Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  aprile 01 Giovedì calendario

«PERCHE’ IL PAPA NON PUO’ ESSERE CITATO IN GIUDIZIO»

Tecnicamente, è come se un avvocato italiano chiedesse a un qualsiasi tribunale del nostro Paese di chiamare a testimoniare la Regina Elisabetta II o il presidente americano Obama. Gli avvocati americani sono scatenati: un legale del Kentucky, William McCurry, vuole portare a processo Benedetto XVI in una causa di abusi pedofili intentata «contro il Vaticano» e lo stesso medita Jeffrey Anderson, avvocato specialista in cause milionarie che ha fornito al New York Times i documenti sul caso Murphy. Solo che Benedetto XVI è un capo di Stato, questione di «immunità diplomatica».
E anzi la faccenda è ancora più complicata, spiega il professor Giuseppe dalla Torre, giurista nonché presidente del Tribunale del Vaticano: «Il Papa è certo un capo di Stato, al quale è riconosciuta la stessa condizione giuridica di tutti i capi di Stato. E questo è valido sia in quanto sovrano della Città del Vaticano sia in quanto pontefice e quindi capo della Santa Sede». Le due cose sono distinte e, in un certo senso, si sommano. C’è la Città del Vaticano, il più piccolo Stato sovrano del mondo con i suoi 44 ettari. E c’è la Santa Sede. Benedetto XVI guida l’uno e l’altra «ed è anzitutto pontefice, ovvio, a capo di una realtà come la Santa Sede, organo di governo della Chiesa universale, riconosciuto in quanto tale nell’ordinamento internazionale: gli Stati mantengono rapporti diplomatici con la Santa Sede».
Il Boston Globe, ieri, delineava la «strategia» legale della Santa Sede contro le cause. Ma si tratta di una questione già affrontata nel 2005, quando il cardinale Ratzinger venne citato in giudizio per «intralcio alla giustizia» in Texas. Nel frattempo Ratzinger fu eletto Papa e il Dipartimento di Stato americano, con una decisione firmata dal presidente Bush e motivata dal viceprocuratore federale, Peter Kleiser, bloccò la procedura ricorrendo alla «suggestion of immunity»: l’immunità. Anche perché un procedimento giudiziario contro il Papa sarebbe stato «incompatibile con gli interessi di politica estera Usa».
Per legali Usa, i vescovi sarebbero «dipendenti» del Papa. Come in una multinazionale: «Già, ma la Chiesa non è una multinazionale», sorride Giuseppe dalla Torre: «C’è il primato di Pietro, ma è una cosa diversa! Non è che il Papa si intrometta ordinariamente, ogni vescovo ha responsabilità giuridica piena nel governo della propria diocesi». Infine, la vicenda del silenzio: le accuse al Papa di aver «coperto» si basano su due documenti, il Crimen sollicitationis del ”62 e il De delictis gravioribus che nel 2001 aggiornava il primo e fu preparato dal cardinale Ratzinger come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. qui che si parla del famoso «segreto pontificio» che tuttavia non ha nulla a che fare con l’omertà: «Ma figuriamoci. La segretezza serve a garantire la vittima, anzitutto, e anche a tutelare chi, accusato, potrebbe risultare innocente. Ma riguarda il solo processo canonico, della Chiesa: che non sostituisce il processo penale. Non c’è nessuna proibizione né di fornire informazioni alle autorità civili né di denunciare», spiega il professor dalla Torre.
Benedetto XVI lo ha ripetuto nella lettera agli irlandesi, rivolto ai vescovi: «Continuate a cooperare con le autorità civili nell’ambito di loro competenza». Il paradosso è che fu proprio il documento preparato da Ratzinger nel 2001 ad inasprire le procedure e avocare i delitti di pedofilia all’ex Sant’Uffizio, sottraendoli ai tribunali delle diocesi per evitare insabbiamenti locali: e ora lo stesso Ratzinger viene chiamato in causa per casi avvenuti prima di allora.
Gian Guido Vecchi