Marco Gasperetti, Corriere della Sera 31/03/2010, 31 marzo 2010
NOVE MESI DOPO NESSUN INDAGATO. LA GENTE IN PIAZZA A VIAREGGIO
Il presidio si scioglie alle 17 in punto, trentadue ore dopo l’inizio. Un’ora per ogni vittima e alla fine una promessa: «Aspetteremo ancora un mese – annuncia Stefano Tognocchi, rappresentante di uno dei comitati dei familiari dei morti della strage di Viareggio – poi chiederemo che l’inchiesta sia tolta a questa procura e passi al procuratore aggiunto di Torino Guariniello. Non è possibile che non ci sia neppure un inquisito dopo tanti mesi di indagini».
Dentro le mura di Lucca, in piazzale San Donato, c’è il Palazzo di giustizia. E davanti all’edificio una staffetta dolorosa e ininterrotta di centinaia di persone, testimonia lutto, rabbia e «profondo disagio». Ci sono parenti e amici delle vittime della strage del 29 giugno, ma anche amministratori, rappresentanti della Cgil, cittadini e qualche turista che arriva spontaneamente per offrire solidarietà. E chiedere giustizia. Nove mesi dopo.
«Che bastano per far nascere un bambino – dice Andrea Maccioni, sorella e due nipoti divorati dal fuoco – ma non sembrano sufficienti ai magistrati a inviare avvisi di garanzia. Non sono condanne, solo la dimostrazione che si vuole scoprire le responsabilità. Abbiamo avuto trentadue morti e per trentadue ore siamo stati qui a testimoniare la nostra ricerca di verità». Una delegazione dei comitati delle vittime ha chiesto e ottenuto di essere ricevuta dal procuratore di Lucca, Aldo Cicala, il titolare dell’inchiesta. «Ci ha detto che le indagini sono complesse – racconta Stefano Tognocchi – ma che siamo a buon punto. Ci ha detto di avere fiducia. Ci ha promesso che giustizia sarà fatta. Le stesse cose che avevamo già sentito. Apprezziamo, ancora una volta, però ora non ci possono più essere ritardi. l’ora della giustizia».
Al presidio di Lucca si distribuiscono volantini e si proiettano immagini sulla strage. Parte anche una raccolta di firme per chiedere le dimissioni dell’amministratore delegato delle Ferrovie, Mario Moretti. «Ne abbiamo già raccolte centinaia – dice Gianfranco Lucatelli, del comitato via Ponchielli, la strada-simbolo della strage, distrutta completamente dal fuoco ”. L’obiettivo è raggiungere quota ventimila. Vogliamo almeno che i dirigenti delle società coinvolte si facciano un esame di coscienza».
Andrea Antonioli, segretario della Cgil di Viareggio, annuncia la prossima mossa: «Il 9 aprile avremo un confronto con i funzionari dell’Agenzia nazionale sicurezza ferroviaria. Vogliamo conoscere quali sono le misure di sicurezza adottate dopo la strage. Per ora, per quello che sappiamo, assolutamente insignificanti». Poi, anche lui, chiede una svolta nelle indagini: «Qualcosa deve pur accadere, altrimenti meglio lasciare l’inchiesta ad altri».
A testimoniare solidarietà ai parenti delle vittime arriva il vescovo di Lucca, Italo Castellani. Aveva celebrato lui a luglio la messa funebre per le vittime. Ventidue, allora. Altre sarebbero morte nei mesi seguenti per le ustioni. Ancora oggi tre persone sono ricoverate nei centri per grandi ustionati di Torino, Milano e Cesena. Non sono in pericolo di vita ma sono destinate a soffrire per tutta la vita. «Anche per loro chiediamo verità e giustizia», dicono i rappresentanti dei comitati.
Marco Gasperetti