Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 04/04/2010, 4 aprile 2010
NASCE DALLA BOCCA DI ADAMO IL LEGNO DELLA CROCE DI CRISTO
Il teschio che figura ai piedi di Adamo nel quadro di Jacopo Bassano ( Corriere, 21 marzo), è proprio quello di lui, Adamo. Il Golgotha, ossia colle del Teschio, sul quale fu crocifisso Gesù, si chiamava così perché si diceva che vi fosse stato sepolto il cranio del primo uomo. Sul teschio del primo peccatore cadde il sangue rigeneratore di Colui che col suo sacrificio redimeva l’intera umanità dal peccato originale.
Alvise Zorzi
Roma
Caro Zorzi, esiste effettivamente una leggenda secondo cui Adamo sarebbe stato sepolto alla sommità del Golgotha. Ma il suo rapporto con la crocifissione è diverso ed è il tema centrale di altre leggende medioevali, raccolte poi da un grande divulgatore della cristianità, Jacopo da Varazze, in un libro («La leggenda aurea») che ebbe una straordinaria fortuna.
Tutto cominciò quando Adamo, ormai prossimo alla morte, mandò il figlio Seth nel paradiso terrestre per chiedere l’olio della misericordia e della salvezza all’angelo che ne custodiva i cancelli. L’angelo rispose che l’olio sarebbe stato concesso dal figlio di Dio quando fosse giunto il momento della sua venuta, ma gli dette nel frattempo tre semi e gli ordinò di metterli sotto la lingua di Adamo dopo la sua morte. Fu così che dalla bocca del primo uomo fiorirono tre rami: il primo di olivo, il secondo di cedro e il terzo di cipresso. Se i lettori vorranno sapere la storia di quei rami dal momento in cui Mosé li trovò nella valle dell’Ebron, potranno leggere un breve libro di Federica Armiraglio («La leggenda di Adamo ed Eva», Skira 2006). Scopriranno che il «santo legno» fu custodito nel tempio di cui Davide aveva iniziato la costruzione, fece innumerevoli miracoli, fu gettato nella piscina probatica (dove si lavavano le pecore destinate ai sacrifici), utilizzato come ponte per attraversare il ruscello Siloe, trascurato da Salomone, devotamente adorato dalla regina di Saba e, infine, utilizzato per la crocifissione di Cristo.
Alcune leggende successive raccontano come l’imperatrice Elena abbia rinvenuto, tre secoli dopo, il legno della croce. Non appena giunta a Gerusalemme, la madre di Costantino interpellò gli ebrei più sapienti della città, ma ricevette risposte vaghe e reticenti. Passò quindi ai modi bruschi e gettò in un pozzo, senza acqua e cibo, un ebreo di nome Giuda finché questi non la condusse sul luogo dove le tre croci erano state interrate. Fu necessario, dopo la scoperta, accertare quale fosse la croce di Cristo; e questo accadde dopo il rinvenimento quando una delle tre fece il suo primo miracolo riportando un morto alla vita. Questa storia è stata raccontata da Piero della Francesca nel suo ciclo su «La leggenda della vera croce», dipinto per la chiesa di San Francesco ad Arezzo.
Quando al teschio che appare ai piedi di Adamo nel quadro di Jacopo Bassano, la sua interpretazione, caro Zorzi, è molto suggestiva. Ma non è escluso che il pittore abbia voluto inserire nella sua opera un memento mori, una riflessione sulla morte, tema molto comune nella pittura religiosa della Controriforma.
Sergio Romano