri giudizi su Barack Obama: «Una grandissima delusione. Sono stato fra i primi a credere in lui, ad appoggiarlo, ma adesso devo confessare che mi è diventato perfino antipatico». Anche John Grisham, grande sostenitore del presidente americano, era stato arruolato tra i delusi, questa volta per il Giorno, manco a dirlo a sua totale insaputa. Per non parlare di un misterioso alter-ego di John Le Carré, che alla vigilia delle elezioni politiche, nel 2006, aveva confidato sempre a Debenedetti - per L’Indipendente -, di ritenere Silvio Berlusconi «un vero prodigio italiano».
La cosa finì con una piccata rettifica (l’autore della Spia che venne dal freddo è un fiero disistimatore del nostro premier) ma non intaccò l’immagine del giornalista, che ha continuato a distribuire le sue interviste a destra e a manca. Un vivace scambio di vedute con Gore Vidal venne ripreso anche sul sito del suo editore italiano, Fazi. Come dice un po’ abbattuto Francesco Borgonovo, responsabile delle pagine culturali di Libero, si è tradito col «giornale sbagliato». Le parole di Roth su una testata connotata politicamente (a destra) sono rimbalzate nella polemica politico-culturale. Alla prima occasione il Venerdì ha ovviamente chiesto spiegazioni allo scrittore: che, sbalordito, ha messo in moto il suo agente.
Di lì, a cascata, polemiche roventi, smentite, frizzi e lazzi sui blog e notorietà internazionale, dal New Yorker dove Judith Thurman ha ricostruito tutta la carriera del presunto falsario, al Guardian britannico. Un trionfo, da un certo punto di vista. Lui, prima di sparire, ha detto alla Thurman che in effetti non possedeva più le cassette registrate con le interviste, ma che forse gli scrittori stavano tirandosi indietro per non fare brutta figura nei loro ambienti «liberal». Poi, silenzio. Peccato. Avrebbe potuto rivendicare il suo operato come quei giovani artisti che nel 1984 beffarono mezzo mondo con le tre teste in granito fatte ritrovare in un canale di Livorno e attribuite concordemente a Modigliani. Come le teste, le sue interviste dal punto di vista formale non avevano mai destato alcun sospetto. O forse gli scrittori, anche se Nobel, non interessano veramente a nessuno?