Filippo Facci, Libero 2/4/2010, 2 aprile 2010
TANTE PAROLE PER NULLA: LA LEGGE C’ E VA APPLICATA
Per adesso il solo effetto collaterale della pillola Ru486 è che fa vaneggiare tutti quelli che se ne occupano. La situazione è intricata come solo le questioni in realtà semplici, da noi, possono diventare; se ne propongono, qui, due letture. La prima è una versione fast. La Ru486, già in uso da 15-20 anni in tutto il mondo, nel 2007 è stata tardivamente approvata anche dall’agenzia europea per i medicinali (Enea) e solo allora il nostro Paese ha chiesto all’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) una sperimentazione infine sfociata in una deliberazione di idoneità e di compatibilità con le Legge 194 sull’aborto: questo purché la pillola fosse utilizzata con ricovero ospedaliero esattamente come il governo di centrodestra voleva, e come infatti dispose con apposite «linee guida». E siamo all’estate 2008: da allora a oggi c’è stato un infinito rimpallo di altri pareri, contro-pareri, rinvii, proposte di inchieste parlamentari sino alla pubblicazione, in gazzetta, del provvedimento per la messa in commercio della pillola.
IL CONSIGLIO
Bene. Dopo altri rallentamenti burocratici, il Consiglio Superiore di Sanità ha deliberato e ribadito che la pillola possa essere somministrata solo con ricovero ospedaliero ordinario come il governo voleva sicché l’azienda produttrice, l’altro ieri, ha aperto gli ordini per far approdare il farmaco negli ospedali. Un governatore regionale, al pari di un ministro o sottosegretario, non può certo impedirlo: sarebbe come impedire l’applicazione di una legge. Quello che può fare è prendere tempo: cercare cavilli, eccepire su questioni tecniche o di rimborsabilità del farmaco, rilasciare tonanti dichiarazioni fingendo che il ricovero obbligatorio corrisponda a una sua presa di posizione del governatore anziché a una precisa disposizione di legge. Può accadere che il sabotaggio di una legge dello Stato si perdoni il termine, ma non saprei come altro chiamarlo possa essere addirittura proposto da un sottosegretario di Stato, come ha fatto l’altro giorno Eugenia Roccella nel suggerire pubblicamente quanto segue: «I presidenti delle Regioni potrebbero rallentare o anche impedire che il farmaco arrivi negli ospedali non facendolo introdurre nel prontuario farmaceutico». vero, potrebbero rallentare, ma non impedire: alla fine la pillola deve essere erogata, altrimenti uno può anche andarsene dal magistrato.
Ricordiamo, a chi si fosse sintonizzato in questo momento, che non stiamo parlando di avanguardie mediche, ma di una pillola che in Francia è in uso da 22 anni e che nel frattempo è entrata in uso in tutta
l’Unione Europea tranne in Polonia, Lituania e Malta, oltre a una piccola monarchia di soli uomini chiamata Città del Vaticano; il farmaco, che negli Usa è adottato da oltre diec’anni, è stato oggetto di infinite sperimentazioni. Dati e statistiche dicono questo: a dispetto di quanti temevano che il farmaco potesse comportare una sottovalutazione dell’aborto, e incrementarne perciò massicciamente il ricorso, gli aborti non sono aumentati e la pillola è stata adottata da una minoranza; l’unico dato significativo riguarda una tendenza a ricorrere all’interruzione di gravidanza in una fase gestazionale più precoce, con minori rischi di complicanze: la Ru486 infatti può essere presa nelle prime settimane di gravidanza mentre l’aborto per aspirazione è possibile solo dalla sesta settimana.
Ora, se non dispiace, segue una seconda e più personale lettura. Trentadue anni fa gli italiani hanno votato una legge che si chiama 194. Circa l’85 per cento degli italiani, equamente divisi tra destra e sinistra, pensa a tutt’oggi che sia una buona legge, e senz’altro lo è se il parametro è quello di una costante diminuzione degli aborti.
IL NODO IMMIGRATE
Oltretutto gli aborti calerebbero anche di più, se il ministro Maurizio Sacconi e il sottosegretario Roccella si occupassero di prevenzione e non impedissero che le ignoranti e le immigrate, coloro cioè che abortiscono in maggioranza, fossero raggiunte da un campagna sulla contraccezione che il Vaticano vede come il demonio. in questo che la legge è parzialmente inapplicata, così come lo è la sua scarsa efficienza dovuta anche alloscandalosoetruffaldinonumero degli obiettori di coscienza (in Campania sono l’83,9, in Basilicata l’84,1, in Sicilia l’83,5) i quali si astengono per comodo e per carriera. Detto ciò, l’obiettivo di chi si oppone alla pillola è il far restare l’aborto una pratica il più possibile traumatica, così da scoraggiarla: è soprattutto per questo che in Italia le fruitrici della Ru486 dovranno per forza starsene ricoverate in ospedale per tre giorni, oltretutto gravando sulla spesa pubblica. Punto e basta. Quanto a uscite governative come quella di Maurizio Gasparri che già due anni fa aveva definito l’Agenzia del farmaco come «priva di legittimazione democratica» è notevole che ieri abbia sostanzialmente chiesto le dimissioni del direttore Guido Rasi, il quale a suo dire «continua ad intervenire in maniera strana sulla pillola... a mio avviso non garantisce adeguati livelli di imparzialità e competenza». Stai a vedere, ora che a intervenire continuamente su tutto, magari con dubbia competenza, non è lui.