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 2010  aprile 01 Giovedì calendario

Veltroni Martina

• Roma 20 settembre 1987. Figlia di Walter. Aiuto regista, studia cinema a New York • «Da piccola cantava ”l’Unità, il giornale di papà” [...] assistente alla regia (’Mio padre non l’ha presa bene, poi mi ha capita”) [...] racconta di aver visto La Battaglia di Algeri [...] a 7 anni (’A casa si respirava più cinema che politica”), di avere occupato il liceo Tasso contro il governo Berlusconi e di sognare un futuro nel cinema a New York. Martina ha un metodo per difendersi dall’accusa di essere raccomandata: ”Lavoro il doppio degli altri”» (’Corriere della Sera”, 5/12/2007) • «[...] dopo la maturità [...] trova subito lavoro, sui set di Carlo Verdone, Silvio Muccino, Wim Wenders, gira persino un documentario sull’Olocausto. stata chiamata solo perché a sette anni guardava La battaglia di Algeri, mentre noi ci perdevamo dietro a Happy days, o c’è dell’altro? Non dubito della sua bravura; immagino, come ha dichiarato, sia costretta a lavorare il doppio per dimostrare quanto vale; sono certo che un giorno realizzerà un film bellissimo. Tenga però presente che se lei di cognome facesse Lo Turzo o Lo Curto o Gian Turco (è una citazione) infoltirebbe la già fitta schiera del precariato. Altro che contratto ed essere chiamata da registi internazionali! Cara Martina, lei non dev’essere penalizzata perché porta il nome di un noto politico, lei ha diritto di aspirare alla professione che più desidera, di rincorrere i sogni che più ha sognato, ma proprio per questo mi permetto di suggerirle l’understatement, il profilo basso, se possibile il silenzio. [...]» (Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 8/12/2007) • «Suo il nome nei titoli di testa come prima aiuto regista del film debutto di Maria Sole Tognazzi, L’uomo che ama. Sempre lei, al seguito di Wim Wenders che porta a Roma 8/Huit (il film corale di otto registi provenienti da tutto il mondo, ispirato agli otto obiettivi fissati nel settembre 2000 dalle Nazioni Unite per migliorare la vita della popolazione mondiale) e con cui Veltronina ha già lavorato in The Palermo Shooting. [...] fresca di maturità, ha avuto la sua prima occasione in Manuale d’amore di Giovanni Veronesi, per poi continuare con Carlo Verdone. Curriculum velocissimo in cui c’è anche un documentario sull’Olocausto. E l’aiuto regia (gratis, ha spiegato) nel primo film dietro la macchina da presa di Silvio Muccino, Parlami d’amore. E, dopo l’apparizione al fianco di Muccino junior, in giro per ristorantini, feste e manifestazioni elettorali, il tasso di invidia, già alto, è esploso nelle coetanee alle prese con test universitari, fidanzati con i brufoli e futuri molto incerti. [...] ” brava”, assicura la Tognazzi che, nel film dove vuole dimostrare la tesi estrema secondo cui anche gli uomini soffrono per amore, ha riunito tutte le amiche, da Martina (Veltroni) a Monica (Bellucci) a Carmen (Consoli). Comunque la si pensi, è proprio lei, Martina, a fare chiarezza sulla difficile vita da ”figlia di” (in un’intervista a Vanity Fair): ”Papà mi ha offerto tutte le opportunità che ha potuto. Sempre nel campo del cinema: le prime internazionali, le visite sui set. Siamo persino andati al matrimonio di Tom Cruise e Katie Holmes. Però è sempre stato molto attento a insegnarmi che non è la vita vera”. E per farle capire meglio il concetto di ”vero”, ecco come regalo la casa a Manhattan dove la fanciulla si trasferirà per apprendere tutto quel che c’è da sapere sul cinema all’Università di New York. Soltanto 60 metri quadrati, comprati con la vendita dei diritti del libro La scoperta dell’alba» (’La Stampa” 24/10/2008) • Nel marzo 2010 scalpore per un suo commento su Facebook alla sconfitta del centrosinistra alle amministrative (vinse 7 regioni su 13 ma rispetto al 2005 perse Piemonte, Lazio, Campania e Calbria): «Vediamo se qualcuno si dimette, prima che mi venga la gastrite»: «[...] ”Ho semplicemente espresso un’opinione da privata cittadina, un’opinione soltanto mia, e trovo assurdo che le abbiano dato una valenza politica”. No, non si è consultata con nessuno, né con mamma, né con papà, precisa la figlia di Walter che, pur essendo lontana, non manca mai agli eventi politici che contano, compreso il recente raduno di piazza del Popolo: ”A 22 anni penso di poter formulare idee politiche personali che non necessariamente corrispondono a quelle di mio padre”. Chi la conosce sa che la ragazza è tosta e determinata nelle scelte. E, come tutti i ragazzi, non propriamente esaltata dalle performance della politica italiana. [...] ”Esprimevo solo il forte disagio e l’angoscia che provo da elettrice del centrosinistra, nient’altro”, spiega Veltroni junior mentre corre a lezione all’università. Come non capirla. Si intuisce che i genitori non sono saltati dalla gioia per la sortita su Facebook ma, a 22 anni, uno non pensa che un post notturno scateni tanti retropensieri. Martina è davvero infastidita: ”Mi piacerebbe che la mia opinione non venisse strumentalizzata. Non credo che valga la pena di trasformare le mie parole in un caso. Ci sono davvero ben altre questioni di cui sarebbe più opportuno occuparsi”. Ha talento, la ragazza» (Alessandra Longo, ”la Repubblica” 31/3/2010) • «Sotto sotto, Walter Veltroni deve essere contento. La figlia Martina ha detto (tra l’altro da Facebook, il social network preferito di Walter, cioè una delle massime novità espressive del Partito democratico) quel che lui pensa ma non dice della vicenda elettorale: ”Vediamo se qualcuno si dimette, prima che mi venga la gastrite”. Veltroni ha fatto sapere soltanto, con molta educazione, che le elezioni sono state ”un disastro”, Martina è stata assai meno moscia ma più snob: chiedere le dimissioni dei vertici del Pd da Manhattan, tra uno stage di regia e una cena con Martin Scorsese, perché nel Lazio ha vinto la Polverini, suona simile agli appelli delle star di Hollywood per il Darfur. Poi Martina si è indignata per essere diventata una notizia, si è sentita strumentalizzata e ha detto a un’empatica cronista di Repubblica (’la ragazza è tosta e determinata nelle scelte”, ”come non capirla”, eccetera) che aveva espresso ”solo il forte disagio e l’angoscia da elettrice del centrosinistra, nient’altro”. Il forte disagio e l’angoscia la fecero volare da New York a Roma per manifestare con il popolo viola, trascinando il padre per mano. ”Mi hanno portato le mie figlie, ormai sono grandi: io non dirò una parola”, si giustificò Walter a piazza del Popolo, in modo da non dover aggiungere altro, non dover firmare niente, per poter fingere di non esserci pur essendoci, o per esserci anche non essendoci. Veltroni ha sempre pronto un ”ma anche”, la figlia è più decisa [...] difende il padre contro quelli che l’hanno fatto dimettere e che non la smettono di perdere, Martina sta col padre, come Renzo Bossi e come Marina Berlusconi. Anche se nel 2007, quando Walter Veltroni stava per diventare segretario del Pd, Martina disse che vedeva il proprio futuro ”in giro per il mondo a fare cinema, forse a New York dove mi sento a casa mia (il padre stava in effetti per comprarle un appartamentino, ndr) più che a Roma. Specialmente se la carriera di papà va nella direzione che sembra”. La carriera di papà non è continuata nella direzione che sembrava, così adesso lui ha tempo per andare a trovare Martina a New York, scrivere altri libri e impegnarsi per vincere il premio Strega, ma lei ha così tante meravigliose cose da fare che, a essere ventenni a New York, il dolore per la sconfitta di Emma Bonino e di Mercedes Bresso non starebbe, teoricamente, nelle priorità di una giornata. Invece Martina soffre e si sfoga su Facebook, giovanilmente a metà tra l’impegno civile di Jane Fonda e una puntata dei Cesaroni» (Annalena Benini, ”Il Foglio” 1/4/2010).