Elena Galli, ItaliaOggi 2/4/2010, 2 aprile 2010
ARTE, NELL’ANTRO DI LUCIEN FREUD
Soprattutto nudi e ritratti, nei quali l’artista cerca di «trascrivere» la carne, i sentimenti, l’aura, l’atmosfera, il «tutto» insomma, alternando grumi di colore a parti finemente curate.
Per far ciò il pittore prende tempo, molto tempo. E nel suo studio entra il mondo, tutto intero.
l’atelier il tema della retrospettiva che il parigino Centre Pompidou dedica a Lucien Freud, uno dei più importanti artisti contemporanei, fino al 19 luglio.
Un’esposizione che ha il pregio di mostrare anche opere recenti, spesso disperse in collezioni private, del maestro 87enne, nipote di Sigmund, il padre della psicanalisi.
Dunque, il fil rouge della mostra è l’atelier dell’artista britannico, un «antro» dal quale Freud sembra voler fuggire e dove si consumano le infinite sedute di posa, i cui modelli sono spesso amici e familiari del pittore.
Come la figlia Susie Boyt, scrittrice e cronista del Financial Times, che ha posato per tre ritratti: le sedute, spiega, potevano protrarsi per un anno intero, le sessioni giornaliere duravano dalle due alle otto ore.
Durante le pose, racconta la figlia, «non cessavamo di parlare: di letteratura, soprattutto poesia, famiglia, storie di Londra, cucina. Talvolta cantavamo delle canzoni». Infatti, aggiunge, «la conoscenza che egli ha del modello e la confidenza fanno parte del processo».
Lo studio di Freud si trova al secondo piano di una bella dimora londinese del XVIII secolo, con un parquet antico, un letto, una o due poltrone, grandi finestre. Una zona è utilizzata per dipingere alla luce del giorno, un’altra è riservata alla luce artificiale. «Le pareti», continua Susie Boyt, «sono ricoperte da una patina, perché egli vi asciuga man mano il suo pennello».
Ancora oggi Freud vi passa la maggior parte della giornata: «Può dipingere fino a 16 ore al giorno», conclude la figlia.