MARIA GRAZIA BRUZZONE, La Stampa 2/4/2010, pag. 6, 2 aprile 2010
BERLUSCA SU FACEBOOK
Berlusconi su Facebook, è la novità. Non con un suo profilo, certo. Ma per la prima volta il Grande Comunicatore è approdato in persona sul primo social network con un suo discorso, corredato da foto sorridente-soddisfatta, in cui ringrazia i lettori del Giornale (è il suo quotidiano in realtà ad aver aperto una pagina su Facebook) nonché i suoi elettori. Annunciando pure che continuerà a usare quel gazebo elettronico per informare/consultare elettori e fan sulle prossime riforme. Primo risultato: alle 5 del pomeriggio c’erano già quasi 1000 commenti, anche se almeno la metà erano dei vaffa... o quasi. Questo è il web, bellezza.
Ne sa qualcosa Mastella, che dovette chiudere subito per la valanga di insulti. Meglio andò a Veltroni che, entusiasta di Obama e della sua vincente campagna on line aprì un profilo, annunciato da Repubblica che gli portò 5000 contatti immediati. Mentre Brunetta è presente su Youtube, dove lo stesso Berlusconi fa ogni tanto arrivare i suoi videomessaggi (3 nell’ultima campagna elettorale). E anche Di Pietro, che si attivò addirittura su Second Life, ci chiacchiera abitualmente, ma non è che risponda ai commenti. Lo stesso fanno i politici che hanno un loro blog (quasi tutti), spesso nemmeno aggiornato, ormai è uno status symbol. Eppure il blog di Grillo è tra i più cliccati del mondo.
La moda di Internet viene ovviamente dagli Usa, dove per primo nacque Move.on. «Diamoci una mossa» per arginare il bushismo dilagante, organizziamoci, era il messaggio nel lontano 2003, quando i social networks neppure c’erano, e nemmeno Youtube. Funzionò. Move.on appoggiò Howard Dean, quasi sconosciuto governatore democratico del Vermont, e riuscì a portarlo a un passo dalla presidenza. Il reticolo di internauti democrats ormai esisteva, e Obama lo utilizzò alla grandissima. Usò Youtube e, innervandolo nei social networks sorti nel frattempo, dilagò nell’enorme piazza elettronica, raccogliendo anche un bel po’ di fondi. Clamoroso il successo del suo discorso ”Yes we can”, quando vinse alle primarie del New Hampshire, trasformato in un video musicato da un gruppo di fan e visto da decine di milioni di americani. E continua tutt’oggi, con 1.5 milioni di «amici» solo tra Facebook e MySpace, sui quali tiene il discorso del sabato.
Al «modello Obama» dice di essersi ispirato Antonio Palmieri, onorevole Pdl ex Mediaset, organizzatore del Silvio on the web. Cominciò nel ”95 col sito di Fi, poi evoluto in quello del Pdl dove, dopo l’attentato di Milano, il messaggio sull’«amore che vince sempre sull’odio» raccolse così tanti commenti da farne venir fuori un libro. Oggi va fiero di Forzasilvio.it, che definisce «social network di proprietà», nel senso che raccoglie commenti. «In 10 mesi siamo arrivati ad avere 233.000 utenti registrati», dice orgoglioso paragonandoli, fatti i debiti parametri di abitanti e internauti in Usa e qui, agli amici di Obama.
«Social network Forzasilvio.it? Ma non scherziamo», ironizza Mario Adinolfi, il maggior Cybernauta del Pd, pioniere del genere. «Ma se filtrano persino i commenti! I social network sono l’opposto, una piazza fondata sul dialogo continuo. E dallo staff di Obama addirittura rispondono a ogni critica, purché sensata». Obama è il primo presidente ad avere il Blackberry sempre con sè (i servizi non volevano), «Berlusconi non sa neppure cosa sia il computer, lo ha detto lui stesso. E usa il web come la tv: con messaggi dall’alto verso i fan, purché ossequienti». E’ anche un fatto generazionale, certo. E pure il Pd, a detta di Adinolfi, «per quanto si stia evolvendo, ha ancora molto da imparare per superare la tentazione del centralismo democratico. Speriamo lo faccia in fretta, per conquistare gli under 25 che non vanno più a votare».