FABIO MARTINI, La Stampa 31/3/2010, pagina 8, 31 marzo 2010
GRILLO ORA CI CREDE
Quel rotondo «vaffanculo» scandito da Beppe Grillo a Bologna l’8 settembre del 2007 davanti a cinquantamila grillini in estasi risuonò in piazza Maggiore per quel che era: una invettiva contro tutto e contro tutti. La destra dello «psiconano Berlusconi», la sinistra dei «cialtroni D’Alema e Veltroni». Tutti ladri, inetti, vecchi. Quel giorno, tutti pensarono al «vaffa» come ad un’apostrofe che difficilmente sarebbe diventata un manifesto politico e invece, ecco la sorpresa: due anni e mezzo più tardi, nella notte tra il 29 e il 30 marzo 2010, improvvisamente si è scoperto che i grillini erano nel frattempo diventati un movimento capace di conquistare percentuali interessanti (il 6%) in regioni dal voto tradizionalista come l’Emilia-Romagna; erano riusciti a conquistare 90 mila voti in Piemonte, quasi certamente decisivi nel determinare, sia pure indirettamente, la sconfitta di Mercedes Bresso, presidente uscente. E ancora: pur essendosi presentato in sole cinque regioni il «Movimento a 5 stelle» è stato scelto da 390.097 elettori, ottenendo una media nazionale simile a quella di partitini che sopravvivono da decenni ai loro insuccessi.
Certo, non è la prima volta che il mondo politico-mediatico scopre a cose fatte fenomeni politici e sociali che stavano emergendo da tempo, sta di fatto che nei due anni e mezzo trascorsi dal V-day, i «grillini» sono diventati un movimento originale, nel quale l’invettiva anti-casta e la bandiera della democrazia diretta, via via si sono andati integrando con un tratto molto forte: l’ambientalismo della «sostenibilità». Niente inceneritori, niente Tav, ma anche stili di vita conseguenti. Personaggio esemplare di questo mondo è il capofila dei piemontesi, Davide Bono. Ventinove anni, medico, barba risorgimentale, capelli lunghi, senza precedenti esperienze politiche, protagonista di una costante battaglia per l’acqua pubblica, Bono si racconta così: «Acquisto meno merci possibili, non consumo prodotti di multinazionali, evito gli ipermercati, scelgo la dimensione del panettiere e del ferramenta, mi batto perché si moltiplichino i mercati contadini, giro per Torino sempre in bicicletta, in casa faccio di tutto per risparmiare energia e per eliminare meno rifiuti possibili, autoproduco detersivi».
Negli Stati Uniti ragazzi con questa mentalità hanno votato per il democratico Barack Obama, che col suo programma è andato incontro alle istanze ambientaliste (auspicando persino il moltiplicarsi di piste ciclabili) mentre in Italia, proprio ieri, il leader democratico Pier Luigi Bersani ha pronunciato questa battuta: «Il voto a Grillo? Un cupio dissolvi...». Più tardi ha corretto: «Civismo con cui confrontarsi».
Certo, quello dei «grillini» è un movimento dal mix originale: vi convivono la polemica anti-casta («contro la destra e contro la sinistra», ha ribadito ieri Beppe Grillo), il civismo e la vocazione alla sostenibilità ambientale. Pur richiamando esperienze come quella dei «Pirati» svedesi, il Movimento delle cinque stelle appare come un prototipo originale nel panorama politico europeo. Soprattutto per l’originalità della sua mente, Beppe Grillo. Animatore di un formidabile sito Internet che per anni è stato considerato uno dei più ricchi del mondo, sempre in bilico tra filippica moralista e battuta comica, un costante disprezzo per le persone anziane (frequenti gli sfottò ai politici per le loro debolezze fisiche), protagonista di invettive un po’ lombrosiane contro gli avversari, Grillo continua a dire che lui non si presenterà mai in Parlamento, ma intanto ieri, proprio come farebbe il segretario di un partito, ha chiesto «le dimissioni di Bersani». E soprattutto ha scandito la fatidica frase: « solo l’inizio». Dunque, anche per i «grillini» sta per presentarsi il tipico bivio dei movimenti che diventano partiti. Sostiene Gianfranco Mascia, pioniere del movimentismo girotondino e ora viola: «Con i girotondi c’era sfiducia soprattutto nei dirigenti del centrosinistra, con lo spirito però del ”datevi una mossa”, ora la sfiducia è verso la politica tutta. Con un rischio: pensare che la soluzione sia la nicchia, l’autoreferenzialità, la setta politica che mette le barriere, punta a essere ”il più puro”. Atteggiamenti che Grillo ha avuto, vedremo se ora cambierà qualcosa».