Giovanna Cavalli, Corriere della Sera 02/04/2010, 2 aprile 2010
LA FARMACIA DEI FRATI E I PRESERVATIVI «NASCOSTI» – «
Niente condom, siamo cattolici e qui non ne vendiamo » . Così avrebbero risposto ai clienti, più volte, i dottori di turno alla farmacia dell’Isola Tiberina, accanto all’Ospedale Fatebenefratelli di Roma. Struttura pubblica ma gestita direttamente dai religiosi dell’ordine di San Giovanni di Dio. Contrari, per ovvi motivi dottrinali, allo smercio di profilattici.
«Ma i preservativi sono presìdi sanitari nazionali e venderli è un obbligo», hanno protestato alcuni cittadini. Affidando la questione alle associazioni di consumatori. Subito è intervenuto l’avvocato Carlo Rienzi del Codacons: «Sono atteggiamenti pericolosi, questa farmacia va boicottata, è una follia». Contro i frati ospedalieri incombe la minaccia di una denuncia: « Quel loro no è illegale » . L’immuno-infettivologo Ferdinando Aiuti, presidente della commissione Politiche sanitarie del Campidoglio è severissimo: « I preservativi non solo sono un anticoncezionale, ma prevengono malattie sessualmente trasmissibili, quindi non ci si può rifiutare di venderli. Sono tenuti a farlo, a tutela della salute. L’etica deve prevalere sulla religione». Contro i farmacisti «bigotti» del presidio in mezzo al Tevere, davanti alla Chiesa di San Bartolomeo, si schiera anche l’Aied (associazione per la tutela demografica): «Un fatto grave e da condannare, dal quale prendiamo le distanze. Chiediamo un intervento per tutelare la libera scelta dei cittadini».
colta un po’ alla sprovvista la dottoressa Isabella Sementilli, direttrice della farmacia del Fatebenefratelli. «Ma siete sicuri? A me personalmente non è mai capitato che me ne chiedessero. E non avrei risposto così. Comunque qui ci regoliamo in modo da conciliare il volere dei frati, che ci hanno chiesto di non fare pubblicità all’articolo, con la deontologia medica». Come, è presto detto: «Ne teniamo una minima quantità in un cassetto, per prevenzione. Ma assolutamente non li esponiamo sul bancone». In caso d’emergenza, una confezione di profilattici, però, si trova. «Se mi capita un ragazzo che non sta bene, o un tossico, non sto nemmeno lì a fare troppe domande, uno o due glieli do pure. E in questi casi è d’accordo anche il confratello. Oppure se è domenica, quando tutte le altre farmacie sono chiuse...». Intanto si indigna Fabrizio Marrazzo, presidente dell’Arcigay romano: «Le istituzioni intervengano contro una presa di posizione illegale e scellerata. Ci aspettiamo maggiore responsabilità da chi si occupa della salute dei cittadini». Così Giovanni Russo, medico del reparto malattie infettive dell’Umberto I, che collabora con Anlaids: «Ogni anno in Italia ci sono 4 mila nuovi casi di infezione da Hiv. E soprattutto a Roma sono numerosi i sieropositivi tra gli eterosessuali».
Ma il presidente dell’ordine dei farmacisti di Roma, Emilio Croce, sostiene che «la denuncia mi sembra strumentale, i preservativi sono sanitari, non farmaci e si trovano dovunque». Osserva la dottoressa Sementilli: «Qui di condom non ce ne chiedono quasi mai. Stiamo in un ospedale che fa 4 mila parti all’anno, tutto il contrario».
Giovanna Cavalli