Marco De Martino, Il Messaggero 1/4/2010, 1 aprile 2010
TUTTO ESAURITO PER IL CENTRALE DEI SOGNI
Chissà se si può dire, ma il nuovo centrale del tennis, costruito sullo splendido ma permaloso terreno del Foro Italico, nasce con due ”sorprendenti” caratteristiche: è molto bello ma è troppo piccolo. In tutto fanno 10.500 comodi posti, un’opera tutta acciaio, cristallo e cemento che però non può certo spareggiare in capienza con gli altri principali totem mondiali, dalla sublime Rod Laver Arena di Melbourne alla Caja Magica di Madrid, dalla bolla di Shanghai al magico centre court di Wimbledon, e per finire al vertiginoso Arthur Ashe di Flushing Meadows che di posti, tanto per dire, ne ha il doppio esatto. Insomma, visto che per avere un nuovo stadio del tennis abbiamo aspettato 76 anni (il ”Pietrangeli” è del 1934...), tanto valeva farlo più grande. Ma sapete come vanno queste cose, Roma quando vuole è un paese con il naso sui progetti, al Foro Italico albergano le memorie del ventennio fascista, i pini sono alti e dritti come i carabinieri di Pinocchio e poi c’è l’inserimento nel contesto storico, architettonico, urbanistico, paesaggistico, ambientale e monumentale della zona (altro?). Quindi, detto in due parole, è stato un miracolo: Roma non perderà il suo torneo, il torneo non verrà spostato a Milano, non si farà la nuova cittadella del tennis a Tor di Quinto, e quindi quasi tutti vivranno a lungo felici e contenti dentro questa bella scatola a ridosso dell’aula bunker tra via dei Gladiatori e via delle Olimpiadi. Però, per la ”fame” di tennis che c’è oggi in Italia, l’impianto resta piccolo e infatti tutti i biglietti per gli ultimi cinque giorni del torneo maschile sono già esauriti. Un dato che spiega bene la situazione: 15.000 sarebbero finiti lo stesso.
Pazienza. Tanto è vero che stremati ma felici gli indomiti paladini protagonisti di questa impresa alla Indiana Jones ieri hanno festeggiato la presentazione del nuovo impianto: «Eccoci a celebrare una giornata storica, siamo orgogliosi di questo centrale che sostituisce l’impianto ormai fatiscente in legno lamellare e che salva il torneo di Roma» ha detto il segretario del Coni Raffaele Pagnozzi. «Per noi comincia una nuova éra ha aggiunto invece il presidente della FIT Angelo Binaghi che in grisaglia confindustriale e mocassini ha persino tirato due palle per provare il campo il tennis in Italia continua a crescere e il prossimo anno con il combined event, uomini e donne insieme, già sappiamo che non riusciremo a far entrare tutti». Due numeri a effetto? Il giocattolo è costato due anni di lavoro e 28 milioni e mezzo di euro (Iva esclusa), e tra le varie cose ha richiesto due milioni di chilogrammi di ferro e 4.100 metri lineari di gradoni. Strutturato su due anelli, da fuori è bello e dentro bellissimo, molto color panna e con la tinta dei sedili che salendo cambia colore, prima antracite, poi grigio e in alto quasi tutto bianco. Disseminate nei punti strategici suite e box-vip; da rilevare invece l’ottima visibilità anche in ”piccionaia” grazie alle tribune che salgono vertiginose e a strapiombo. Dentro la pancia, poi, di tutto e di più, sale massaggi, palestre, bar, le salette riposo dei giocatori, la sala stampa, la zona sponsor e gli spogliatoi, proprio quelli dove si spoglieranno Federer e soprattutto la Sharapova, in colore grigio e ”rosso Foro Italico” tanto per riprendere la tinta storica dei palazzi del Coni. Il torneo maschile parte con le qualificazioni sabato 24 aprile, il centrale verrà inaugurato martedì 27. E il tetto? Per ora è un mezzo sogno, poi si vedrà. Chissà se arriverà prima lui (il tetto) oppure un italiano capace di entrare tra i primi dieci del mondo.
Marco De Martino, Il Messaggero 1/4/2010