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 2010  marzo 31 Mercoledì calendario

L’ELEGANZA DELL’ANFIBIO

Katy, 13 anni, leggins neri e piumino, dondola al ritmo elettronico dei Metronomy davanti allo specchio del Dr. Martens Pop-Up shop di Spitalfiels Market, nell’East London, indecisa tra gli anfibi rosa che indossa ora e quelli blu brillante appena provati. E’ al suo primissimo paio. Mamma Elisabeth, avvocato, tailleur Zara, ne avuti almeno sei in diverse stagioni della vita e aspetta paziente la scelta della figlia che tastando la pelle dura domanda se all’inizio faranno male. Faranno malissimo.
A chi non ha sopportato almeno una volta con masochistica abnegazione l’ineguagliabile piaga sul tallone, sacro tributo alla più transgenerazionele delle tendenze, i 50 anni delle Doctors non diranno granché. Per tutti gli altri, ex di una delle mille tribù del secolo scorso, dai mod ai metallari, o neoadepti della grande e meticcia comunità internettiana, la ricorrenza è storica.
Il primo aprile del 1960, mentre Il Guardiano di Harold Pinter debutta a Londra e la regina tiene a battesimo il sottomarino nucleare britannico numero uno, in una fabbrica di Wollaston, villaggio sperduto nel Northamptonshire, nasce il prototipo dell’anfibio civile. Il proprietario William Griggs, che fino a quel punto ha prodotto scarpe per l’esercito, adatta lo stile militare alle suole ortopediche del dottore tedesco Klaus Maertens, così comode da aver sedotto le austere casalinghe teutoniche. Tempo un decennio e, senza la minima strategia di marketing, le Dr Martens nere e color ciliegia si moltiplicano ai piedi dei postini inglesi, degli operai, dei poliziotti, costretti ad annerire con l’inchiostro la cucitura gialla vietata dal regolamento. Nelle foto in bianco e nero delle proteste degli anni ”70 le Doctors sono l’unico comun denominatore tra i militanti di sinistra, la destra skin, i Bobby armati di manganello. Calzature da piazza.
«Il prototipo originario, il 1460, è il più venduto tra gli over 35» spiega Chris, efebico commesso del megastore di Camden Town con alle pareti decine di modelli comprese le Pascal, variante «soft» per talloni moderni. Chris non ha neppure vent’anni e indossa stivaletti a punta, ma è «figlio d’arte», scherza. Sua madre deve averne ancora un paio da qualche parte sebbene non s’acconci più come l’irriducibile punk dalla cresta verde affacciato sul canale. «Le portavano i Clash» taglia corto il Moicano. Le portavano Morrisey, Sinéad O’Connor, il parlamentare socialista Tony Benn che della versione scarpa a 3 buchi fece il simbolo del sindacato.
«La miglior forma di ribellione è l’individualismo» scrive il giornalista Martin Roach nel libro «Dr. Martens: the story of an icon». Cosa c’è di più personale della scelta d’un paio di scarpe? Per questo, sostiene Roach, gli anfibi doc sono sopravvissuti alla controcultura, all’evasione psichedelica, al disimpegno Anni 80. E pazienza se nel 2003 l’aumento dei costi e il calo delle vendite hanno convinto i Griggs a spostate il grosso della produzione in Cina e Thailandia. C’è sempre la fabbrica di Wollaston che continua a confezionare la linea vintage come nel 1960, sfidando la crisi della manifattura con l’entusiasmo dei cinquant’anni.