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 2010  aprile 01 Giovedì calendario

IL MARE VERO NON BASTA PI MEGLIO QUELLO (VIRTUALE) DI DISNEY

Il mare vero non basta più, ce ne vuole uno più vero del vero. C’è una nuova nave costruita nei cantieri tedeschi Meyer Weft, stazza 124.000 tonnellate, è lunga 339,8 metri ed è totalmente pensata in stile Disney. Ideale per una crociera con bambini, che di solito si annoiano in una lunga traversata. La Disney Dream è dotata, ad esempio, di un grandioso scivolo che attraversa il ponte superiore, si sporge oltre il bordo della nave (a un altezza di 150 metri), percorre altri ponti con improvvise salite e vorticose discese: l’idea è di trovarsi dentro un fiume in piena in mezzo al mare!
Ma la novità più sensazionale riguarda le cabine interne, le più economiche perché sprovviste di affaccio sul mare. Gli abitacoli sono dotati di un oblò virtuale che fornisce in tempo reale la vista del mare, grazie ad alcune telecamere ad alta definizione. Ma la Disney ne approfitta per aggiungere al panorama «vero» alcuni personaggi animati come il pesce pagliaccio di «Alla ricerca di Nemo» o la casa di «Up» che vola attaccata ai palloncini. Il mare è ancora più credibile perché abitato dagli eroi di cartone. Jay Rasulo, presidente della Walt Disney Parks and Resorts, ha dichiarato: «Abbiamo creato qualcosa per rendere reali i sogni dei clienti».
Il gioco che il viaggio propone è proprio questo: perché le avventure siano accettate come reali, e raccontate come tali, devono essere virtuali, non più incursioni in un mondo esotico ma realtà oniriche esse stesse, dove i segni vivono di mobilità perpetua, disancorati da ogni referente nel mare dell’elettronica (c’è un bar che non ha finestre ma schermi che proiettano vedute «reali» di molte città del mondo). Qualcuno già paventa la «disneizzazione» della vita, teme che i ragazzi non siano più interessati all’idea del viaggio ma siano solo invogliati dalle attrazioni del viaggio. Anzi, il viaggio c’è, ma porta sempre e solo a una meta: l’isola che non c’è. La crociera sembra poi realizzare i sogni della comunità «geek», degli appassionati del digitale: il fascino della tecnologia non come dipendenza ma come navigazione.
Aldo Grasso