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 2010  aprile 04 Domenica calendario

IL CREDITO AMERICANO ANCORA FRAGILE E OPACO

Adesso, il Tesoro Usa sta pensando di uscire da Citicorp, viste le quotazioni in netto recupero. E tuttavia il 2009 non è stato un anno di vera ripresa per le banche americane. Anzi. Il servizio studi della Bnl, gruppo Bnp Paribas, ricava dai documenti della Fdic (Federal deposit insurance corporation) un quadro ancora fosco. L’utile aggregato del sistema è salito da 4,5 a 12,5 miliardi di dollari, ma i livelli dei primi anni 2000, oltre 110 miliardi, restano lontani.
Di più, le sei maggiori banche, che nell’ esercizio precedente avevano perso 14 miliardi, ne hanno guadagnati 43 grazie anche e soprattutto al trading finanziario. Questo vuol dire che il resto del sistema bancario americano, che nel 2008 aveva chiuso ancora in nero, l’anno scorso è andato sotto. Le banche hanno strizzato i clienti (più 12% dei ricavi da servizi, più 11% del margine di interesse) e i dipendenti (meno 3% le spese di funzionamento), ma stanno accumulando problemi con i debitori: i crediti in sofferenza e quelli scaduti da almeno 3 mesi sono pari al 5,4% degli impieghi, il quadruplo del 2007. Molte banche locali sono sottocapitalizzate, e questo determina l’incremento dei fallimenti di chi è abbastanza piccolo perché la Federal Reserve gli conceda questo esito (140 casi nel 2009 contro i 25 del’ anno prima). In generale subisce un’impennata il numero delle banche ufficialmente in difficoltà (702 nel 2009 contro i 252 del 2008).
Gli Stati Uniti sono meno trasparenti dell’Europa. L’adozione dei principi contabili di Basilea 2 è appena stata avviata e non sarà completata prima di tre anni. Fare paragoni sui coefficienti patrimoniali sarebbe dunque fuorviante. D’altra parte, le grandi banche hanno ancora a bilancio quantità abbastanza grandi di titoli illiquidi valutati sulla base di stime dei propri manager, e non dei corsi di mercato. Goldman Sachs ne ha per 43 miliardi di dollari, pari ai due terzi del capitale sociale, Morgan Stanley addirittura per 85 miliardi, pari a una volta e mezza il capitale. I bilanci americani sono opachi anche per altre ragioni. una specialità di Wall Street presentare l’esposizione in derivati al netto delle poste attive. In tal modo il totale delle attività appare più contenuto in assoluto e, quel che più conta, relazione ai mezzi propri. La leva finanziaria, come si dice in gergo, sembra più corta e la banca più sicura. Gli attivi di Goldman Sachs, per esempio, pesano solo 12 volte imezzi propri quando nei principali gruppi bancari italiani la leva media è pari al doppio e nei principali gruppi europei è pari a 34 volte. Ma italiani ed europei mettono l’esposizione passiva in derivati al passivo e quella attiva all’attivo, secondo il principio della partita doppia.
Se Goldman e le altre seguissero la stessa linea di trasparenza, mostrerebbero attivi ben più vicini alla realtà, e dunque ben altra leva. Lo si intuisce dai conti della Deutsche Bank presentati secondo i due principi contabili: all’americana la leva del colosso finanziario tedesco è pari a 23 volte, all’europea a 40 volte. Se la Lehman avesse imitato la Deutsche, molti sarebbero fuggiti in tempo. E quel tragico fallimento sarebbe stato evitato.
Massimo Mucchetti