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 2010  aprile 01 Giovedì calendario

PAGAMENTI FLESSIBILI

Gli strumenti di pagamento nacquero millenni fa consentendo alle persone di superare i limiti, i rischi e le difficoltà del baratto. Prima che fossero inventati ci si scambiavano beni fisici e tutt’ora, diecimila anni dopo la nascita e la diffusione dell’agricoltura, i sistemi per il regolamento monetario consentono di farlo, sia che si compri un pacchetto di caramelle, sia che si acquisti un’automobile. I sistemi di pagamento devono essere in grado di funzionare per scambi commerciali di qualsiasi entità. Una caratteristica tipica dei beni fisici è che a essi è associato un "costo del venduto". Detto in altri termini, se io ho un bene e te lo vendo, riduco il valore del mio magazzino. Se tu non paghi, io ho un bene in meno per il quale avevo sostenuto un costo, a fronte del quale non incasso nulla e quindi subisco una perdita netta.
Nel mondo fisico gli operatori hanno impostato il proprio business, e si sono organizzati in filiere funzionalmente articolate sulla base di prassi e normative consolidate. Sebbene stiano emergendo istanze del tutto diverse, non si può certo immaginare che dette normative vengano stravolte mettendo a repentaglio la stabilità del sistema sia per quanto riguarda il complesso della filiera degli attorisia per quantoriguarda l’attività del singolo operatore. Se un’impresa ha un certo indebitamento, un certo gradimento da parte degli azionisti, sostenuti dalla attività che svolge, non può mettere a repentaglio il suo equilibrio con grandi importi in gioco, per inseguire una tecnologia dirompente, ancorché dai volumi, almeno inizialmente, minimi. Questa la legacy che ci portiamo dietro, determinata dalla fisicità: una ben determinata struttura della filiera transazionale e i relativi costi. Facciamo ora una breve digressione: tutti conosciamo Skype o Messagenet, due tra gli operatori Voip che consentono ai propri utenti di comunicare tra loro a costo zero. Essi hanno beneficiato di un contesto regolamentare più favorevole.
Quando però gli utenti dei due sistemi devono comunicare tra loro, devono transitare dalla rete telefonica tradizionale.
Torniamo ai sistemi di pagamento, pensando ai beni dematerializzati. La prima considerazione è che oggi gli utilizzatori dispongono di accesso pressoché a tutti i contenuti digitali senza pagare alcunché, vuoi perché sostenuti dalla pubblicità, vuoi a causa dell’imperante malcostume della pirateria online. Paradossalmente, la user experience per chi desidera accedere a un contenuto a pagamento restando onesto, è peggiore rispetto a quella che ottiene se decide di violare il copyright. In un rapporto del governo britannico si valuta che la diffusione della pirateria è stata accentuata dalla scarsa disponibilità e accessibilità legale ai contenuti. Non giova rimpallarsi le cause. Il dato di fatto è che nel serbatoio dell’illegalità è disponibile sostanzialmente tutto ciò di cui gli utenti desiderano fruire in formato digitale. E lo fanno. E questo, pur non condividendolo, è il punto di partenza realisticose vogliamo reintrodurre una situazione di legalità diffusa.
Ma i beni digitali presentano caratteristiche diverse dai beni fisici: non hanno un vero e proprio "costo del venduto". Se un utilizzatore prende un bene fisico e non me lo paga, certamente ho un mancato guadagno, ma non perdo un bene per ottenere il quale ho sostenuto un costo specifico. una delle caratteristiche salienti che caratterizzano quelli che il Gruppo di Lavoro Intercommissioni del Cnel ha chiamato " neobeni". Facciamo un’astrazione: immaginiamo che ci possa essere un sistema dei pagamenti specializzato per i beni digitali che, proprio perché non c’è un costo del venduto, non debba assicurare la certezza del regolamento monetario della compravendita. Immaginiamo un modello di business che garantisca una statisticamente determinata probabilità di pagamento, pur senza assicurare l’incasso di tutti i crediti. A questo modello, integrato con il sistema dei pagamenti, gli operatori possono liberamente aderire, consapevoli di dover accettare la condizione di ragionevole rischio; un tale modello avrebbe costi più ridotti, abiliterebbe transazioni di importi minimi, per una classe di transazioni assolutamente non supportabile dai sistemi di pagamento tradizionali.
 ammissibile pensare a una nuova classe di transazioni? Quindici anni fa non si pensava alle aste di pubblicità per dei risultati di ricerca sponsorizzati: ora invece costituisce un nuovo tipo di pubblicità. Oggi l’utente della rete evoluto ha perso la relazione esclusiva con la testata e salta di sito in sito consultando informazioni, accedendo a contenuti sulla base di raccomandazioni e suggerimenti della propria rete sociale online.
 pensabile in un simile scenario che un utilizzatore abbia un portafogli elettronico per ogni sito in cui capita? E che per ciascuno si autentichi per la transazione? Ergonomicamente ed economicamente non funziona. Deve avere un portafogli elettronico utilizzabile con ogni fornitore di informazioni. Ma oggi siamo nel caso del Voip. Per consentire la transazione tra dominii diversi si deve transitare per il sistema tradizionale, ereditandone costi e procedure, che inibiscono di fatto la realizzazione di microtransazioni a prezzi e condizioni tecnico-operative accettabili. Il problema, quindi, diventa come assicurare l’interoperabilità di una nuova classe di "sistemi di pagamento" che consentano microtransazioni. L’elemento centrale di un tale sistema è la creazione di un’entità condivisa che consenta al fornitore di valutare la reputazione del cliente, in modo tale che possa decidere se accettare il suo impegno di pagamento e fornirgli il bene digitale.
Un contenuto potrebbe costare 7 centesimi, come un sms (che genera miliardi di ricavi annuali). Se l’utilizzatore che ha fruito di detto contenuto onorerà la promessa, il venditore avrà un guadagno. Se l’utente non onorerà la promessa e non pagherà, il venditore avrà un mancato guadagno, ma la reputazione del cliente verrà diminuita.
Un sistema aperto, con un meccanismo di reputazione centrale, unitamente all’interoperabilità tra i gestori di impegni di pagamento necessitano della definizione di uno standard di comunicazione che specifichi protocolli, interfacce e strutture di dati. Questa attività è stata svolta negli ultimi cinque anni da un gruppo di esperti, chiamato Dmin. it, guidato da Leonardo Chiariglione, il padre del video e audio digitale. Bisogna anche considerare che lo sviluppo della tecnologia rende "liquido" il confine tra fruitore e produttore. L’aumento della potenza degli strumenti e la riduzione del loro costo abilita la produzione e l’erogazione da parte di chiunque. Nuovi intermediari nascono ogni giorno nella filiera digitale, ma oggi limitati a business model basati sulla pubblicità. Dmin.it ha specificato anche l’introduzione di una partita doppia per ogni utente, in modo tale da coinvolgere le persone non solo per una questione reputazionale e di azione culturale al rispetto dei produttori di beni e servizi digitali, ma anche come opportunità di guadagno. La presenza di un sistema di pagamento del genere descritto consentirebbe la nascita di nuovi intermediari. Un nuovo Facebook potrebbe nascere in Italia.
Il lavoro svolto da Dmin.it è generalmente apprezzato e la sua implementazione potrebbe avvenire in Italia in tempi brevi. Se non dovesse accadere prima, lo importeremo tra qualche anno dall’estero. La proposta di standard ha infatti iniziato il suo percorso verso l’integrazione in standard Iso all’interno di gruppi di standardizzazione in cui dominano gli occhi a mandorla. Essendo una iniziativa di sistema, il sistema si deve muovere. Un po’ come nel gioco dei quattro cantoni, tutto rimane in stallo fino a quando qualcuno non prende l’iniziativa.I tempi sono maturi. Basta che, invece che ai campanili, pensiamo a preparare assieme una nostra piazza nel villaggio globale. Dipende solo da noi.