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 2010  marzo 31 Mercoledì calendario

NON C’E’ PIU’ PRIVACY PER I GRANDI

Non è una stonatura - a pensarci bene - la pubblicazione, sull’importante «Journal of the American Medical Association», della storia clinica del faraone Tutankamon, affetto da una pluripatologia che comprendeva il male di Kohler e l’infezione malarica, una combinazione che dovette condurlo alla tomba intorno al 1324 a.C. Praticamente un contemporaneo, grazie alle analisi genetiche, radiologiche e antropologiche che hanno consentito ai ricercatori del Consiglio Supremo delle Antichità del Cairo di strappare alla mummia del «re ragazzino» i segreti della vita e della morte, che sono rimbalzati su giornali, tv e Web.
Non sono previste - si sa - forme di tutela dei «dati sensibili» per i personaggi storici: non hanno ormai segreti (o quasi) le condizioni di salute e le malattie di Papi (Gregorio VII), re e regine, principesse e grandi dame, santi (Sant’Antonio da Padova), condottieri e letterati, poeti e artisti. L’esame dei corpi mummificati di epoca medievale e rinascimentale ha consentito, tra l’altro, di effettuare diagnosi di malattie infettive quali vaiolo e sifilide, di diagnosticare il cancro del retto che causò la morte del re di Napoli Ferrante I nel 1494, di riconoscere l’intossicazione da digitale di cui morì prematuramente Cangrande della Scala, grande signore di Verona.
L’elenco dei personaggi da sottoporre ad indagini è assai nutrito. Il prossimo sarà Leonardo da Vinci, morto il 2 maggio 1519 nel Castello di Clos Luce, vicino Amboise, in Francia. Un gruppo di ricerca sta ansiosamente aspettando di ricevere le autorizzazioni per aprire la tomba e sottoporre ad esami lunghi e complessi i resti (presunti) del genio toscano.
Insomma, non c’è mistero dei grandi del passato che i nuovi saperi dei ricercatori non promettano di svelare. La datazione al carbonio, l’analisi del Dna, varie forme di microscopia e diverse tecniche d’indagine consentono di riportare alla luce fisionomie, statura, corporatura, abitudini, malattie. Né le agguerrite équipes indietreggiano di fronte alle difficoltà opposte da notizie storiche malsicure o vaghe come quelle che circondano le cause della morte e il luogo di sepoltura del pittore maledetto, Caravaggio, le cui tracce si perdono nella spiaggia di Porto Ercole, nel luglio 1610.
Sappiamo tutto delle patologie che funestarono la breve vita di Enrico VII, re di Germania, sfortunato figlio di Federico II e di Costanza d’Aragona: era un uomo prestante per l’epoca (1,66 metri d’altezza), anche se con tracce di vari malanni, cui si è potuti risalire attraverso il restauro delle ossa. Gli esami hanno confermato che l’appellativo di «sciancato» non era ingiustificato: la rotula sinistra era asimmetrica, con lesioni che rimandavano ad un importante trauma del ginocchio subito in età giovanile, che implicò la compromissione dell’andatura del primogenito di Federico, morto suicida a 31 anni, nel 1242. Esaminando lo scheletro, i ricercatori hanno stabilito che era ammalato di lebbra, il morbo più temuto, la metafora stessa del Male, che implicava un complesso rituale di separazione del lebbroso dal mondo dei sani. L’isolamento degli ultimi anni di vita in una fortezza era dunque dovuto alla malattia e non ad una punizione del padre, che Enrico aveva tentato di spodestare, ha osservato il paleopatologo Gino Fornaciari dell’Università di Pisa.
Non c’è un garante della privacy per i morti celebri: le loro abitudini sono svelate in ogni minuto. Vengono alla luce dentature usurate, malformazioni, malattie sfiguranti come lebbra, vaiolo, sifilide. Di «mal napolitano» o «mal francese», come era chiamata quella malattia alla fine del XV secolo, soffriva la devota Maria d’Aragona (1503-1568), amica di Vittoria Colonna e Michelangelo, celebrata per la sua bellezza e la sua virtù. Malattia nuovissima, legata al sesso, la sifilide afflisse molti grandi. Riusciranno le loro pubbliche virtù a resistere all’ondata di rivelazioni sui vizi privati, riportati alla luce da tecniche d’indagine scientifica sempre più sofisticate?