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 2010  aprile 01 Giovedì calendario

IL LATO OCCULTO DEL POTERE

Così, tanto per mettere subito in chiaro chi può fare male e chi può fare bene a chi: gli schizzi di fango della Banca Romana su Crispi, Giolitti e casa Savoia; la lunga e crudele anticamera inflitta dal patron della Comit Toeplitz a Mussolini; il "quarto partito" evocato con qualche preoccupazione da De Gasperi; i Quaderni dal carcere di Gramsci messi in salvo e poi generosamente resi a Togliatti da don Raffaele Mattioli. Oh quanto complicati, fin dall´inizio, i rapporti fra il potere politico e i banchieri!
Come accade per ogni inconfessabile premessa di ordine simbolico e reale, non c´è nemmeno bisogno di dire che le banche, ovverosia il denaro costituisce il nocciolo duro, la quintessenza e il cristallo purissimo del comando. Tale implicita nozione comporta che i custodi del tempio siano molto più potenti dei politici: ma a patto che tengano gelosamente per sé tale condizione di riservata e spesso anche di misteriosa sovranità: lasciando credere, naturalmente, che dominare siano i signori del Palazzo. Ogni tanto questa specie di scambio che ricorda il teatro delle ombre cinesi si oscura o s´inceppa per troppa luce. Disse in tempi ormai lontani De Michelis, non esattamente un terziario francescano, che i banchieri vivevano immersi in un "lusso sardanapalesco": là dove la preziosa citazione di Parini denunciava una certa invidia per un vita certo più comoda.
Ma ancora di più il primato reale dei banchieri, la loro silenziosa preminenza nell´aprire e chiudere i rubinetti del credito imbocca la strada del sospetto; e allora la potenza del denaro è vissuta in maniera tanto più luciferina quanto meno lo sguardo dei politici riusciva a penetrare gli arcana imperii di un mondo a parte. Laico quando prevalevano i cattolici, nonché aristocratico e cosmopolita in presenza di un ceto di governo popolare, provincialotto e in ogni caso sempre assai guardingo nei confronti della massoneria e di tutti gli altri poteri occulti.
C´è anche da dire che almeno in questo i politici non sempre avevano torto; e se ne ebbe la riprova allorché il presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi, che tanto aveva brigato con massoni, spioni e banditi vari, fu ritrovato con una corda al collo sotto gli archi di un ponte sul Tamigi.
Per il resto Andreotti, che era il mostro sacro del potere politico, qualche volta lamentava che il più silenzioso, scaltro e rimonato dei banchieri, cioè Enrico Cuccia, disdegnasse le regole della democrazia e perfino, come diceva, il suffragio universale. Ma in seguito Cuccia fu anche ritenuto l´ispiratore dei referendum di Segni e anche di Mani Pulite – nonché tumultuosamente inseguito dal vice-Gabibbo di Striscia la notizia (ma fece un´ottima figura proseguendo la sua passeggiata senza degnarsi di concedere una sola risposta).
Al netto dei complotti, in seguito al crollo della Prima Repubblica si azzerarono le relazioni tra i sovrani del credito e il Palazzo. Dal 1993 al 1995 ben due uomini della Banca d´Italia, Ciampi e Dini, approdarono a Palazzo Chigi e al ministero del Tesoro, e anche in seguito sia il governatore Fazio che Draghi parvero opzioni di riserva da giocare contro le "Arciconfraternite del potere", come Guido Carli, altro grandissimo uomo di banca, definiva i partiti e le loro complesse articolazioni.
Oggi tutto appare più misero e anche ridicolo, come il banchiere Fiorani che arriva a villa Certosa trasportando a mano un enorme cactus; o come D´Alema e Fassino che fanno gli spiritosoni al telefono con Consorte, «Facci sognare», «Abbiamo una banca?». Che oltretutto non l´avranno mai – e forse è anche meglio per tutti.