Alessandra farkas, Corriere della Sera 01/04/2010, 1 aprile 2010
OBAMA, VIA LIBERA ALLE TRIVELLAZIONI. GLI ECOLOGISTI: «COSI’ CI TRADISCI»
Tradendo la promessa elettorale di voler puntare sullo sviluppo di fonti energetiche più pulite, Barack Obama ieri, cancellando un bando che durava da oltre due decenni, ha annunciato un controverso piano che autorizza trivellazioni off-shore al largo della costa atlantica degli Stati Uniti per l’estrazione di petrolio e gas naturali.
«Questa non è una decisione presa alla leggera», ha dichiarato Obama, «so che gli ambientalisti protesteranno, ma ho studiato il problema per oltre un anno e sono giunto alla conclusione che questa scelta è necessaria, visto il bisogno estremo della nazione di avere accesso a fonti di energia, di creare posti di lavoro e di mantenere l’economia americana competitiva».
Il presidente ha ammonito questa decisione non rappresenta la fine delle sue politiche energetiche ecosostenibili. A dimostrazione della sua «buona fede», ha annunciato di aver «ordinato oltre 5.000 auto ibride per la flotta governativa» e che parte del Pentagono sarà dotato di velivoli e veicoli che utilizzano «un mix di combustibili fossili e da biomasse».
Per rassicurare il popolo dei verdi, tra i suoi più fedeli sostenitori, ha promesso che le estrazioni saranno effettuate in modo da garantire la massima protezione dell’ambiente naturale dei vari luoghi.
Alla blogosfera liberal non è sfuggita l’ironia di un «voltafaccia» che, di fatto, scippa ai repubblicani uno dei loro slogan preferiti: «Drill baby drill» (trivella, baby, trivella), coniato ai tempi di Sarah Palin, è uno dei cori preferiti nei comizi repubblicani.
Dietro all’annuncio, secondo alcuni analisti, potrebbe esserci proprio il machiavellico disegno obamiano per reclutare i repubblicani, oggi refrattari alla sua nuova politica energetica. Dopo le elezioni di mid-term il presidente democratico potrebbe trovarsi a governare con una Camera a maggioranza repubblicana e le trivellazioni potrebbero essere un piccolo «favore» che la potentissima lobby petrolifera troverebbe il modo di ricambiargli.
Alessandra Farkas