Renato Mannheimer, Corriere della Sera 31/03/2010, 31 marzo 2010
PER IL PDL UNA VITTORIA CON MOLTE CADUTE. BOSSI TOGLIE VOTI A TUTTI I CONCORRENTI - I
risultati delle consultazioni regionali possono essere letti in diversi modi. Si può, come ha fatto la maggior parte dei commentatori, considerare il numero delle regioni rispettivamente conquistate dal centrodestra e dal centrosinistra. L’esito, come si sa, è consistito nel mantenimento della prevalenza del centrosinistra nelle amministrazioni regionali (sette su tredici chiamate al voto), ma, al tempo stesso, nella perdita da parte di quest’ultimo di alcuni contesti di grande rilievo, primi fra tutti il Lazio e il Piemonte. Considerando questi andamenti, appare ragionevole concordare con chi ha definito queste elezioni come vittoria del centrodestra.
Ma, oltre al numero di regioni conquistate, è utile considerare l’entità dei suffragi destinati ai singoli partiti, in modo da compararla con le consultazioni precedenti e verificare così quali sono le forze politiche che più si sono avvantaggiate con il voto di domenica e lunedì. Un’analisi siffatta non è semplice, poiché una delle caratteristiche delle elezioni regionali – e di queste in particolare – è la presenza di una vasta schiera di liste (in questo caso erano più di ottanta) che possono in certi casi essere ricondotte alla forza politica cui comunque fanno riferimento (ad esempio, per un’analisi comparativa, i voti per la «lista Polverini» vanno considerati come attribuiti al Pdl).
Un risultato modesto
Effettuando dunque le opportune aggregazioni, emergono alcuni risultati di rilievo.
Il Pdl si conferma come la forza maggiormente votata, avendo nel complesso (considerate anche le liste «collegate») ottenuto il 31%. Si tratta tuttavia di un risultato relativamente modesto, se comparato agli esiti delle ultime politiche ed europee. Sul piano dei consensi in assoluto, il partito di Berlusconi risulta avere perduto rispetto all’anno scorso un numero consistente di voti (specie ad effetto delle astensioni e dell’esclusione delle sue liste nel Lazio), anche se, come si è detto, ha «vinto» politicamente le elezioni.
Il Pd fa riscontrare un risultato (27,1%) lievemente superiore a quanto ottenne alle europee dell’anno scorso. Un dato di sostanziale continuità, che mostra come il partito di Bersani abbia «tenuto» le posizioni, restando tuttavia lontano dall’esito delle politiche del 2008. Anche il Pd, comunque, pur conservando un buon valore in percentuale, perde, in assoluto, quasi un milione di voti rispetto allo scorso anno. Il calo risulta ovviamente ancora maggiore se si confrontano i risultati odierni con quelli delle precedenti regionali del 2005.
L’Italia dei Valori di Di Pietro (7%) si colloca poco al di sotto dell’esito delle europee, mantenendo dunque la sua posizione e confermando la crescita rispetto alle politiche del 2008. Anche in questo caso, rispetto all’anno scorso, si registra un significativo calo di consensi in valore assoluto, che erode in qualche misura il forte progresso che l’Idv riscontrò proprio alle europee.
Similmente, Sinistra Ecologia e Libertà ottiene poco meno del 3%: un risultato paragonabile a quello rilevabile per le precedenti consultazioni.
L’Udc conferma i risultati del passato e si attesta al 5,6%.
Il Movimento 5 stelle costituisce una delle sorprese di queste elezioni, avendo conseguito poco meno di 400 mila voti nelle cinque regioni in cui si è presentato.
L’unico balzo è della Lega
La Lega Nord è il partito che mostra la maggiore crescita rispetto alle europee e una variazione ancora più consistente, rispetto alle politiche. Pur essendo stata colpita anch’essa dal fenomeno dell’astensionismo, seppure in misura molto minore a quanto è accaduto per altri partiti, la Lega ha sottratto una quantità considerevole di voti alle forze concorrenti. Colpito in particolare il Pdl, i cui (ex) elettori del 2009 formano oggi quasi il 14% dell’attuale elettorato leghista. Ma quest’ultimo mostra provenienze anche da molti altri partiti, ivi compresi il Pd e l’Udc. L’esame degli esiti delle singole forze politiche mostra quindi come i «veri» vincitori delle elezioni siano stati soprattutto la Lega e le astensioni. Queste ultime hanno colpito praticamente tutti i partiti. Un’analisi dei «flussi» mostra come la quota più rilevante (14%) degli astensionisti attuali provenga dal Pdl (che, come si è visto, perde in valore assoluto molti voti), ma, al tempo stesso, come la diserzione dalle urne abbia riguardato in maniera significativa anche il Pd (8% degli astensionisti attuali), l’Idv e altri.
Sentimento di distacco
Come molti hanno sottolineato, però, il voto per il Carroccio e la decisione di non recarsi alle urne hanno qualche tratto in comune. In entrambi è presente un atteggiamento critico, sia pure di natura e di misura diverse, verso la politica tradizionale e le sue istituzioni. Ciò emerge anche dall’analisi delle motivazioni espresse dagli astenuti. Più di un terzo di costoro, infatti, invoca cause di forza maggiore. Ma una quantità molto maggiore (oltre il 50% di chi non si è recato alle urne a queste regionali) lega la propria decisione al disinteresse verso la politica, al disgusto, alla protesta verso i partiti.
Tutto ciò suggerisce che se è vero che il centrodestra (e in particolare la Lega) ha vinto le elezioni sul piano politico, è vero anche che, dal punto di vista della società nel suo insieme, è il sentimento di distacco dalle istituzioni ad avere prevalso in queste consultazioni.
Renato Mannheimer