Varie, 2 aprile 2010
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Negri Luigi
• Milano 26 novembre 1941. Vescovo. Di San-Marino Montefeltro (dal 2005) • « vescovo in una diocesi piccola [...] ma lotta come un leone in difesa di un cattolicesimo presente dentro la vita degli uomini, la società e non relegato nelle retrovie. Per certi versi, assomiglia al "leone di Munster”, l’indimenticato monsignor Clemens August Von Galen, vescovo ai tempi del nazismo, che venne fatto cardinale da Pio XII pochi giorni prima della sua morte a motivo dell’indefessa passione per una fede incidente nella società. Quello stesso Von Galen che il 9 ottobre 2005, Benedetto XVI, concludendo la cerimonia della beatificazione, definì come il campione della fede ”che non si riduce a sentimento privato” della fede che ”non si nasconde” ma che implica ”la testimonianza anche in ambito pubblico in favore dell’uomo, della giustizia e della verità”. Don Luigi Negri è questa fede che cerca di trasmettere nella sua diocesi e in Italia. Un paese dove, ”pure certi cattolici [...] sono deboli, fino a riferirsi al Papa o in modo formale oppure addirittura apertamente contestandolo. Arrivano addirittura a interpretare le sue parole fuorviandole” [...] Negri racconta che ai suoi preti lo dice sempre. [...] Che ”nel centro commerciale che è l’immagine della nostra società la Chiesa è stata relegata ai piani alti dove distribuisce oggetti religiosi per quella realtà sempre più minoritaria che ha questo bisogno. Invece c’è un altro modo di vivere la fede: annunciare Dio dentro il mondo degli uomini”. Anche il vescovo, spiega Negri, ha questo compito primariamente: ”Aiutare il popolo a vivere la fede sicché lo stesso popolo sia portatore della fede stessa. Al vescovo non spetta, come molti pensano, organizzare il dialogo con chi non è cristiano. Al vescovo compete la formazione del popolo il quale, poi, correttamente educato saprà dialogare con tutti. Il vescovo, tanto per fare esempi concreti, non deve chiudere e aprire le moschee. un problema delle istituzioni. Al vescovo tocca educare il popolo che gli è affidato. E, insieme, al popolo, difendere la fede, i suoi spazi di libertà, i segni della tradizione come sono il crocifisso, il presepe, lo spazio davanti alle cattedrali…”. [...]» (Paolo Rodari, ”Il Riformista” 28/3/2009).