Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  marzo 31 Mercoledì calendario

DOPPIO BINARIO ANCHE IN BANCA

Più la banca è local più ci piace. Questo è il messaggio che mandiamo a tutti». Nel suo primo giorno di trionfo veneto Luca Zaia non usa perifrasi per spiegare il credito che piace alla Lega.
E se Alessandro Profumo - da settimane bersaglio proprio degli strali di Zaia e oggi sotto la pressione delle Fondazioni azioniste che digeriscono di malavoglia la trasformazione di Unicredit in una megabanca sempre più apolide - sostiene che le ultime elezioni non influiranno sulla holding perché «noi abbiamo grande rispetto per la politica e la politica ha sempre avuto grande rispetto di noi», le cose - a urne appena chiuse - sembrano un po’ diverse. Tanto che sempre ieri l’ad di Unicredit strizza l’occhio ai localismi: l’obiettivo della riorganizzazione è «parlare dialetto nelle aree dove abbiamo fortissime radici, ma anche parlare inglese attraverso il gruppo».
Anche Giovanni Bazoli, «da 28 anni» nella banca che oggi è Intesa-Sanpaolo, rivendica l’indipendenza dei cda dalle schede elettorali: «Non ho mai fatto dichiarazioni di ordine politico nè ho mai fatto prendere alla banca decisioni influenzate dalla politica». Eppure ci sono pochi dubbi che il fiume del centrodestra e quello della Lega in particolare, per quanto carsico - di norma le Regioni nominano uno o due esponenti nelle Fondazioni, molte nomine scattano nel prossimo biennio - finirà per sfociare anche nel potere bancario. Una geografia mutata che rafforza anche il ruolo del ministro dell’Economia come punto centrale dei rapporti con il mondo finanziario. Da sempre in rapporti privilegiati con la Lega, Tremonti ha intessuto una fitta trama con l’establishment finanziario: dal presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti a Cesare Geronzi.
In Veneto il potere leghista guarda alla presidenza delle Fondazioni azioniste di Unicredit - Paolo Biasi che guida Cariverona scade il prossimo anno, il vicepresidente della banca espresso dai veronesi Luigi Castelletti è già vicino al Carroccio - ma vuole anche la crescita «dal basso». Non a caso banche e banchieri di riferimento per Zaia sono tre. La Popolare di Vicenza guidata da Gianni Zonin; poi Veneto Banca dove regna Vincenzo Consoli e infine Amedeo Piva, presidente della Federazione veneta delle Banche di credito cooperativo. Ma legame con il territorio e le dimensioni limitate sono armi a doppio taglio, tanto che da tempo la politica locale va in pressing su Zonin e Consoli perché pensino alle nozze. Gli inviti per ora sono restati lettera morta. E adesso?
Anche e forse soprattutto in Piemonte il ribaltone in Regione e l’affermazione della Lega può avere effetti sugli assetti delle Fondazioni bancarie. Il primo test forse in Compagnia di Sanpaolo, azionista di Intesa-Sanpaolo con il 10%. Qui, tra un mese, la vicepresidente dell’ente Elsa Fornero passerà al consiglio di sorveglianza della banca. Potrebbe essere sostituita con un altro consigliere cooptato e non è detto che sia il sindaco di Torino Sergio Chiamparino ad indicarlo. Il centrodestra, ad esempio, potrebbe spingere l’avvocato Patrizia Pogliotti, già in passato bloccata sulla soglia di piazza San Carlo. Il suo arrivo - come quello del commercialista Fabio Pasquini, vicino ad Enzo Ghigo, già inserito nella lista della Compagnia per la banca - sarebbe un chiaro segnale di affermazione del centrodestra. E il nuovo assetto potrebbe aiutare Enrico Salza, in ottimi rapporti con il leghista Giancarlo Giorgetti e in cerca di riconferma in Intesa-Sanpaolo. In Fondazione Crt, tra i soci forti di Unicredit, non sono previsti nuovi innesti a breve, ma il suo uomo forte Fabrizio Palenzona - cultore della trasversalità - cura già da tempo i rapporti con la Lega. Qualche mese fa, ad esempio, era presente alla prima del pur non memorabile «Barbarossa», officiante proprio Umberto Bossi.
A Milano i conti con il centrodestra e con la Lega la finanza li fa da un pezzo. Probabile che adesso i seguaci di Bossi chiedano più spazio ai piani alti del sistema, in primis dalle parti della Fondazione Cariplo, che proprio tra qualche settimana rinnova parte del consiglio. «Ma non mi aspetto certo strappi - annuncia uno dei protagonisti della vita finanziaria milanese che chiede il riserbo - visto che il terzetto Bazoli-Geronzi-Guzzetti, assicura la stabilità del sistema. Certe istanze verranno assorbite e non certo imposte». Assorbite e forse non insediate al vertice, come accaduto alla Popolare di Milano, dove a Roberto Mazzotta è subentrato lo scorso anno Massimo Ponzellini, oggi attivissimo al fianco di Bossi e Tremonti.