VINCENZO ZACCAGNINO, La Stampa 2/4/2010, pag. 21, 2 aprile 2010
IL GIRO DEL MONDO IN 80 CARROZZE
Dall’Italia andare in treno a Tokyo o a Pechino non è più un miraggio. Proprio come da Londra. C’è un esempio illustre: Paul Theroux, celebre scrittore americano di viaggi, che prossimo ai 70 anni, quest’avventura l’ha vissuta. Anzi rivissuta.
E’ uscita in questi giorni l’edizione italiana del suo ultimo libro «Un treno fantasma verso la stella dell’est» (B.C. Dalai Editore) in cui descrive la sua andata e ritorno ferroviaria, Londra-Tokyo-Londra, fuori dal tempo. Un viaggio già affrontato nel ”75, raccontato nel libro «Bazar Express». l’«invisibilità» il motivo per cui l’autore è tornato su quei binari: « la condizione tipica del viaggiatore non più giovane - dice - molto utile perché ti puoi guardare intorno senza che nessuno si occupi di te. I fantasmi hanno a disposizione tutto il tempo che vogliono, e questo è un altro piacere dei lunghi percorsi senza meta, dei treni lenti, degli indugi». Nessuno dei grandi scrittori del passato, Greene, Conrad, Byron, Wallace, Cechov, Jack London, ha ripetuto gli itinerari narrati. Un errore per Theroux che ripercorrendo le stesse strade ha descritto la trasformazioni di cose e luoghi.
La prima tappa del suo viaggio, incominciato con la tratta Londra-Parigi sull’Eurostar, proseguito lungo la rotta che percorreva il mitico Orient Express, via Vienna, Budapest e Bucarest, è Istanbul. Una volta l’anno è un viaggio che si può fare sullo sfarzoso e privato «Simplon Orient Express». Ma precisa Theroux: «Esistono due modi di andare in treno in Turchia: quello lussuoso e quello tortuoso e sferragliante scelto da me». Con un vagone letto è andato da Parigi a Vienna, per poi prendere un convoglio malandato, con il quale ha raggiunto Budapest. Quindi è salito sull’«Euronight» per Bucarest. Un treno controcorrente, perché diretto a Est, mentre il grande flusso di passeggeri è in fuga verso il ricco Ovest. Scrive Theroux: «Stavo ancora in Europa ma avvertivo un aspetto ambivalente, quasi asiatico, nella puzza di gatto del vagone letto, nei volti seri dei viaggiatori accalcati e sofferenti sui duri sedili della seconda classe». Così fino alla capitale rumena dove lo attendeva il «Bosfor Express».
Lo scrittore non è riuscito a proseguire per l’India - come aveva fatto più di 30 anni prima - attraversando la Turchia, l’Iran e il Pakistan perché gli iraniani non gli hanno concesso il visto. Perciò dopo una sosta ad Ankara ha percorso le vecchie strade ferrate sovietiche che servono ancora Georgia, Azerbaijan, Turkmenistan, Uzbekistan. la linea «tramscaucasica».
Ma in un viaggio, ciò che conta sono gli incontri con le persone, altre vite, altre storie: «La differenza fra il Turkmenistan e l’Uzbekistan - dice un suo compagno di scompartimento - è che Niyazov mette i suoi oppositori in galera e Karimov li uccide».
L’Afghanistan non si può passare in autobus perciò a Tashkent prende un aereo fino ad Amristar città dell’estremo nord dell’India dove ritrova il treno. E si sposta fino a Delhi. Poi prosegue per Jodpuhr, Mumbai, Bangalore, Chennai. Prova persino le ferrovie dello Sri Lanka, raccontando i segni dello tsunami del 2004. Dopo un altro volo atterra in Indocina, su un vagone passa la Thailandia, la Malesia, Singapore, Cambogia e Vietnam. Arriva fino a Kunning, ai confini con la Cina. Che decide di evitare, volando fino a Tokyo perché, dice: «la Cina esiste nella forma attuale perché i cinesi vogliono soldi. Una volta anche l’America era così. Forse questo spiegava la mia gran voglia di andare via. Partii per il Giappone, trovando gusto nel pensiero che con la Cina avevo chiuso, per il suo paesaggio rovinato dalle fabbriche, l’aria irrespirabile, i rudi commissari del popolo e gli schiamazzanti convertiti al capitalismo».
Dopo aver viaggiato in lungo e il largo sulle linde, veloci ed efficienti ferrovie giapponesi, Theroux finalmente prende la via del ritorno. Si imbarca a Vladivostok sulla Transiberiana, che in sette giorni lo porta a Mosca: «Essere su questa linea è davvero come stare su una nave, ma non su una vecchia nave qualsiasi e neanche su una da crociera, ma su un vecchio mercantile di ferro che avanza a fatica su un mare ghiacciato, con marinai scontrosi, pessimo cibo e un capitano invisibile». Quindi, dal vagone letto sul Mosca-Berlino, arriva a Parigi. E, in fine, eccolo rientrato a Londra. «Viaggiare è il più triste dei piaceri, è un blues sulla lunga distanza» conclude Paul Theroux.
Ma bandendo malinconie a tristezze, se si ha tempo, voglia e denaro a sufficienza, può essere utile sapere che anche dall’Italia è possibile raggiungere il lontano Oriente. Questa la rotta: da Venezia a Budapest si viaggia con l’Euronight 241. Poi si sale sulla carrozza letto per Mosca. E nella capitale russa di prende la Transiberiana. Si può andare a Vladivostok, imbarcandosi poi sul traghetto per il Giappone, oppure si prenotano le carrozze dirette per Pechino. Dalla capitale cinese si irradiano molte rotte ferroviarie. Da quella recente per il Tibet, alle più antiche Vietnam, Bangladesh, e India. Da dove, se si ottiene il visto iraniano si può tornare a casa via Teheran, Ankara e Istanbul.