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 2010  aprile 02 Venerdì calendario

Un paracadute economico per salvare la Grecia LUCA PERETTI PER IL FOGLIO DEI FOGLI - Giovedì 25 è stato siglato a Bruxelles l’accordo sul salvataggio della Grecia

Un paracadute economico per salvare la Grecia LUCA PERETTI PER IL FOGLIO DEI FOGLI - Giovedì 25 è stato siglato a Bruxelles l’accordo sul salvataggio della Grecia. L’intesa raggiunta dai 16 paesi dell’eurozona prevede un «sostanzioso finanziamento» del Fondo monetario internazionale e «prestiti bilaterali volontari e coordinati» degli stati membri dell’euro sulla base della rispettiva quota di partecipazione al capitale della Banca centrale euopea. Tuttavia i prestititi scatteranno solo se la Grecia non riuscirà più a finanziarsi sui mercati «in modo sufficiente». Non sono indicate cifre, ma il prestito dovrebbe aggirarsi sui 22 miliardi, di cui dieci in arrivo dal Fmi. [1] Ci sono voluti oltre due mesi per raggiungere l’intesa. Si è passati attraverso varie proposte, come quella del fondo anticrisi, rimasta in agenda meno di una giornata. L’ammissione dei ritardi da parte della stessa Ue certifica la «mancanza dei presupposti perché ci si possa impegnare nella spinta per il progesso verso un governo economico comunitario». [2] L’intesa è stata raggiunta soprattutto grazie allo sforzo di Germania e Francia. L’Italia è rimasta in seconda fila. [3] Già a fine febbraio era chiaro che il destino della Grecia si giocava in una partita a due con Berlino. L’Unione europea ha lasciato alla cancelliera Angela Merkel la responsabilità di decidere se abbandonare Atene al collasso, così da far svalutare l’euro e far ritrovare ai prodotti tedeschi competitività, ma al prezzo di una nuova crisi bancaria e forse di una recessione. [4] La Germania ha imposto tre condizioni. «I prestiti scatteranno soltanto in uno scenario da ultima spiaggia, cioè dopo che si sarà appurato che la Grecia non riesce più a finanziarsi sui mercati ”in modo sufficiente”. All’operazione il Fondo monetario procurerà ”un sostanzioso finanziamento”, e i paesi europei si muoveranno ”a complemento” dell’intervento del Fmi ma facendo la parte maggioritaria dello sforzo». Terza condizione, «l’inasprimento della disciplina del patto di stabilità, delle procedure anti-deficit eccessivi, del sistema di sorveglianza su bilanci pubblici e politiche economiche dei paesi dell’euro per evitare in futuro altri incidenti tipo Grecia». Su quest’ultimo punto è stata la Francia a far passare l’idea che «il Consiglio europeo si trasformi per diventare l’organo della governance economica dell’Unione europea». Al presidente stabile del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, è perciò stato dato l’incarico di presentare entro fine anno un rapporto sul rafforzamento della governance economica europea, creando una task force in cui siano rappresentati stati membri, commissione e Bce. [5] La Grecia deve raccogliere entro maggio tra i 20 e i 25 miliardi di euro per finanziare il suo debito pubblico. In caso di necessità l’Fmi potrebbe fornire tra i 6 e i 10 miliardi a un tasso dell’1,5% contro il 6,3% che propongono oggi i mercati. [6] L’Fmi interverrà direttamente su richiesta di Atene, indipendentemente dal quadro europeo, con un prestito che quasi certamente sarà disponibile prima dei paesi euro. Infatti gli esborsi degli stati membri devono essere decisi all’unanimità e previa valutazione di Commissione Ue e Bce. probabile quindi che i paesi dell’euro non dovranno mai sobbarcarsi spese. [7] Merli: «I tassi di interesse applicati dall’Fmi sarebbero presumibilmente più bassi e quindi più attraenti per la Grecia di quelli di prestiti bilaterali europei, creando quindi un forte incentivo a rivolgersi a Washington». [8] I detentori del debito greco sono in primo luogo francesi, svizzeri (entrambi 79 miliardi di dollari) e poi tedeschi, con 43 miliardi. [9] Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, giudica il coinvolgimento dell’Fmi «molto molto sbagliato. Tutto quello che va nel senso di una deresponsabilizzazione dei membri della zona euro è negativo ai nostri occhi». [10] «Il contrasto aperto tra Bce e Germania, il primo esploso alla luce del sole dalla nascita della moneta unica, non promette bene per il futuro». [5] La Grecia ha manomesso i propri conti con l’aiuto delle grandi banche internazionali per rientrare nei parametri di Maastricht. «Nel 2000 le autorità di Atene avevano affidato a Goldman Sachs il compito di far quadrare il bilancio pubblico del Paese in vista dell’entrata nell’euro. In risposta la Goldman aveva organizzato una serie di transazioni valutarie - swap in questo caso - che utilizzando un ingegnoso stratagemma finanziario trasformavano miliardi di debiti in profitti ed esponevano la Grecia a un crescente pericolo di inadempienza. Compenso? Trecento milioni di dollari su un prestito iniziale di un miliardo. Al centro della polemica ci sono i famosi derivati, strumenti attraverso i quali(nel caso greco) scambiando dei debiti sanitari in dollari con altri denominati in euro, le autorità elleniche avevano formalmente cancellato 2,7 miliardi di euro di passività dal bilancio, riuscendo a mantenere il Paese sotto la soglia di disavanzo permessa dall’eurozona. Le autorità ateniesi erano riuscite a posporre così la resa dei conti, continuando a rinnovare il debito, e in cambio cedevano alla Goldman i profitti che sarebbero derivati nel futuro dalla gestione di aeroporti, ferrovie e autostrade del Paese». [11] Il premier greco George Papandreou annuncia un piano di austerità che prevede misure aggiuntive pari al 2% del Pil, di cui 2,4 miliardi di euro di inasprimenti fiscali. Nel pacchetto è previsto un rincaro dell’Iva, il congelamento delle pensioni per il 2010, l’inasprimento delle tasse per i redditi più alti ma anche il taglio dell’indennità salariale per i dipendenti pubblici. [12] Già a inizio marzo il governo greco aveva approvato un pacchetto di misure aggiuntive per far fronte alla crisi. Le misure hanno un valore di 4,8 miliardi di euro e includono tagli a tredicesima (-30%) e quattordicesima (-60%) dei dipendenti pubblici, nuova stretta sulle indennità salariali (-12%), congelamento pensioni, aumento dell’Iva (dal 19% al 21%) e nuove imposte su benzina, alcol e sigarette. [13] La Grecia conta circa 11 milioni di abitanti. Alla fine del 2009 la disoccupazione ha raggiunto quota 9,6 %. [14] Più grave la situazione della disoccupazione giovanile che secondo l’Ocse «potrebbe salire al 28% entro la fine del 2010, dal 25,3% del settembre 2009». [15] La corruzione è molto diffusa: secondo il rapporto 2009 di Transparency International la Grecia si posiziona dietro il Ghana al 71esimo posto nella classifica mondiale, il livello peggiore dell’Ue insieme a Romania e Bulgaria. In media una famiglia greca deve spendere 1.700 euro in un anno per bustarelle, che messe tutte assieme ammontano a un totale di 900 milioni di euro. [16] «Sui mercati il rischio-paese ieri si è leggermente ridotto ma le perplessità restano molte. ”Il dramma greco – dice James Ahsley, di Barclays Capital – è lungi dall’essere risolto, anche se la situazione è diventata un po’ più positiva”». Secondo Erik Nielsen di Goldman Sachs la sostenibilità del debito «passa attraverso tre strade: un forte aggiustamento fiscale;, al di là di quanto già annunciato, con il raggiungimento di surplus primari del 3-3,5% del Pil; un ritorno alla crescita, che appare difficile con gli alti costi del lavoro che si sono gonfiati di un terzo rispetto a quelli tedeschi e non possono essere ridotti da una svalutazione; il calo del costo di rifinanziamento del debito, che dipende dalla ricostituzione della fiducia nella politica economica del paese». [8] Chi sarà il prossimo dopo la Grecia? Si chiedono i partecipanti al Workshop di primavera di Ambrosetti a Cernobbio. Perfino Stati Uniti, Francia e Germania sono sotto osservazione da parte delle agenzie di rating sempre più nervose sui livelli di debito, figurarsi gli altri come Portogallo, Spagna e Irlanda. Tutti cercano di usare toni ottimisti ma i partecipanti si chiedono se la crisi greca sia davvero finita e come ne uscirà l’euro. [17] Il governo portoghese ha approvato giovedì la risoluzione sul programma di stabilità. La ricetta per portare il deficit dal 9,3% di oggi al 2,8% nel 2013 prevede il congelamento dei salari pubblici, un deciso taglio alle spese sociali, in particolare per i disoccupati, e l’eliminazione delle riduzioni fiscali per sanità ed educazione. [9] Note: [1] Il sole 24 Ore 26/3; [2] Angelo De Mattia, Il Riformista 27/3; [3] Tonia Mastrobuoni, Il Riformista 27/3; [4] Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 27/2; [5] Adriana Cerretelli, Il Sole 24 Ore 26/3; [6] Alberto d’Argenzio, Il Manifesto 26/3; [7] Adriana Cerretelli, Il Sole 24 Ore 27/3; [8] Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 27/3; [9] Alberto d’Argenzio, Il Manifesto 27/3; [10] Beda Romano, Il Sole 24 Ore 26/3; [11] Paolo Pontoniere, L’espresso 11/3; [12] Enrico Brivio, Il Sole 24 Ore 26/3; [13] corriere.it 10/3; [14] dati Servizio nazionale di statistica, www.rassegna.it 14/10/2009; [15] Ansa 24/3; [16] Roberto Giovannini, La Stampa 28/2; [17] Vittorio Da Rold, ilsole24ore.com, 27/3.