Paola Bottelli, Il Sole-24 Ore 2/4/2010;, 2 aprile 2010
COSTUMI DA RECORD SUI MERCATI
Il cartamodello del costume da competizione per Alessia Filippi è sul tavolo. La nuotatrice italiana, primatista europea nei 1500 stile libero, ha appena testato il nuovo modello realizzato per lei dalla Jaked, l’azienda italiana esplosa durante le Olimpiadi di Pechino 2008, appena un anno dopo es-sere stata fondata, e consacrata dai Mondiali di Roma 2009 grazie a quello che i media hanno battezzato "il costumone dei record", Jaked 01, scelto da cinesi e americani, ma accanitamente osteggiato da un colosso come la Speedo.Un’ora in acqua e arriva la chiamata della Filippi: «Mi serve un centimetro in più sulle spalline».
Per accontentarla sono già al lavoro Francesco Fabbrica, l’inventore di Jaked, e il suo staff di tre specialisti. Dopo la dura battaglia che ha vietato l’utilizzo del poliuretano bielastico traspirante che aveva fatto scuola, Fabbrica non si perde d’animo. Dato per spacciato dalla concorrenza, viene selezionato dalla Federazione italiana come sponsor tecnico e fornitore ufficiale e sforna i brevetti di altri quattro costumi high-tech, questa volta incentrati sulla compressione muscolare: «Il no della Fina, la Federazione internazionale, è un passo indietro, ma il nostro progetto funziona perché è un mix tra qualità del tessuto, inedita tecnica di termosaldatura e modelli innovativi. Comunque – ride – ho già in casa anche i prototipi per il 2011».
Un’efficienza sorprendente se si considera il contesto in cui è nato il business: non in una delle multinazionali dello sport che fino al 2008 avevano fatto il bello e il cattivo tempo nel mondo del nuoto, bensì a Oleggio, provincia di Novara, cittadina di 13mila abitanti affacciata sul Parco del Ticino, fino a pochi anni fa proprio il distretto del costume da bagno, dove nonostante la crisi sono rimasti aperti tanti piccoli laboratori.
La sede è l’esatto opposto del laboratorio asettico dove ronzano sofisticati computer davanti ai quali siedono tecnici in camice bianco: una stradina nel centro storico, una corte quadrata, un appartamento con il parquet intarsiato e il soffitto (originale) a cassettoni dipinto a motivi floreali. « una bottega immersa nel silenzio – spiega Fabbrica, 50 anni, nato a Vigevano (dove ha appena ricevuto la Scarpa d’oro, massima onoreficenza cittadina), una quasilaurea in Ingegneria, fino a tre anni fa inventore di macchine per la saldatura dei tessuti che vendeva alle aziende dello sportswear – e anche una sartoria: modelli e sviluppo taglie li facciamo a mano».
Nel 2007, Fabbrica decide di lanciarsi in una propria attività grazie ai macchinari che inventa a Vigevano e che brevetta con regolarità; l’anno dopo,praticamente sconosciuto, arriva alle Olimpiadi e spopola. In Cina il marchio Jaked-acronimo dei figli dell’inventore, Giacomo ed Edoardo, nuotatori in erba – viene notato, tra gli altri, da Gianluigi Cimmino, imprenditore napoletano 37enne, che trascorre 30 settimane all’anno nella Repubblica popolare dove fa produrre i marchi low cost di intimo, Yamamay, e di borse e valigie, Carpisa. «Chissà chi ci sarà dietro», si domanda Cimmino, che cerca di mettersi subito in contatto con i responsabili. Anziché un ingnegnere neozelandese con PhD in scienze incrocia Fabbrica: è un colpo di fulmine. Cimmino rileva la maggioranza della Jaked per un milione e mezzo. Ne investe altri 2 per finanziare la ricerca, in acqua e fuori: ad esempio, nel segmento sportivo-tecnico declinato "al freddo".
Quando i due s’incontrano a Pechino 2008, nel fantascientifico Water Cube che ospita le gare, Cimmino racconta a Fabbrica che pure lui ha creato da poco il suo business. Dopo la laurea in Economia a Napoli, il lavoro di agente di commercio, le prime esperienze con Calzedonia e Intimissimi (quest’ultimo marchio è un diretto concorrente), fonda a fine 2001 due aziende con un identico modello di business: la Inticom di Gallarate per la biancheria e la Kuvera di Napoli per la pelletteria. Apre il capitale a due famiglie d’imprenditori specializzati nei due settori – rispettivamente i Garda (con il 50%) e i Carlino (con il 70%) – e parte con il progetto low cost. Per semplificare, chiamiamolo lo Zara delle mutande e delle borse.
OLYCOM
«Gli ho spiegato – dice Cimmino – che il posizionamento dei prodotti è azzeccato e così pure il rapporto qualità-prezzo, attraverso la distribuzione nel retail diretto e in affiliazione con 1.200 negozi tra Italia ed estero, riforniti con tre-quattro linee diverse alla settimana: gli uffici stile sono in Italia e occupano una sessantina di creativi. La produzione avviene prevalentemente in Cina: non soltanto non ci vergogniamo, ma anzi lo dichiariamo apertamente, a differenza di tanti altri. Controlliamo tutto in modo serrato e ci spostiamo in Brasile o Indonesia, Est Europa o Turchia in base alla specializzazione della manodopera e ai prezzi che spuntiamo. In questi giorni mio padre Luciano, ad esempio, è in Brasile per gettare le basi di un business nel beauty».
I prezzi fanno la gioia dei consumatori («Domenica scorsa c’è stato il record storico di vendite, complici i 20 gradi inattesi»): il bikini parte da 19 euro e arriva a 59 se è ricamato a mano con pietre in Indonesia («Li facciamo produrre dove ci sono anche i big, che poi vendono il costume a 300 euro », polemizza Cimmino), le borse di paglia per l’estate a 14,90.
L’idea imprenditoriale, insomma, funziona e il bilancio 2009 lo testimonia: crescita ininterrotta dal 2001, 117 milioni di ricavi per Inticom (+8%) e 114,5 per Kuvera (+14%), Mol oltre il 20%, utile netto intorno ai 20 milioni totali, 20 milioni d’investimenti pubblicitari in un anno e un rapporto debito-patrimonio di 0,18, generando 15 milioni di cassa per ciascun marchio.
E ora? «Il nuoto agonistico – dice ancora Cimmino – vale 5 milioni di pezzi all’anno. Jaked ha fatturato l’anno scorso 3 milioni e quest’anno raddoppierà. A noi serve per aprire la testa verso modelli di business diversi: siamo abituati a combattere al centesimo per far realizzare lotti di mutande da offrire in negozio a5 euro mentre per Jaked c’è chi spende 350 euro per un costume».
Intanto, Fabbrica e Cimmino preparano le valigie per volare a Tokyo, dove annunceranno che il distributore della Jaked sul mercato nipponico sarà il colosso Toyota. «Se chiudo gli occhi – conclude Fabbrica – mi sembra di stare in una favola: siamo entrati in questo mondo con la testa libera, e andremo avanti senza guardare in faccia a nessuno».