Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 03/04/2010, 3 aprile 2010
IL FIGLIO DI UN COSTRUTTORE RICATTATO COME MARRAZZO. LA RETE DEL CARABINIERE
Ci sono altri «facoltosi clienti» di transessuali che avrebbero subito la pressione dei carabinieri della compagnia Trionfale. A raccontarlo ai magistrati è stata una nuova testimone convocata nell’ambito degli accertamenti sull’estorsione contro il Governatore Piero Marrazzo. I verbali e le intercettazioni depositati dopo l’arresto del maresciallo Nicola Testini, accusato di aver provocato la morte del pusher Gianguerino Cafasso con una miscela letale di droga, evidenziano i misteri che ancora segnano questa vicenda. Perché confermano come il ricatto politico che ha portato il presidente della Regione Lazio alle dimissioni sia cominciato almeno sei mesi prima, facendo emergere l’ampia rete di persone che erano a conoscenza dell’esistenza di quel filmato che lo ritraeva insieme al viado Natalie, girato da Carlo Tagliente e Luciano Simeone. lo stesso comandante della stazione dell’Arma ad ammettere davanti al pubblico ministero di aver saputo «tra ottobre e novembre 2008 da Testini che il presidente fosse cliente di qualche transessuale», dunque otto mesi prima che fosse compiuta la finta irruzione in via Gradoli.
Lo speedball mortale
Non c’è soltanto la testimonianza del transessuale Jennifer contro Testini. Agli atti della Procura è allegato il verbale di M., una ragazza ungherese che racconta di aver «avuto una storia con lui tra agosto e settembre scorsi». E rivela: «Il 12 settembre chiamai Testini sul cellulare nel corso della mattina, mi sembra verso le 11 e lui mi rispose che non poteva parlare perché si trovava davanti a un cadavere. Ricordo che verso sera mi raggiunse a casa e a me che gli chiedevo chi fosse la persona morta, mi rispose dicendo che era un confidente che lo aiutava a far arrestare i delinquenti. Io chiesi a Testini come fosse morto e lui rispose: " morto per overdose"».
Quel giorno fu la polizia ad intervenire all’hotel Romulus. Perché Testini decise di andare anche lui sul luogo del ritrovamento del corpo? Le indagini hanno rivelato come i carabinieri della Trionfale avessero contatti con alcuni agenti e proprio uno di loro ha dichiarato che Testini e Tagliente lo chiamarono «per sapere quale commissariato fosse intervenuto e le cause della morte». Imagistrati sono convinti che Testini abbia deciso di eliminare Cafasso, dopo averlo estromesso dalla trattativa per vendere il video e ribadiscono come tra il pusher e i tre carabinieri esisteva «un patto che li vedeva tutti insieme legati in uno stabile accordo criminale».
Il figlio del costruttore
una brasiliana di nome M. – ritenuta attendibile dagli investigatori del Ros che hanno effettuato verifiche sul suo racconto’ la testimone secondo la quale Testini cercò di spillare soldi ad altri clienti. Sostiene di aver conosciuto il maresciallo «tra il 1997 e il 1998», poi aggiunge: «Lui era interessato ad acquisire da me informazioni sia sulle attività dei trans, sia sugli spacciatori di cocaina che li rifornivano e, soprattutto, sui clienti maggiormente facoltosi che frequentavano i transessuali della zona. Iniziò a chiedermi notizie di un cliente di nome A., figlio unico di un costruttore, che era noto nell’ambiente per essere assuntore di cocaina e soprattutto perché spendeva moltissimi soldi con i trans fino a pagare 10, 15 milioni di vecchie lire a prestazione e con ciò intendo riferire che restava anche due giorni con il trans che aveva scelto. Cambiava e frequentava anche prostitute tipo me. Mi pagava sempre con assegni intestati alla società del padre che io versavo sui conti correnti che avevo in tre agenzie bancarie. Mi pagava anche 8, 10 milioni. Nonostante le insistenze di Testini nessuno della comunità trans-prostitute ha mai fornito indicazioni su come sorprenderlo durante i suoi incontri perché lo volevamo tutelare essendo una fonte di guadagno ed essendo con noi molto gentile e carino».
La cassaforte di Marrazzo
Anche Marrazzo avrebbe elargito migliaia di euro ai transessuali. A rivelarlo, tra gli altri, è il viado Paloma che era con lui la mattina del 3 luglio, prima che andasse da Natalie. Paloma sostiene di essere stato «con un uomo con una Porsche che poi mi portò in un edificio e sulla parte alta vidi che c’era la scritta "Regione Lazio"» e di aver preso per quella prestazione 5.000 euro. Racconta gli altri incontri avvenuti in un appartamento, dopo che «quell’uomo mi aveva avvicinata mentre mi prostituivo sulla via Flaminia», sottolinea come fosse sempre lui a portare la cocaina. Descrive la casa, le stanze, il bagno con l’idromassaggio. Poi aggiunge: «All’inizio non l’avevo riconosciuto, in seguito fu lui a dirmi che era Marrazzo, il presidente della Regione. Una volta prima di andare via mi diede un mazzo di soldi in contanti. Posso dire che prese quei soldi da una cassaforte sita all’interno della stanza da letto. Ricordo di aver notato all’interno di questa cassaforte molti soldi in contanti, era piena di soldi. Sul momento non ho contato i soldi che mi furono dati, successivamente ho realizzato che erano 8.000 euro, tutti in banconote di grosso taglio».
Il 9 gennaio scorso Marrazzo viene interrogato dai pubblici ministeri e afferma: «Non mi sono mai recato in locali della Regione per incontri con trans. Non ho mai usato auto di servizio per incontri con trans, trasportandoli a bordo. Non ho mai pagato ingenti somme ai trans per i miei rapporti con gli stessi e naturalmente non ho mai usato il denaro della Regione, ma solo il mio personale per pagare le loro prestazioni. Io non ho mai avuto una Porsche. Effettivamente la mattina del 3 luglio sono andato a casa mia e poi ho richiamato Paloma per poterlo rincontrare. Nel corso della stessa giornata effettivamente dopo l’episodio dei carabinieri a casa di Natalie in via Gradoli ho richiamato il trans Paloma. Non so neppure perché l’ho fatto, ritengo in preda all’agitazione che avevo quel giorno».
L’ex Governatore conferma la telefonata ricevuta sul numero della segreteria privata di uno dei carabinieri e poi aggiunge: «Alcuni giorni dopo è pervenuta sullo stesso numero una telefonata di una persona che ha detto di chiamarsi Brenda. Anche a questa non ho risposto, nè mi è stata passata dalla segreteria. Mi ha sorpreso che Brenda mi abbia telefonata in Regione utilizzando quel numero che io non gli avevo dato e che era lo stesso che avevo dato ai carabinieri. Ho pensato che fossero stati i carabinieri a fornirle quel numero e a dirle di chiamarmi per mandarmi un altro messaggio intimidatorio che suonava nel seguente modo: "Sappiamo che oltre a Natalie frequenti Brenda"». Il transessuale è stato trovato morto il 20 novembre e i magistrati non escludono che sia stato ucciso.
Fiorenza Sarzanini