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 2010  aprile 03 Sabato calendario

IL GOVERNO ACCELERA SUL CARO BENZINA

Con la ripetitività di un rito, alla vigilia dei grandi esodi benzina e gasolio rincarano, i consumatori protestano, le compagnie petrolifere si difendono sventolando i listini internazionali, si invoca l’intervento del governo, e la politica promette interventi.
Non è possibile ridurre per decreto i prezzi dei carburanti. I prezzi sono liberi. Ma se i prezzi sono liberi, invece nonè libero il mercato, ingabbiato dalle maglie strette di un sistema normativo asfissiante. Per questo motivo è allo studio la riforma del settore – l’ennesima – che «sarà strutturale» (anticipa Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo economico) e arriverà in primavera. Il che, tradotto in provvedimenti, potrebbe voler dire non un decreto legge ma più probabilmente una legge delega per disciplinare l’intera materia in parlamento e, in via ammini-strativa, specifici protocolli d’intesa per immediato.
Non si tocca invece la quota fiscale, che rappresenta più di metà del costo totale, che rende minuscoli i benefici della competizione ma che per lo stato è una fonte importante di incassi.
I segnali sono preoccupanti non solamente per i consumatori. Tra diverse multinazionali del petrolio c’è voglia di lasciare il mercato italiano, sempre più spinoso e sempre meno remunerativo. Diverse raffinerie lavorano in perdita, compresse da dimensioni troppo piccole rispetto agli impianti di dimensioni monstre costruiti sopra i pozzi di petrolio.
Saglia cerca subito di abbassare il tono delle polemiche. «La situazione attuale è frutto della solita speculazione», osserva Saglia. Per questo motivo l’intervento allo studio del governo deve essere strutturale. Il confronto con le categorie è stato avviato già da tempo. «Abbiamo costituito più di un tavolo tecnico con l’intera filiera, dalla distribuzione ai contratti, e ora siamo pronti», confida.
Il motivo dell’attesa è legato all’arrivo dei nuovi presidenti delle regioni. Difatti alle regioni spetta buona parte delle normative sulla vendita dei carburanti. E proprio alle regioni sono addebitati i dieci anni di freni all’applicazione delle norme varate a partire dall’allora ministro dell’Industria Pierluigi Bersani, poi integrate e arricchite dai suoi successori. E in larga parte inutilizzate. «Oggi – dice Saglia – siamo in grado di fare proposte concrete sia in via amministrativa, con la sottoscrizione di specifici protocolli d’intesa, sia con una legge delega».
La chiusura di un numero consistente di impianti attraverso incentivi potrà essere avviata solo con l’intesa delle regioni: un passaggio inevitabile. «Quella italiana è una rete estremamente inefficiente. Abbiamo 24mila distributori – avverte Saglia – contro i 10mila della Francia e i 15mila della Germania». I benzinai italiani sono troppo piccoli e i costi della rete salgono.
Tra gli altri interventi ritenuti indispensabili l’aumento dei distributori automatici e soprattutto la possibilità di vendere prodotti non petroliferi, come ad esempio lotterie e tabacchi. Se ne parla da anni con effetti vicini allo zero. C’è poi l’ipotesi di aumentare il numero di distributori indipendenti e la creazione di un mercato all’ingrosso più corposo.
Il mercato all’ingrosso – di ambito solamente nazionale – potrebbe avere la struttura di una borsa dei carburanti dove i benzinai potranno approvvigionarsi; Saglia aggiunge che si starà attenti a non stravolgere le regole del mercato e con l’intesa delle compagnie.
Con la benzina sopra 1,4 euro al litro e il gasolio oltre quota 1,2, le associazioni dei consumatori sottolineano come il pieno sia rincarato di 10 euro dall’anno scorso nonostante l’andamento del petrolio. Le compagnie si difendono rilevando come i prezzi italiani siano in linea con le quotazioni internazionali dei prodotti finiti.
La poca trasparenza dei prezzi aiuta i sospetti che le aziende facciano cartello.«Anche il pre-sidente dell’Antitrust, AntonioCatricalà, ha detto di non essere mai riuscito a dimostrarlo», conclude Saglia.