S. Ci., Giampiero Gramaglia, il Fatto Quotidiano 30/3/2010; Fabrizio Dragosei, la Repubblica 30/3/2010; Anna Mazzone, il Riformista 30/3/2010; Anna Zafesofa, La Stampa 30/3/2010; Ansa.it 31/3/2010, 30 marzo 2010
DUE BOMBE NELLA METROPOLITANA A MOSCA E DUE IN DAGESTAN
(riassunto) -
Lunedì 29 marzo, durante l’ora di punta del mattino, nella metropolitana di Mosca, due donne kamikaze si sono fatte esplodere causando 38 morti e centinaia di feriti. Le attentatrici erano, secondo i primi rilevamenti, di età compresa tra i 18 e i 20 anni e probabilmente sono state accompagnate da due complici. Le esplosioni sono avvenute lungo la linea rossa della metropolitana, la Sokolniceskaia: la prima durante la fermata alla stazione Lubjanka (dove è situata la storica sede dei servizi segreti Urss e degli attuali 007 russi, l’Fsb) alle 7:56 (le 5:56 italiane); la seconda 40 minuti dopo alla fermata di Park Kulturi (vicino al Gorki Park), su un treno che andava verso la periferia della città in direzione opposta alla prima deflagrazione. Gli investigatori non hanno ancora compreso i motivi di questa dinamica ma una terza cintura disinnescata ritrovata nella stazione di Park Kultury fa ipotizzare la presenza di un altro attentatore. Oppure la seconda delle kamikaze, partite dalla periferia sud-ovest come rilevato dalle telecamere, potrebbe essersi perduta o potrebbe aver avuto paura e aver titubato sull’azione da compiere.
Le autorità non sembrano avere dubbi sulla matrice cecena dell’attentato. Nei giorni scorsi due importanti leader del movimento indipendentista ceceno sono stati uccisi dai servizi russi. La guerra in Cecenia è stata effettivamente vinta in un modo o nell’altro, ma l’attuale leader dei guerriglieri, Doku Umarov, non ha accettato la pacificazione e ha promesso in un comunicato di un mese fa di portare «la guerra nelle case dei russi».
In realtà i ceceni ribelli del Caucaso del Nord non sono gli unici a rivendicare più indipendenza e meno soprusi da parte dello stato di Medvedev. Sul territorio nazionale convivono etnie diverse e l’area di crisi investe anche Inguscezia, Dagestan e Kabardino-Balkaria.
Proprio in Dagestan oggi, mercoledì 31, alle 8:42 ora locale, a Kizkyar, due ordigni sono esplosi a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro, nei pressi dell’edificio in cui ha sede l’Fsb. La prima esplosione si è verificata quando una volante della polizia locale ha tentato di avvicinarsi ad una macchina che aveva commesso un’infrazione stradale. Il conducente si è fatto saltare in aria causando la morte dei due agenti a bordo dell’auto. Dopo quindici minuti, quando sul posto erano sopraggiunti altri poliziotti e si era assiepata la solita folla di curiosi, un kamikaze travestito da poliziotto si è fatto esplodere provocando la morte di altre sette persone tra le forze dell’ordine e passanti. Ventitre in totale i feriti, tra cui 18 poliziotti (Fonte: Ansa.it).
Il premier ed ex presidente Vladimir Putin, che al momento dell’attentato di Mosca era in Siberia per un giro di propaganda del partito, tornato nella capitale ha destinati indennizzi e risarcimenti alle vittime e i loro familiari e ha ipotizzato che degli episodi possa essere responsabile lo stesso grippo di ribelli. Il presidente Medvedev ha promesso: «li troveremo e li elimineremo tutti. Sono solo animali». Il ministro degli Interni russo, Rashid Nurgaliev, ha precisato oggi che la risposta della Russia a questa serie di attentati kamikaze sarà «dura e di principio».