FILIPPO CECCARELLI, la Repubblica 31/3/2010, 31 marzo 2010
LA DIPLOMAZIA DEL BACIAMANO
Chissà che cosa avrà pensato l´altro giorno al vertice della Lega araba il colonnello Gheddafi quando porgendo la mano al suo amico e parigrado Berlusconi, questi gliela ha presa e leggermente curvandosi, senza proferire verbo, gliela ha baciata. Sarà prevalsa la sorpresa o la lusinga, la diffidenza o magari l´abitudine rispetto a un gesto vissuto come un atto dovuto?
E tuttavia, al di là degli aspetti più immediatamente politici, subito segnalati da diversi media dalla Persia alla Gran Bretagna; e anche al netto di quelli che hanno a che fare con lo stile delle relazioni internazionali, il bacio della mano segnala un´indubbio cambio di marcia rispetto alla "diplomazia della pacca sulla spalla". Se i leader delle nazioni si vogliono bene tra loro, era l´idea, il beneficio di questa amicizia fra capi si sarebbe ripartito sui loro rispettivi cittadini - ed era una teoria forse semplicistica, ma con un fondo di realtà. Però: non si configura adesso, il bacio della mano, come un segno di impari, macroscopica e spropositata venerazione? Già discutibile con il Papa, lo è ancora di più con Gheddafi.
Nel frattempo, l´evoluzione delle forme del potere ritorna speditamente all´indietro: a un futuro remoto, a uno sviluppo senza progresso.