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 2010  marzo 31 Mercoledì calendario

ALLARME PER LA DOMUS AUREA CROLLA LA VOLTA DI UNA GALLERIA - ROMA

Un rumore sordo, un boato che ha squassato i giardini di Colle Oppio. E una valanga di terra è venuta giù di schianto nella galleria numero 15 del complesso della Domus Aurea, la principesca dimora voluta da Nerone e sovrastata dalle Terme della damnatio memoriae dell´imperatore incendiario voluta da Traiano. Tragedia sfiorata alle 9,29 di ieri mattina, perché il giardino degli anni Venti piantato sopra i resti antichi è aperto al pubblico e frequentato da una folla eterogenea che va dai clochard alle mamme con i bambini. Non basta: la galleria crollata (fa notare l´Associazione nazionale archeologi) era adibita a deposito di marmi antichi schedati dagli esperti e a laboratorio per gli studenti della Sapienza.
Un episodio inquietante, spia del fragile stato di salute di molti gioielli architettonici di Roma: dalla domus tiberiana sul Palatino, agli acquedotti Claudio e Felice, alle Mura Aureliane, che ieri hanno registrato un ennesimo distacco di mattoni all´altezza dell´Arco di via Nola. L´allarme è lanciato dal Fondo ambiente italiano: «Il crollo alla Domus Aurea sottolinea il gravissimo problema di mancanza di risorse e di personale» dichiara la presidente Ilaria Borletti. «In Italia - ricorda - la cifra destinata dallo Stato ai Beni Culturali corrisponde appena allo 0.28% del bilancio statale».
Per il restauro della galleria crollata, elemento delle fondamenta addossate dagli architetti di Traiano a ciò che restava della dimora di Nerone, si parla di una spesa di 800mila euro. Non si sa da quale fondo verranno prelevati. Forse dai due milioni messi da parte per la salvaguardia del primo lotto della "Casa dorata" vera e propria, quella con la sala ottagona e le altre principesche sale le cui volte sono imbevute dell´acqua piovana che i giardinetti non drenano. Lavori urgentissimi, tanto che nel 2006, un anno dopo la chiusura al pubblico per pericolo crolli, fu nominato un commissario straordinario, Luciano Marchetti. «C´è pericolo di altri crolli, anche immediati. E per mettere tutto in sicurezza ci servono circa 10 milioni - spiega l´ingegnere - ma se i lavori non sono ancora partiti dipende anche dal fatto che il Comune non ci ha ancora consegnato le aree sovrastanti».
Al Campidoglio spetta la cura dei giardini, allo Stato quella della Domus che sta di sotto. E su quel limite di terra inzuppata d´acqua va avanti da anni il palleggio delle responsabilità sullo stato di incuria di questa meraviglia dell´arte romana.
Quello di ieri mattina è il più grave smottamento, negli ultimi cinquant´anni, all´interno del complesso, un sito archeologico ad altissimo rischio. «Il problema è la natura stessa del terreno, che, anno dopo anno, si impregna d´acqua con le piogge e aumenta la pressione sulle volte - spiega l´architetto della Soprintendenza Antonello Vodret - anche le radici degli alberi possono avere un ruolo nel rendere le gallerie più instabili». Le volte della galleria crollata sono pavimentate a mattoni e, spesso, ricoperte d´intonaco ma non sono abbellite - come quelle di Nerone - da alcun fregio, decorazione o mosaico. L´altezza da terra è di circa 11 metri. La galleria numero 15 si inoltra per circa 100 metri quadrati di cui una sessantina sono stati interessati dal crollo. «Lo squarcio nel fianco del complesso - rivela Vodret - sta immettendo nel cuore della Domus un vento caldo che altera il microclima e mette a repentaglio la già precaria salute degli affreschi».
I vigili del fuoco hanno messo in sicurezza l´area e sbarrato l´accesso ai giardini soprastanti, molto frequentati anche dai turisti che fanno una pausa sulle panchine dopo la visita al Colosseo. «Collaboreremo con la massima sollecitudine» ha assicurato il sindaco Gianni Alemanno durante un sopralluogo: «Più risorse arriveranno, anche dagli sponsor, e più l´intervento sarà ampio». Sul posto è arrivato ieri anche il ministro per i Beni Culturali, Sandro Bondi: «Sono preoccupato: abbiamo fondi ragguardevoli e questo episodio può indicare al governo che ci vuole un piano straordinario per salvaguardare il patrimonio storico del Paese - ha spiegato Bondi - soprattutto quello di Roma».