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 2010  aprile 03 Sabato calendario

DAL TERRORISMO ALLE SETTE, IL PM IMPLACABILE CHE CREO’ IL POOL SUGLI ABUSI

«Pedofilia, omertà tra i religiosi», gli educatori cattolici sono «collusi», almeno «in termini culturali», con chi abusa dei minori. «Ben poche comunità hanno il coraggio di denunciare», «nessuna in ambito cattolico», e nel «fenomeno dell’abuso da parte dei religiosi, vige la regola per cui la persona sospettata, anziché essere denunciata, viene trasferita mettendo in pericolo nuove ignare vittime» mentre «la gerarchia cattolica non pende posizione». Aprile 2009, sulla rivista «Minori giustizia», Pietro Forno aveva già detto ciò che pensava. Ci fu solo qualche reazione composta.
Sono anni che il magistrato, in interventi pubblici o nelle aule dei processi, fa riferimento agli abusi negli istituti religiosi e nelle comunità.
In magistratura dal 1972, 65 anni, Pietro Forno è un piemontese tenace e rigoroso. Sposato con figli ha la passione per la montagna e lo scialpinismo. Vicino a Magistratura democratica (Md), ma non iscritto, ha svolto quasi l’intera carriera a Milano.
Negli anni ”70 e ”80 Forno ha condotto importanti inchieste sul terrorismo di destra e di sinistra, su Prima Linea e sui Nar di Francesca Mambro e Giusva Fioravanti oppure sui «Proletari armati per il comunismo» di Cesare Battisti.
Finiti i maxiprocessi ai terroristi, da sostituto procuratore Forno si dedica ai «soggetti deboli» con l’inchiesta sulla chiesa di Scientology. Ma è dal ”92 che comincia ad occuparsi dei reati sessuali. Prima da solo, poi con una decina di colleghi in un pool al quale fu attribuito un metodo investigativo innovativo, studiato dagli operatori e dal Consiglio superiore della magistratura (Csm), ma che i critici accusavano di tesi preconcette.
Una vera e propria macchina giudiziaria implacabile (95 per cento di giudizi a favore nei processi) che gli ha fatto guadagnare stima, ma anche attacchi, campagne di stampa contro, cortei di protesta e genitori incatenati per strada.
Nel dicembre del 2000, però, il suo rapporto con la Procura pare incrinarsi dopo che la collega Tiziana Siciliano, in un processo in cui lo sostituisce, va contro le sue indicazioni e chiede, e ottiene, l’assoluzione di un padre imputato di abusi sulla figlia di tre anni.
La Siciliano punta il dito contro il «meccanismo infernale» riscontrato nel processo, tra assistenti sociali «impreparati» e «periti di una superficialità che rasenta lo scandalo».
Tre mesi dopo, le motivazioni diranno che Forno era stato «corretto» bacchettando i consulenti accusati di aver scambiato una malformazione congenita per la prova di un abuso.
Nel 2004 il Csm nomina Pietro Forno Procuratore aggiunto di Torino, dove prosegue ad occuparsi di reati sessuali, come i risvolti dell’inchiesta sul premio letterario Grinzane.
Cinque anni dopo, il Consiglio accoglie la sua richiesta di tornare a Milano.
Giuseppe Guastella