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 2010  marzo 31 Mercoledì calendario

RAPINE ALLE TRANS, RICATTI E SPACCIO DI DROGA "QUEL MARESCIALLO ERA A CAPO DI UNA GANG" - ROMA

Ai suoi avvocati, che ha incontrato ieri nel carcere di Bari e che lo difenderanno nell´interrogatorio di garanzia fissato per questa mattina alle 9, il maresciallo dei carabinieri Nicola Testini ha ripetuto di essere innocente. E i suoi avvocati, Valerio Spigarelli e Marina Lo Faro, liquidano ora l´ordinanza che accusa il militare dell´omicidio del "pusher" Gianguarino Cafasso e riscrive il canovaccio dell´affaire Marrazzo come un pasticcio. «In quelle carte non viene dimostrato nulla. Si tratta di una sommatoria confusa di elementi discutibili. L´accusa di omicidio si realizza dando per scontate troppe cose. Testini è innocente e bisogna ripeterlo nel modo più netto».
Sarà. un fatto che le domande che la nuova ordinanza del gip Renato Laviola pone a Testini sono molte, come i fatti di cui dà conto. E al di là della valutazione penale che avrà la circostanza accreditata dalla testimonianza (per altro riscontrata) della trans Jennifer che a consegnare lo "speedball" letale a Gianguarino Cafasso fu proprio il maresciallo (scrive il gip: «ipotesi meno gravi dell´omicidio volontario, quali una condotta sorretta da dolo eventuale o la morte quale conseguenza non voluta di un reato, potranno essere più compiutamente esaminate concluse le indagini»), resta la cornice in cui quell´omicidio matura. Nella ricostruzione che ne danno il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli, la vicenda di via Gradoli è l´incidente di percorso che svela un «sistema». Peggio, «un´associazione a delinquere» in uniforme. Che usa «con sconcertante spregiudicatezza e determinazione» la sua forza di intimidazione, «le notizie acquisite in ragione della propria funzione», per commettere rapine, agevolare lo spaccio di pusher come Cafasso, per ricattare indistintamente i primi e gli ultimi della terra. Un governatore come un tossico o una trans. Ripulendo il primo di qualche decina di migliaia di euro e i secondi di un telefonino, un iPod, una playstation, un orologio, una boccetta di profumo. Nella consapevolezza, o quantomeno nella colpevole distrazione, della catena gerarchica.
Si sa infatti ora ("Repubblica" ne ha dato conto ieri) che l´Arma conosceva almeno dal 2008 le inclinazioni sessuali di Piero Marrazzo. Ma chi ne era al corrente? E che uso fece di quell´informazione? L´ordinanza del gip accoglie la ricostruzione della Procura. Che è questa. Interrogato, il comandante del Nucleo operativo della compagnia carabinieri Trionfale, il tenente Gianbattista Fumarola, racconta di aver saputo delle frequentazioni del governatore alla fine del 2008, quando ad informarlo è il maresciallo Testini che dal tenente dipendeva gerarchicamente. Fumarola sostiene di non aver condiviso quell´informazione con nessuno. Curiosamente, neppure con il maggiore Valerio Liberatori, comandante della Compagnia.
La storiella non convince i pm, che insistono. E allora, arriva una spiegazione che Fumarola aveva messo già per iscritto in una relazione chiesta dal comandante provinciale dei carabinieri, il generale Vittorio Tomasone, nell´indagine disciplinare avviata nell´ottobre 2009, subito dopo l´arresto di Testini, Tagliente, Simeone e Tamburrino. Una spiegazione che suona così: «Ho ritenuto di non dover condividere l´informazione che riguardava le frequentazioni di Marrazzo perché la circostanza non configurava reati. Mi limitai a chiedere a Testini di tenermi aggiornato. Ma siccome lui venne dopo poco distaccato in Puglia, la questione finì lì». I pm, ancora oggi, non sembrano convinti delle parole del tenente. un fatto che sia Fumarola che Liberatori siano stati trasferiti dall´Arma ad altro incarico. un fatto – e l´ordinanza ne dà conto – che mentre dei due ufficiali, uno «lascia cadere» e l´altro addirittura ignora il segreto di Marrazzo, la «squadretta» della Compagnia Trionfale si metta al lavoro sul ricatto che deve stritolare il governatore e contestualmente si abbandoni a ogni genere di infedeltà.
Scrive il gip: «Il 9 luglio 2009, il carabiniere Carlo Tagliente, perquisiva illegalmente l´abitazione di Alexandre Gomes Dos Santos, detta Rachel, impossessandosi di un computer portatile e 15 confezioni di profumo». «Il 31 luglio 2009, i carabinieri Testini, Tagliente e Simeone, con violenza e minaccia, perquisivano illegalmente l´abitazione di Domingo Perez, impossessandosi di un cellulare nuovo, marca Samsung, di un orologio, marca Citizen, e di un iPod». «Fino al settembre del 2009, Testini, Simeone e Tagliente consentivano a Gianguarino Cafasso di svolgere attività abituali di spaccio di sostanze stupefacenti. Che, anzi, promuovevano, tacendole all´autorità giudiziaria, anche al fine di commettere reati di rapina». Del resto, a giudizio della Procura, i tre – Testini, Tagliente e Simeone – o quantomeno i primi due a cui si aggregherebbe in corsa il terzo, non suono nuovi al genere. «Il 4 agosto del 2004, Testini e Tagliente costringevano, minacciandolo di arresto, tale Emiliano Mercuri a procurarsi e collocare 6,252 grammi di cocaina sotto la targa anteriore dell´autovettura condotta da Giuseppe Genco. Persona del tutto estranea ai fatti e che tuttavia per questo reato verrà fermato e condannato, per altro accusato falsamente di aver detenuto 24 involucri di cocaina». «Nel 2007, Testini e Tagliente perquisivano illegalmente Silvio Da Costa Sylva, detta Silvia, sottraendole 6 mila euro, due cellulari e una playstation. Nonché 700 euro al cliente che era con lei». «Nell´estate del 2007, Tagliente e Testini perquisivano illegalmente Amanda Mendoza e Inbika Fernando Wattage Mahes, sottraendogli 700 euro, un monile in oro, un telefono Motorola e alcune confezioni di profumo. Circostanza, questa, confermata anche dalla teste Brenda (due anni dopo, nel 2009, Mahes sarà nuovamente vittima di una "perquisizione". E questa volta il bottino sarà di 1.500 euro, un cellulare Motorola, una scheda telefonica, un computer, due confezioni di profumo e una catenina d´oro)».
Per tornare alle parole degli avvocati di Testini, saranno pure «circostanze confuse», ma forse meritano qualche spiegazione. Come pure meritano risposta alcune domande sulla morte di Cafasso. Perché la mattina del 12 settembre 2009, come documentano i tabulati telefonici, la trans Jennifer nel constatare la morte del pusher ritiene che la persona da avvertire sia il maresciallo? Perché il maresciallo, il 9 luglio 2009, per contattare il fotografo Fabrizio Corona (che pure dice di non ricordare di aver trattato il video di Marrazzo) utilizza un cellulare con sim intestata a un cittadino rumeno? E perché, la notte dell´11 settembre 2009, il maresciallo ritiene di dover fare il narcotest alla dose letale che sta per consegnare a Cafasso?