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 2010  aprile 01 Giovedì calendario

LA CHIESA CONTESTATA NEL MONDO E IN ITALIA

Secondo alcuni articoli apparsi sul Corriere la Chiesa sarebbe sottoposta a una serie di attacchi provenienti da diverse fonti. La mia sensazione è che effettivamente siano cresciute le contestazioni alle posizioni del Vaticano, in Italia e nel mondo. Mi domando se questo stato di cose non sia il logico risultato, paventato qualche anno fa quando, ancora sotto il precedente Pontefice e ancora di più sotto l’attuale Papa, qualcuno predisse che la decisione della Chiesa di scendere nell’arena politica, non solo dell’Italia, l’avrebbe esposta ai tipici rischi di chi milita in politica, dove la lotta è violenta e il rischio schiaffi in faccia è all’ordine del giorno. Non le pare che quelli presi dal cardinale Bagnasco, dopo il suo recente intervento chiaramente a favore del centrodestra, si inquadrino in questa realtà?
Giorgio Costa
giocosta@fibertel.com.ar
Caro Costa, credo anch’io che il caso dei preti pedofili non basti a spiegare le difficoltà che la Chiesa sta attraversando. Vi è una maggiore disposizione delle vittime e dei loro congiunti a parlare di avvenimenti che restavano generalmente sepolti fra le mura familiari. Vi è il tam tam globale di una rete informativa che ha una crescente tendenza a gridare notizie scioccanti. Vi è il mercato degli indennizzi alimentato dalla spregiudicatezza dei Paesi in cui gli avvocati possono accordarsi con i clienti per una spartizione degli utili. Ma vi è anche probabilmente la rigida posizione assunta dalla Chiesa sui temi che maggiormente interessano alcune fasce emergenti della società moderna: aborto, divorzio breve, procreazione artificiale, unioni fra omosessuali, testamento biologico, suicidio assistito, eutanasia. Su tutti questi temi la Chiesa è arroccata in difesa, sostiene instancabilmente il rispetto delle pratiche tradizionali (quelle che vengono un po’ retoricamente definite «valori») ed è quindi percepita da molti come il nemico che maggiormente si frappone alla realizzazione dei loro bisogni e dei loro desideri.
In Italia il problema è complicato dalla particolare posizione storica della Chiesa e dall’autorità di cui gode in larghi settori della società italiana. La curia romana assistette senza troppi rimpianti alla morte della Democrazia cristiana perché ritenne, con ragione, che la dispersione dell’elettorato cattolico le avrebbe consentito di esercitare complessivamente una maggiore influenza sulla società nazionale. L’uomo che meglio incarnò questa strategia fu il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale dal 1991 al 2008. Favorito dalla crisi del sistema politico italiano e dalla presenza sul soglio pontificio di un Papa che pensava al mondo più di quanto non pensasse alla penisola, Ruini divenne il principe-vescovo della nazione italiana e non esitò a intervenire scopertamente nella politica nazionale, anche suggerendo agli elettori di disertare le urne per impedire il raggiungimento del quorum nel referendum sulla procreazione assistita. Occorre ammettere con franchezza, tuttavia, che il successo della politica della Conferenza episcopale è dipeso in gran parte dalla disponibilità di alcuni settori della politica italiana a tollerarne le interferenze. Ed è questa forse la ragione per cui il cardinale Bagnasco ha finito per adottare una linea simile a quella del suo predecessore.
Naturalmente altri italiani hanno reagito diversamente e considerano gli interventi della Chiesa come una indebita invasione di campo. riemerso in tal modo alla superficie quel contrasto fra laici e «clericali» che speravamo di avere definitivamente sepolto nel passato della storia nazionale.
Sergio Romano