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 2010  aprile 02 Venerdì calendario

L’ULTIMA SFIDA DI MURDOCH. CONQUISTARE NEW YORK CON 10 DOLLARI AL MESE

Dieci dollari in meno al mese e ti conquisto New York. Questo, più o meno, il ragionamento di Rupert Murdoch, il quale è intenzionato a conquistare fette di lettori della Grande Mela a costo di abbattere il prezzo del suo gioiello, il quotidiano finanziario The Wall Street Journal. Da oggi l’offerta è 10 dollari al mese, contro i 40 del rivale storico, il New York Times.
E’ noto che il magnate australiano – naturalizzato americano – usò la stessa tecnica negli anni Ottanta, quando abbassò drasticamente il prezzo dei suoi quotidiani inglesi, The Times and The Sun. Allora funzionò. Oggi però lo scenario è diverso. Oggi i giornali non devono semplicemente combattersi tra loro a colpi di sconti – 10 dollari al mese è una riduzione dell’80% sul prezzo attuale – ma soprattutto confrontarsi con le proprie versioni online. E poi ci sono gli aggregatori di notizie, sempre online, che costano nulla e offrono una quantità di informazione quasi illimitata. La battaglia si sta combattendo su tutti i terreni. Questo è più il tempo della prova e dell’innovazione, piuttosto che del colpo decisivo e definitivo.
Innanzitutto, va detto che c’è un fronte della battaglia che si sta combattendo sul piano ideologico. Oggi Murdoch è proprietario del primo canale d’informazione americano, Fox News. Questa ha surclassato la sua gemella liberal Cnn, che malgrado i recenti investimenti in tecnologia e gli effetti speciali che hanno affascinato milioni di telespettatori la sera dell’elezione di Obama, è in caduta libera di ascolti.
La scommessa di Murdoch è che quello di Cnn non sia un caso isolato; la sua scommessa è che sia l’intera costellazione dei media liberali ad essere in agonia. La mossa nei confronti del New York Times, storico architrave della stampa e dell’opinione pubblica progressista, fa parte di una strategia più ampia, che prevede la cattura di fette di mercato crescenti, offerte in seguito a inserzionisti popolari e sempre poco propensi a sposare le posizioni politiche e sociali d’élite della stampa liberal. Non è un caso che, secondo fonti accreditate, siano proprio i profitti accumulati da Fox News che in parte sosterranno la campagna di sconti del Wall Street Journal.
Tutto chiaro, e anche già visto a Londra negli anni Ottanta, non a caso quelli della Thatcher. Ma, come detto, si tratta di un gioco non a somma zero. Infatti, il totale dei lettori dei giornali su carta stanno diminuendo. In altre parole, Murdoch lancia la sua sfida per la conquista di un mercato declinante. Le giovani generazioni, e con queste si intende compresi i trentenni, oggi guardano le notizie su Internet (o sul cellulare). Come pensa di procedere il tycoon australiano sulla rete? Cosa ha da offrire ai cosiddetti digital native? Qui sono le dolenti note.
Innanzitutto, quasi in coincidenza con l’annuncio della riduzione del prezzo di abbonamento del Wall Street Journal, c’è quella dell’accesso a pagamento ai quotidiani della Times News, la corporation dei media inglesi di Murdoch. Il navigatore di Internet arriva alla versione online del Times e … niente, non procede. Per procedere, bisogna pagare. Niente audience, niente pubblicità. Quindi le versioni sulla rete dei giornali inglesi di Murdoch devono stare in piedi grazie alle sottoscrizioni dei lettori online. E’ vero che oggi è difficile salvare il conto economico dei giornali digitali grazie alla pubblicità. Ma la scelta di Murdoch è contro intuitiva: sono quegli stessi digital native che hanno già ampiamente dimostrato di apprezzare una rete aperta, libera e gratuita, che dovrebbero pagare gli stipendi ai giornalisti del Times.
Come si vede, Murdoch sta inseguendo due diversi ”business model”, uno per la versione dei suoi giornali su carta, l’altro per quella digitale. Nel primo caso, si abbassa il prezzo per aumentare la diffusione e raccogliere più pubblicità; nel secondo, si apre soltanto agli abbonati e si rinuncia agli introiti degli inserzionisti. Una strategia unica, nel panorama dei media internazionali. Per esempio, lo stesso New York Times ha una politica mista, alcune informazioni gratuite e altre a pagamento sulla rete; un prezzo scontato ma non vicino a zero per gli abbonati alla versione su carta. Siamo di fronte ad un genio o ad uno sprovveduto?
Difficile e avventato dare dello sprovveduto a Murdoch. Ma se lui ha ragione, hanno torto non soltanto tutti gli altri protagonisti dei media off e online; hanno torno anche tutti coloro che stanno lavorando sulla rete e fuori di essa per costruire la nuova industria dei media.
Prendiamo Apple. Il lancio dell’iPad apre la porta alla vendita online dei contenuti, non alla loro fruizione gratuita. In questo senso, siamo nella direzione presa da Murdoch. Ma è anche vero che parte del prezzo di acquisto del contenuto va a pagare Apple, e non il produttore di contenuti. Quindi, acquistare il Wall Street Journal su iPad significa far ricco Apple più e prima di News Corp. E’ questo che ha in testa Murdoch? Probabilmente no. E allora non rimane che attendere. Probabilmente stiamo assistendo a test, prove tecniche di nuove trasmissioni, nuovi business model, nuove strategie.