varie, 31 marzo 2010
RICCHI SI NASCE O SI DIVENTA?, PER VOCE ARANCIO
«’Ricco no”, disse, ”sono un povero con i soldi, che non è la stessa cosa”» (Gabriel García Márquez, da L’amore ai tempi del colera)
Carlos Slim Helu, l’uomo più ricco del mondo per Forbes. Messicano, possiede un bel pezzo del suo paese oltre a televisioni e società telefoniche da Nord a Sud America. Patrimonio stimato: 53,5 miliardi di dollari. Da solo vale quanto l’isola di Cuba o la Bielorussia producono in un anno. la prima volta dal 1994 che sul podio non sale un americano (quella volta in cima c’erano gli svedesi del Tetrapack).
Nato a Città del Messico il 28 gennaio 1940, Slim è il sesto e ultimo figlio di un libanese cristiano maronita fuggito a 14 anni da Jezzine, a settanta chilometri da Beirut, per evitare l’arruolamento nell’esercito ottomano. Ha iniziato nel negozio di prodotti alimentari del padre chiamato ”La stella d’oriente”.
A 500 milioni di dollari da Slim, nella classifica di Forbes, c’è Bill Gates. Warren Buffett, che era il numero due (37 miliardi), ora è il numero tre (47).
Buffett, soprannominato l’«oracolo di Omaha», ha investito 26 miliardi di dollari nell’acquisto della maggioranza (77%) della rete ferroviaria Burlington Northern Santa Fé. Voleva, dice, «colmare una lacuna della mia infanzia: mio padre non mi ha mai regalato un trenino». Entrato nel mondo degli affari a sei anni (vendeva lattine di Coca Cola ai compagni di scuola), a sette leggeva saggi sui mercati obbligazionari. «Compro solo aziende che producono cose che capisco» è una delle frasi che ripete più di frequente.
I consigli della finanza per diventare ricchi in fretta (oltre ovviamente a quella di vincere alla lotteria): trovare un mercato caratterizzato da enormi asimmetrie informative, possedere per varie ragioni le informazioni migliori, e operare di conseguenza. chiaro??
Il mercato dell’arte, come quello dei vini pregiati, delle auto d’epoca e per certi versi quello immobiliare sono dominati da asimmetrie informative. In questi mercati esiste un’élite di operatori che possiedono informazioni decisamente migliori di quelle della maggior parte degli altri soggetti che vi capitano più o meno regolarmente. Le informazioni giuste fanno la differenza.
L’Ocse nello studio A Family Affair esamina, dati e statistiche alla mano, la mobilità sociale tra le generazioni nei paesi ricchi del mondo. Ne risulta una spaccatura netta fra chi (Australia, Canada, paesi nordici) tende ad avere una mobilità sociale vivace e chi, invece, ne registra una lenta e faticosa: i paesi mediterranei e altri come Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna.
In Italia lo ”stipendio di papà” pesa quasi per il 50 per cento. la misura in cui il reddito dei figli riflette quello dei genitori. La percentuale è appena superiore in Gran Bretagna e appena inferiore in Francia e Stati Uniti. In Danimarca, Australia, Norvegia, questa trasmissione ereditaria - per così dire - non arriva al 20 per cento. Il risultato è un divario nei redditi, a seconda delle famiglie di provenienza. Il figlio dell’ingegnere ha quasi il 60 per cento di possibilità in più di laurearsi, come papà, rispetto al figlio dell’operaio e oltre il 30 per cento in più rispetto al figlio del ragioniere. Inoltre la laurea in famiglia sottintende un background culturale e sociale più favorevole. E, dunque, il figlio di un laureato italiano (si laurei o meno egli stesso) guadagnerà, in media, il 50 per cento di più del figlio di uno che si è fermato alle medie inferiori. Va peggio - per chi ha il padre che ha lasciato presto la scuola - solo ai portoghesi e agli inglesi. In Francia, questa dote scolastica preaccumulata è del 20 per cento. In Austria e Danimarca, non arriva al 10.
Fra il 2000 e il 2008, meno di una famiglia ricca su 100 è diventata povera. E solo una famiglia povera su 50 è diventata ricca. Oltre l’80 per cento dei poveri è rimasto povero o quasi. E quasi il 90 per cento dei ricchi è rimasto, più o meno confortevolmente, ricco (dati Banca d’Italia).
«Le persone fuori dal comune non emergono dal nulla; ci si deve chiedere quali vantaggi nascosti, quali eredità culturali, quali opportunità straordinarie hanno potuto avere per arrivare a pensare e vedere il mondo in modo così particolare che li ha portati a essere uomini o donne capaci di tirarsi fuori dalla media» (Malcom Gladwell, autore del libro Outliers. The story of success).
Secondo la classifica di Forbes, i miliardari mondiali sono passati dai 793 del 2009 ai 1011 di quest’anno. Sommando i patrimoni di tutti si arriva a 3600 miliardi di dollari.
«Quanto sono ricco? Abbastanza per non chiedere quanto lo sono. La ricchezza non è solo la ricchezza in denaro, la ricchezza è come stai, come sei, come ti trovi con gli altri, per cui la ricchezza non è solo un fatto materiale. come uno vive» (Flavio Briatore).
Il primo italiano tra i più ricchi della classifica di Forbes si conferma Michele Ferrero, che dal 40esimo balza al 28esimo posto, quasi raddoppiando il suo patrimonio (da 9,5 a 17 miliardi). Leonardo del Vecchio (Luxottica, dal 71esimo al 59esimo posto, da 6,3 a 10,5 miliardi) supera Silvio Berlusconi, sceso dal 70esimo al 74esimo posto, anche se la discesa è solo di posizione: i miliardi sono aumentati da 6,5 a 9.
Unico lusso di Michele Ferrero ai tempi della fondazione dell’azienda negli anni Cinquanta: una casa a Ospedaletti, vicino a Sanremo, dove oggi possono vivere i lavoratori Ferrero. Lussi di oggi: una Ferrari a Montecarlo e una residenza estiva a Cap Ferrat, Villa Giopi.
L’azienda Ferrero: oltre 21.500 dipendenti, più di 6.500 milioni di euro di fatturato, 14 stabilimenti nel mondo.
«Sono nato povero, intorno a me hanno sempre lavorato tutti. Mi sentirei in colpa se perdessi tempo. Oggi sono abituato a vivere con una certa disponibilità di mezzi. Per il resto porto le scarpe di una volta. Potrei comprarmi gli orologi che mi piacciono, ma ha senso? Alla fine uso sempre lo stesso» (Diego Abatantuono).
Le città che hanno più ricchi in Italia (persone il cui patrimonio supera i 500mila euro) sono Milano, Roma, Torino, Bologna e Brescia: complessivamente, ospitano un totale di 291,4 miliardi di euro, il patrimonio di 177mila famiglie (più del 30% della ricchezza nazionale). Nella provincia di Napoli, si concentrano 22,3 miliardi di euro (il 59% del patrimonio campano). La provincia con maggiore percentuale di ricchezza regionale è quella di Roma (63,2 miliardi di euro, l’85,3% della ricchezza del Lazio).
Il patrimonio delle 640mila famiglie che hanno investito almeno 500mila euro in attività finanziarie (depositi e liquidità, titoli obbligazionari, azioni quotate, fondi comuni, polizze vita ecc.) ad esclusione degli immobili, è salito del 19% raggiungendo circa 882 miliardi di euro (portafoglio medio di 1,38 milioni di euro). I paperoni italiani, per rimanere tali, hanno potuto contare sul buon andamento delle Borse, con un effetto perfomance del 7,3%.
Valentino Rossi, per la nona volta campione del mondo nella Moto Gp. Secondo Forbes ha un patrimonio di 22 milioni di euro. Dalla Yamaha (premi esclusi) riceve 10,5 milioni di euro all’anno. Altri 3-4 milioni gli arrivano da Fastweb, società di cui è testimonial. Da Monster, energy drink americano cui presta il volto, prende 2,5 milioni. La Agv, l’azienda che produce il suo casco, gli versa 1,4 milioni; la Dainese, che gli fornisce tuta e guanti, ne sborsa 1,2 milioni. A queste cifre si aggiungono i proventi delle vendite di Imatra, linea di occhiali e di abbigliamento dedicata agli amanti dei motori che Rossi ha lanciato tre anni fa.
La classifica dei manager under 40 più pagati nel mondo di CnnMoney. Primo è Matt Maddox, 34 anni, alla guida degli alberghi e casinò Wynn Resort, con 17,66 milioni di dollari l’anno. Al secondo posto James Murdoch (figlio di Rupert), 36 anni, nel 2008 pagato 10,15 milioni di dollari. Al terzo George Mikan III, il trentasettenne direttore finanziario di United Health Group che si è portato a casa 6,3 milioni. La prima donna nella lista è Christa Davies, 38 anni: nel 2008 ha guadagnato 3,84 milioni di dollari come direttore finanziario di Aon.
I musicisti più ricchi del 2009 sono gli U2. La band ha incassato lo scorso anno 109 milioni di dollari. Secondo Bruce Springsteen con 57,6 milioni, terza Madonna con 47,2 (classifica di Billboard, rivista americana).
Il reddito del 10% degli inglesi più ricchi supera di cento volte quello del 10% dei cittadini più poveri. Le disparità più forti riguardano le minoranze etniche, soprattutto pachistani, bengalesi e africani.
Tatiana Serafin, condirettrice di Forbes: «Gli americani tendono a parlare di come hanno fatto i soldi, i tedeschi non amano dirlo, ai russi piace soprattutto mostrarli».
I 400 personaggi più ricchi della Cina hanno un patrimonio complessivo di 314 miliardi di dollari, un quarto delle fortune possedute dai paperoni americani. Secondo la classifica di Forbes, il cinese più ricco del paese, Wang Chuanfu, presidente del gruppo di batterie e auto elettriche Byn di Shenzhen, ha un patrimonio di 5,8 miliardi di dollari, dieci volte meno di Bill Gates che da anni guida la stessa classifica negli Stati Uniti con un patrimonio di circa 50 milioni di dollari. In un anno però gli averi degli imprenditori più ricchi della Repubblica popolare sono cresciuti dell’80% (circa 141 miliardi di dollari in più), quelle degli omologhi americani sono diminuiti del 20% (300 miliardi in meno).
Nei paesi ricchi, il 15,84 per cento di chi risponde ai sondaggi dichiara di avere «il massimo livello di felicità». Nei paesi meno ricchi la percentuale è poco distante: il 13,47 per cento. Ovvero, i soldi non sono tutto.
La ricchezza non dà la felicità. Due professori canadesi dimostrerebbero attraverso una serie di formule economico-matematiche che quando una nazione raggiunge una certa soglia di ricchezza, i suoi cittadini si sentono più tristi: «Quando un paese raggiunge una ragionevole soglia di ricchezza, i suoi abitanti si trovano con maggiori disponibilità economiche e cominciano ad acquistare oggetti di consumo privi di valore intrinseco. Si cominciano a comprare o almeno a desiderare oggetti che servono solo a incrementare lo status-symbol di chi li possiede. [...] Il consumo di prodotti privi di valore intrinseco non solo ha un impatto negativo sul benessere delle persone, ma alla lunga limita le prospettive di crescita dell’economia» (dallo studio di Curtis Eaton e Mukesh Eswaran pubblicato nei giorni scorsi dall’Economic Journal).
«Portava barba e capelli lunghi ”per farsi prendere sul serio”, viveva in una catapecchia messa a disposizione da uno zio ed era più povero di un topo di chiesa. Possedeva due maglie e due paia di pantaloni, un paio di scarpe per tutto l’anno. Per risparmiare le sedie, usava sacchi di sabbia o cassette. Il frigo era eternamente vuoto, ma se qualcuno gli offriva un pasto mangiava poco per non fare la figura dell’affamato. Stava alla larga dalle donne. In più odiava il calcio, la vodka e le sigarette che vendeva al mercato nero fuori dall’hotel Metropol, a due passi dal Cremlino. Ma quando il suo primo datore di lavoro gli chiese cosa volesse fare nella vita, rispose: ”Comprare tutto il mondo”» (Vladimir Tjurin sul giovane Roman Abramovich, 44 anni, magnate del petrolio e terzo uomo più ricco della Russia con un patrimonio di 17 miliardi).