Andrea Garibaldi, Corriere della Sera 04/04/2010, 4 aprile 2010
LA «SPOON RIVER» DEL LAVORO. OGNI GIORNO TRE TRAGEDIE
Prendiamo l’inizio del 2010. Marco Barzaghi aveva trent’anni e cercava casa con la fidanzata. Schiacciato da una trave di metallo da due tonnellate, in una ditta di Trezzo d’Adda, nel milanese. P.B. 59 anni, due volte papà, colpito a morte allo sterno da un grosso pezzo di plastica, ad Alfianello, bassa Bresciana. Giuseppe d’Agostino, 41 anni, un figlio, cade da una scala mentre ispeziona l’impianto luci di una serigrafia, a Pomezia (Roma). A Limbiate, O.A., nigeriano di 23 anni, scivola in una tranciatrice, rullo da cento metri sovrastato da dieci presse...
Morti minori, perché non c’è giallo da risolvere, né orrori familiari da scovare. Forse, morti date per scontate. Nei primi sei mesi del 2009 hanno finito di vivere lavorando 490 persone, quasi tre vite perdute al giorno. In più, 25 nuovi invalidi al giorno. Lo scorso anno erano stati 558, il 12 per cento in più. Il presidente dell’Inail, Marco Sartori, però ha corretto la «buona notizia»: «Il calo è dovuto in parte alla crisi economica». Anche il numero di infortuni si abbassa da quasi 445 mila (primi sei mesi 2008) a 398 mila (2009).
Un progresso della sicurezza, tuttavia, va registrato. Storicamente: nel 1963 i morti sul lavoro furono oltre 4400. Ma anche negli ultimi anni, poiché per la prima volta dal dopoguerra nel 2008 le vittime furono meno di 1200, con un calo del 7 per cento sul 2007. In Francia e in Germania i morti sul lavoro sono poco più della metà, nel Regno Unito un quarto. E poi, altro numero poco rassicurante, aumentano i morti stranieri, soprattutto nei cantieri edili.
Fu una direttiva europea a spingere verso una nuova legislazione sulla sicurezza. Il primo governo Berlusconi varò la legge 626. Poi, toccò al centrosinistra. Ricorda l’ex ministro del Lavoro Tiziano Treu. «Ho studiato come migliorare la legge dal ”95 fino al 2008...». Ma sul tema ci sono forti resistenze, tanto è vero che (con una legislatura a guida Berlusconi in mezzo) il centrosinistra riesce a varare un Testo unico sulla sicurezza solo nella fine del secondo governo Prodi, inizio 2008. C’è stato l’immenso dolore della Thyssen di Torino, nel frattempo: notte fra il 5 e il 6 dicembre 2007, una fiammata incenerì le esistenze di sette operai. E – pochi giorni prima dell’approvazione del decreto’ il 3 marzo 2008, a Molfetta cinque operai morirono per le esalazioni di acido solfidrico in una cisterna della ditta Truck Center.
Le nuove norme prevedono fra l’altro l’arresto del datore di lavoro quando un dipendente muore e l’azienda non è in regola. Il presidente della Confindustria, Montezemolo dichiara che questo «è l’ultimo atto di una sinistra demagogica e anti-industriale, come se fossimo a Cuba negli anni Sessanta». E spiega: «Tutto l’impianto è spostato sull’inasprimento delle pene: così non si salva una vita umana. Dobbiamo lavorare sulla prevenzione».
Presto arrivano le elezioni, sale a Palazzo Chigi il centrodestra. E uno dei primi atti è la modifica del testo sulla sicurezza sul lavoro. Il nuovo ministro, Maurizio Sacconi, era stato fra i più netti oppositori del Testo del governo Prodi. Nel nuovo testo, varato prima dell’estate, il responsabile dell’azienda non è più punibile se morte o lesione personali siano imputabili a fatto colposo dei progettisti, dei fornitori, degli installatori, del medico o del lavoratore. L’opposizione chiama il nuovo testo «salva-manager», come testimonia Angelo Bonelli, leader dei Verdi.
Dice Tiziano Treu: «Il nuovo testo ha alleggerito le responsabilità di appaltatori e subappaltatori. Non prevede un rappresentante per la sicurezza dei lavoratori che possa occuparsi dell’azienda madre e anche che ottengono appalti. Non rafforza la prevenzione, per esempio con educazione scolastica». Il ministro Sacconi sostiene invece che sono state sfrondate norme burocratiche e formali, che il nuovo testo è una semplificazione. «In parte ciò è vero – dice Treu ”. Ma il messaggio dato alle imprese è che i lacci si allentavano. Io e il ministro di Prodi, Damiano, andammo da Sacconi e suggerimmo: «Aspettiamo un anno, vediamo come funziona il testo che abbiamo varato noi, facciamo esperienza. Ma fu scelta la marcia indietro».
C’è un altro punto. Le ispezioni sui luoghi di lavoro. Treu: «Le aziende ad alto rischio che hanno recidive di infortuni sono circa 15 mila: edili e agricole principalmente. Concentriamoci su queste, dato che non si possono visitare 4 milioni di aziende italiane».
Il nodo non sempre sta nelle leggi. «La disapplicazione della legge porta alla depenalizzazione strisciante», ha detto il magistrato Raffaele Guariniello. Il maggior sostenitore della sicurezza sul lavoro è il presidente della Repubblica, Napolitano. Su nessun altro argomento è intervenuto tanto: «Tragedia da fermare subito» (14 aprile 2007), «Indigniamoci» (2 maggio 2007), «Allarme sociale per le morti bianche» (11 gennaio 2008), «Basta parole» (13 giugno 2008), «Migliorare le leggi» (12 ottobre 2008), «Il fenomeno degli incidenti sul lavoro rimane dolorosissimo e inquietante e inaccettabile per una società che voglia dirsi civile» (12 ottobre 2009).
Su altri temi è stato più ascoltato.
Andrea Garibaldi