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 2010  aprile 04 Domenica calendario

«PIU’ CONSIGLIERI», LE TENTAZIONI PARALLELE - «E

stateve zitti che impedite di far la stessa cosa anche a noi!» E’ questo il senso del messaggio lanciato da Francesco Storace agli amici pidiellini pugliesi. I quali, ribelli all’aumento «sinistrorso» dei consiglieri regionali a Bari, rischiano di far saltare il parallelo aumento "destrorso" dei consiglieri regionali a Roma. Il tutto pochi giorni dopo gli ultimi e solenni proclami, da destra e da sinistra, sulla necessità di ridurre il numero dei deputati, dei senatori, dei consiglieri regionali.
All’origine del caos in corso in entrambe le assemblee neoelette, c’è un pasticcio più antico. La confusione fatta qualche anno fa dai due consigli regionali quando decisero di darsi una legge elettorale propria. Leggi che in entrambi i casi hanno sottovalutato l’ipotesi che il presidente possa essere eletto con una maggioranza più risicat a rispetto a quella prevista dal vecchio «Tatarellum». Il quale, in nome della governabilità, prevedeva che i presidenti contassero su una maggioranza del 60% contro il 40% dell’opposizione a costo di aumentare il numero degli eletti.
Prendiamo la Puglia. Dice la legge fatta nel 2005 dalla destra di Raffaele Fitto, che «il Consiglio regionale è composto da 70 membri, compreso il Presidente eletto, di cui 56 eletti sulla base di liste circoscrizionali concorrenti e 13 eletti tra i gruppi di liste collegate con il candidato Presidente eletto». Si partiva quindi dall’idea che prendendo la metà più uno dei voti un governatore avesse almeno 28 consiglieri (la metà dei 56) presi con il proporzionale più 13 col premio di maggioranza più, ovvio, se stesso. Risultato finale: una maggioranza di 42 deputati regionali contro 28. Più che sufficiente per governare senza temere imboscate, tradimenti, ricatti...
All’atto pratico, si è visto che può andare diversamente. Tanto che il "plebiscito" a favore di Nichi Vendola, sotto il profilo della distribuzione dei seggi, non è stato trionfale affatto. Tanto che il leader di SeL, fatti i conti, si è ritrovato con 39 consiglieri contro 31. Quanti possono bastare, sulla carta, per una navigazione tranquilla. Ma cinque anni, da qui alle prossime elezioni, sono un’eternità.
E così, a sinistra è spuntata l’idea: agganciarsi al vecchio "Tatarellum" nazionale, sia pure superato dalla nuova legge regionale, per ristabilire la proporzione 60/40. Come? Aggiungendo alla maggioranza 8 deputati in più. Per l’esattezza, 4 del Pd, 2 di Sinistra e libertà, uno della lista La Puglia per Vendola e infine uno dell’IdV. Tutti ben decisi, su questa tesi, a dare battaglia in tribunale.
Immediata rivolta a destra. Tanto più che, dice lo stesso Statuto, «la giunta è formata dal presidente e da un numero di componenti ... non superiore ad un quinto dei consiglieri». Con la conseguenza che, se il Consiglio avesse 78 membri, la giunta potrebbe salire al 16 assessori. «Una follia», secondo il Pdl. «Per quanto mi riguarda, la norma dello Statuto non può essere derogata dalla legge elettorale», attacca Rocco Palese, il candidato governatore sconfitto. Ci mancherebbe altro, sostiene Lucio Tarquinio, autore nell’altra legislatura di una proposta per far scendere il numero dei seggi addirittura a 50.
Quanto a Nichi Vendola, ha cercato di sdrammatizzare: «L’aumento del numero dei consiglieri regionali - da 70 a 78 - che si va prospettando in Puglia per consentire la governabilità è il prodotto di un pasticcio istituzionale ma si farà in modo che questo non gravi sulle tasche dei cittadini». Cioè? «Purtroppo non è possibile ridurre il numero dei consiglieri eletti. tecnicamente impossibile, sulla base dell’attuale normativa, eliminare questa assurdità. Per questo proporrò nella prima seduta utile un provvedimento con il quale si prescrive che il monte stipendi complessivo del Consiglio non venga aumentato, ma ridistribuito equamente tra tutti i consiglieri. In questo modo, i danni incautamente prodotti non graveranno sulle tasche dei cittadini pugliesi». E gli uffici? Le segretarie? I rimborsi spese? Anche quelli spartiti? E davvero i consiglieri di minoranza accetterebbero di spartire stipendi e prebende? Amettersi di traverso a questa soluzione, che gonfierebbe il consiglio regionale della Puglia (4 milioni di abitanti) quanto quello della Lombardia (quasi 10), non è però solo la destra. Ma anche, per esempio, Gianluigi Pellegrino. Cioè l’avvocato scelto da Nichi Vendola per respingere nel 2005 il ricorso di Raffaele Fitto e di nuovo scelto dalla sinistra nella recente diatriba giudiziaria sulla presentazione della lista Pdl nel Lazio. E proprio alle 4 sentenze che diedero torto al Pdl sulle liste a Roma, Pellegrino si rifà: «In materia elettorale, la legge regionale prevale su quella statale. Non bastasse, all’ interno della disciplina regionale, lo Statuto prevale sulla legge ordinaria la quale, peraltro, non prevede affatto che si possano aggiungere altri seggi». Le norme, del resto, «sono chiare e ribadite dagli atti di Vendola che ha convocato le elezioni individuando in 70 i consiglieri da eleggere. Il "premio di maggioranza", con quei 13 consiglieri dati al vincitore (non di più, non di meno) c’è già. La legge non garantisce il rapporto di 60/40? Può darsi. La cambino. Ma non possono farlo ora».
Cinquecento chilometri a Nord-Ovest, scenario ribaltato ma identico. A Roma è Renata Polverini ad avere una maggioranza decente (42 seggi su 71, contro 29 grazie a un premio di maggioranza di 14: non di più, non di meno) ma inferiore a quanto prevedeva il "Tatarellum". E qui è la destra a volersi attaccare alla legge nazionale superata dalla legge regionale per rastrellare altri 3 deputati che le consentirebbero di arrivare a quel benedetto 60/40.
Peccato che anche qui lo statuto sia chiarissimo: 70 membri più il presidente, punto. Senza scappatoie. Tanto che Francesco Storace, come dicevamo all’inizio, è sbottato con gli amici pugliesi e in particolare con il fratello di Pinuccio: «Tatarella non metta in difficoltà la Polverini. I suoi argomenti contro Vendola rischiano di provocare conseguenze nel Lazio». Insomma, così fan tutti. A ridurre i consiglieri regionali, aumentati cinque anni fa di un centinaio di membri, ci penseremo un’altra volta... Forse... Chissà...
Gian Antonio Stella