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 2010  marzo 31 Mercoledì calendario

LEGA E INDUSTRIA. LE INFRASTRUTTURE E IL NO AL NUCLEARE I NODI ANCORA APERTI

Ai giornalisti della "Padania" nei giorni scorsi Roberto Cota ha rivelato un piccolo segreto, quello di aver avviato un rapporto di diplomazia telefonica con l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne. Un link che gli verrà sicuramente utile già nei primi cento giorni da governatore del Piemonte, quando presumibilmente dovrà informarsi e interessarsi della riorganizzazione degli stabilimenti italiani del gruppo Fiat. Inclusa ovviamente la "cattedrale" di Mirafiori, che nel frattempo ha perduto lo scettro di fabbrica italiana con il maggior numero di occupati a favore dell’ex Italsider di Taranto, oggi di proprietà del gruppo siderurgico Riva. Ma a prescindere dai nuovi contatti con Marchionne è un po’ di tempo che la propaganda leghista ha messo la sordina alle polemiche anti Fiat, che in precedenza invece era stata presa a bersaglio come simbolo di poteri forti ormai diventati esangui e di un establishment autoreferenziale.
Anche in Veneto c’è attesa per le mosse del neo governatore Luca Zaia. Le unioni industriali della regione sono state negli anni scorsi piuttosto vicine al predecessore di Zaia, Giancarlo Galan. Di lui condividevano la visione modernista del Veneto e l’attenzione spasmodica alla realizzazione delle opere infrastrutturali, dal Passante di Mestre alla Pedemontana. Ora i presidenti confindustriali aspettano di capire cosa abbia in mente veramente Zaia, che in campagna elettorale è stato attento a non scoprire più di tanto le carte che contano. C’è un episodio che comunque fa riflettere: gli industriali di Treviso avevano spinto per realizzare nella città un inceneritore ma i leghisti si sono opposti. E così, non solo a Treviso ma anche nelle altre città venete, qualcuno conta tutti i "no" che Zaia ha detto negli ultimi tempi e si è fatto l’idea che gli piacciano più i musei che i cantieri. Passi l’opposizione agli Ogm ma ciò che sconcerta è soprattutto l’idiosincrasia verso il nucleare. Se Galan addirittura si era offerto di dialogare con l’Enel per ospitare una centrale e negoziare le compensazioni, il suo successore ha fatto sapere che in Veneto l’atomo non lo vuole. In piena sindrome Nimby.
Di Zaia viene anche ricordata – da ministro – una certa tiepidezza sul prolungamento dell’alta velocità da Treviglio fino a Venezia, cavallo di battaglia degli industriali che non avevano esitato a premere duramente sul governo di Roma puntando nell’occasione però sugli altri due ministri veneti, Maurizio Sacconi e Renato Brunetta. Insomma la stragrande maggioranza di coloro che fanno impresa ha sicuramente votato Zaia, sperando forse di condizionarlo proprio con un plebiscito. I Tomat, i Peghin, i Vardanega, i Bolla, gli Zuccato, i potenti presidenti delle unioni industriali, sono stati anche tra i primi a congratularsi con il vincitore ma sanno benissimo che la vera partita deve ancora incominciare. Quello che però ha stupito tutti a Nordest è la velocità con la quale si è sbriciolato il blocco di potere galaniano, un "forzaleghismo" che aveva raggruppato attorno a sé un mix di interessi pubblico-privati con ramificazioni finanziarie e manageriali. Vista la mala parata e la repentina uscita di scena di Galan, lo stesso blocco oggi è si è riconvertito pro Zaia così come l’universo della piccola e media impresa. In molti capiscono che Treviso si appresta a diventare con Varese la seconda capitale del Carroccio e che di conseguenza un appoggio pieno al neo governatore può servire anche a riequilibrare il lombardo-centrismo della Lega, il partito politico più compatto e volitivo che c’è in questo momento e dal quale dipende l’agognata riforma fiscale.
Di un certo interesse è anche il rapporto che si verrà a stabilire tra la Lega e il club di Capranica, come viene chiamata l’alleanza tra le grandi organizzazioni del commercio e dell’artigianato (Confartigianato, Confcommercio, Casartigiani, Confesercenti e Cna). Il prossimo 10 maggio a Roma il club farà un deciso passo in avanti nella creazione di un soggetto unico di rappresentanza della piccola impresa che potrà contare su circa 2 milioni di aziende. Si tratterà di una piccola rivoluzione nel campo della rappresentanza con qualche elemento di concorrenza anche nei confronti della Confindustria. Ma la Lega come si rapporterà al nuovo soggetto? Il club di Capranica è molto insediato sul territorio con una presenza che ricalca quasi perfettamente quella del partito di Umberto Bossi: più forti in provincia che nelle città, più radicati al Nord che al Centro e al Sud. Così accanto a battaglie in comune non sono mancate le frizioni. Prendiamo Varese che è sempre un buon paradigma. Sulla legge di tutela del made in Italy, Lega e associazioni artigiane hanno marciato unite, ma il fatto che il Carroccio abbia aperto in via Bellerio uno sportello per le Pmi è stato visto come un’invasione di campo. E anche l’assemblea degli artigiani varesotti a Vergiate con Bossi e Giulio Tremonti creò qualche attrito. Comunque intervenendo al forum dei Giovani della Confartigianato, il 13 marzo scorso a Firenze, il leghista Giancarlo Giorgetti disse di vedere con favore la semplificazione della rappresentanza delle Pmi e implicitamente fece capire che la Lega non si sarebbe opposta al club del Capranica. Così oggi, a urne ormai aperte, il presidente della stessa Confartigianato Giorgio Guerrini ricambia il fair play: «L’ampiezza del risultato della Lega ci fa sperare che alcune riforme come la semplificazione burocratica, la riduzione della pressione fiscale e la lotta agli sprechi non rimangano lettera morta, come è stato invece per due anni». La Confapi non fa parte del club di Capranica però il suo presidente Paolo Galassi ha ottimi rapporti con la Lega e la sua voce risuona molto spesso dalle colonne della "Padania". Non ci sono, infine, rapporti coordinati e continuativi tra il Carroccio e la Confindustria centrale. Sono per lo più i singoli ministri a interloquire con Emma Marcegaglia in base al loro portafoglio di competenze e comunque Roberto Calderoli, in virtù del lavoro sulla semplificazione, è sicuramente ben visto in viale dell’Astronomia. Il suo intervento all’ultimo convegno confindustriale di Mantova è stato il più applaudito.
Dario Di Vico