Marco Del Corona, Corriere della Sera 31/03/2010, 31 marzo 2010
NEONATI CINESI GETTATI NEL FIUME’
Sulla sponda del Guangfu, tra ciuffi di vegetazione ingiallita dall’inverno, hanno trovato piccoli corpi. Bambini, alcuni feti. Ventuno. successo lunedì in una città dello Shandong, Jining.
I corpi provenivano dall’ospedale affiliato all’Università di Medicina di Jining. Su otto di loro c’erano targhette con i nomi, si leggeva anche l’identità di alcune delle madri. Una delle sacche di plastica riportava l’indicazione: «Rifiuti medici » . Due impiegati sono stati arrestati con l’accusa di essersi sbarazzati dei cadaveri dopo essersi fatti pagare dai genitori per portarli via. Da loro si è risaliti ai responsabili dell’ospedale, tre sono stati licenziati o sospesi.
I resoconti dei media non hanno specificato quanti fossero maschi e quanti femmine. Ma l’età dei corpi ritrovati – dai feti a diversi mesi di età – fa sì che non si possa ritenere siano tutti l’esito di aborti selettivi contro le femmine. Almeno tre dei cadaveri sembra fossero di bambini ricoverati in gravi condizioni recentemente. Una delle targhette identificative riportava una data di nascita: aprile 2009. frequente nelle zone rurali che bambini morti piccoli siano seppelliti sommariamente, ancora prima di essere registrati all’anagrafe.
Ciò che tutti sanno, le autorità per prime, è che, lontano dalle città, c’è un’altra Cina. Le bambine sono «acqua che si butta» in una società vincolata (anche se con alcune eccezioni) al figlio unico, dove in assenza di un vero Stato sociale sarà il maschio a garantire la sicurezza dei genitori, mentre la figlia passerà sotto il controllo della famiglia del marito. Abbozzi di previdenza e assistenza pubbliche sono stati introdotti qua e là, ma serviranno decenni.
L’agenzia ufficiale Xinhua – senza rendersi conto di aggiungere orrore a orrore’ si premura di annotare rassicurante: «Non è dal fiume che la città attinge la sua acqua potabile».
Marco Del Corona